
La carta d’identità non mente. O forse sì. Difficile a dirsi, visto che quel giovanotto classe ’82 continua a giocare a divertirsi come un ragazzino. Francesco Palatrasio incarna l’essenza più pura del calcio dilettantistico, quello che ci fa battere forte il cuore, e a 43 anni non ha intenzione di smettere. E perché dovrebbe? Certo, gamba e fiato non sono più quelli di un tempo, ma finché la passione arde e i risultati arrivano… avanti tutta!
In una piazza come Varano Borghi, poi, è difficile non trovare stimoli e il capitano rosanero (uno che qualche campionato l’ha vinto) si gode giustamente un super inizio di stagione da parte della sua squadra: un pareggio e tre vittorie che valgono l’attuale secondo posto in solitaria a -2 dalla corazzata Valcuviana (frutto anche del clamoroso 3-2 sul Caravate al 93’). Un avvio stellare che non oscura però l’obiettivo primario della salvezza, aspetto costantemente rimarcato, per una squadra che si è affacciata in Seconda Categoria con in primis la voglia di divertirsi.
“È quello che faccio ogni giorno – esordisce con un sorriso spontaneo Francesco Palatrasio – perché se sono ancora qui è solo merito di un gruppo fantastico che mi porto dietro da cinque o sei anni, prima a Brebbia e ora a Varano. Siamo 7/8 matti, in senso buono ovviamente (ride, ndr), uniti dentro e fuori dal campo: io e Paolo Mattioni, in particolare, riusciamo a darci enormi stimoli a vicenda. Qui a Varano, poi, abbiamo trovato un ambiente fantastico e vogliamo dare tutto ciò che abbiamo per questa squadra”.
Esperienza fuori categoria, hai vinto tanto in passato e hai inevitabilmente un peso specifico non indifferente in spogliatoio. Cosa rappresenta per te questa piazza?
“È una piazza bellissima perché si lavora bene, senza pressioni o aspettative che tolgono serenità. Qui si è costruito qualcosa anno dopo anno, con calma e costanza, e i risultati si vedono. L’ambiente è davvero positivo e poi abbiamo un seguito di pubblico semplicemente clamoroso”.

Giustamente li hai citati: avete una tifoseria pazzesca per la categoria. Quanto contano in campo?
“Tantissimo. Ci seguono ovunque, anche nei campi più lontani, e ci caricano un sacco. Sono uno stimolo enorme, soprattutto nei momenti più difficili. Domenica scorsa, al gol del 93’, è scoppiato un inferno… una roba da brividi”.

Inizio di campionato super: ve lo aspettavate?
“Onestamente no. La squadra è stata pensata per fare un buon campionato, ma soprattutto per conquistare la salvezza. È un gruppo costruito sull’amicizia più che sull’aspetto puramente di campo, siamo a tutti gli effetti una famiglia prima che una squadra. Questo spirito ci accompagna sempre, anche quando cerchiamo nuovi giocatori: prima viene il legame umano, poi quello calcistico. Stiamo facendo bene, ma piedi saldamente a terra”.
Queste vittorie vi stanno però dando consapevolezza. State iniziando a pensare a qualcosa in più?
“No, ci sarà solo da sudare. Il Girone X di quest’anno è davvero tosto: ci sono squadre forti, organizzate, abituate alla categoria. Penso a Buguggiate, Tre Valli, Cuassese solo per citarne alcune… sarà una bella stagione, ma noi continuiamo con il nostro spirito. Le neopromosse, come noi, stanno dimostrando di potersela giocare e daranno fastidio a tutti. L’importante è fare punti adesso perché, si sa, il girone di ritorno è sempre un altro campionato”.
Domenica sarete a Caronno contro un’altra squadra di categoria che è partita con il freno a mano tirato. Che gara ti aspetti?
“Molto difficile. Conosco almeno 3-4 giocatori degli Eagles, so che sono forti e che la squadra è ben organizzata. A maggior ragione sul loro campo sarà dura, ma ci stiamo preparando al meglio. Daremo tutto”.

Qual è il vero punto di forza del Varano?
“Il fatto di non mollare mai. Ce lo portiamo dietro da sempre ed è anche merito del nostro mister Di Mauro, tecnico eccezionale che ce lo ripete ogni giorno lavorando tantissimo sull’aspetto mentale. Anche quando andiamo sotto, a prescindere dalle difficoltà troviamo la forza di reagire: fa parte del nostro DNA. E la vittoria sul Caravate lo dimostra”.
E tu… cosa ti senti ancora di poter dare?
“Ogni anno dico che sarà l’ultimo, ma ormai lo ripeto da sei o sette stagioni (ride, ndr)! È lo spirito che c’è qui dentro che mi tiene ancora in campo: il gruppo, lo spogliatoio, i rapporti fuori dal campo, tutto questo mi spinge a non mollare. Sicuramente in allenamento e in partita devo gestirmi un po’ di più, ma so di poter dare ancora qualcosa, soprattutto a livello di esperienza. E finché resisto… io continuo!”.
Matteo Carraro





























