Gli Skorpions Varese non potevano scegliere un profilo qualsiasi per sostituire un allenatore del calibro di Nick Holt. Parliamo di un tecnico che, fin dal suo arrivo, ha completamente cambiato il modus operandi in campo e fuori di quelle che era una bellissima realtà provinciale trasformando Varese in una piazza affermata e rispettata all’interno del panorama del football italiano. Quattro anni intensi (da ricordare il trionfo del 2022 in Seconda Divisione con la vittoria nel Silver Bowl al Velodromo Vigorelli di Milano) che si sono chiusi con un “arrivederci”, saluto ben diverso dal classico “addio”.

L’operato di Holt non poteva però restare incompiuto e la dirigenza grigiorossa ha optato per un nome tutt’altro che banale: Billy Volek. Il quarterback californiano classe ’78 ha vissuto da protagonista l’NFL per dodici anni indossando le maglie dei Tennessee Titans e dei San Diego Chargers, accumulando un’esperienza senza paragoni nei nostri lidi. Archiviata la carriera da giocatore, Volek ha avviato quella da allenatore in High School finché, tramite suo nipote Calvin Brownholtz (QB grigiorosso due anni fa nonché attuale Offensive Coordinator), è venuto a contatto con il mondo Skorpions… e la scintilla è scattata immediatamente.

“Nel momento in cui mia moglie ha venduto la sua azienda – ci racconta l’ex NFL – si sono venuti a creare i presupposti per il mio arrivo in Italia. Due anni fa ero stato a Varese per vedere una partita di Calvin ed ero subito stato attratto da questi posti meravigliosi. Ora che sto avendo l’opportunità di vivere la città a 360° non mi pento affatto della mia scelta: amo il popolo italiano, in particolar modo i varesini, adoro il cibo e i paesaggi, è bellissimo poter passeggiare al Sacro Monte e ovunque io vada mi sento ben accolto. Nelle mie giornate c’è tanto football, perché sto dedicando tutto me stesso alla causa Skorpions, ma mi piace anche girare in bici e viaggiare tanto”.

Da ex giocatore NFL, qual è il suo ricordo più bello?
“Ovviamente la prima volta che ho iniziato una partita da titolare: era il 14 dicembre 2003 e con i Titans giocavamo in casa ospitando i Buffalo Bills. Ricordo grande emozione, ma soprattutto voglia di mettermi alla prova e dimostrare il mio valore: ho preso dei colpi pazzeschi, credo di essermi incrinato anche un paio di costole (ride, ndr), ma ho giocato veramente bene e siamo riusciti a vincere 28-26 davanti al nostro pubblico. È stato magico”.

Chiaramente il football italiano è ben diverso da quello cui era abituato: come si è inserito in questo contesto?
“Io da buon professionista ho una regola molto semplice: voglio sempre vincere, a prescindere da quale sia il contesto o lo sport praticato. Parliamo di un livello diverso, del resto anche il football in America si è evoluto rispetto a quando giocavo io diventando ad esempio più sicuro, ma le regole non cambiano: basta segnare più degli avversari. Punto sempre al massimo e voglio trasmettere questa cosa alla squadra, insegnando loro il più possibile. In realtà, però, sono loro che stanno insegnando tantissimo a me: negli USA avevo perso la voglia di fare football perché là parliamo ormai di puro business. Qui, invece, ho ritrovato la mia passione: è fantastico vedere questi ragazzi che, dopo una lunghissima giornata di lavoro, vengono al campo con il sorriso sulle labbra per allenarsi e dare tutto. Riescono a trasmettermi un’energia senza precedenti e qui a Varese ho scoperto nuovi stimoli che mi spronano a dare il massimo”.

Stagione molto complicata: all’inizio ci sono stati tanti infortuni, ma ora gli Skorpions sembrano aver trovato la quadra e i risultati stanno arrivando. Come l’ha vissuta?
“Purtroppo gli infortuni fanno parte del gioco e bisogna scenderci a patti. Non è stato facile gestire una situazione del genere perché, per mille motivi, abbiamo perso molti di quelli che erano i nostri giocatori chiave e ciò ha influito su alcuni risultati. Voglio però soffermarmi sul percorso complessivo che la squadra sta compiendo: ogni elemento sta crescendo davvero tanto sia a livello di gioco sia soprattutto a livello mentale. Penso ad esempio alla partita di ritorno contro i Guelfi: malgrado le difficoltà i ragazzi non hanno mollato di un millimetro dando tutto ciò che avevano contro un super avversario riuscendo a segnare 53 punti alla miglior difesa del girone. Al termine di quella partita, nonostante la sconfitta, ero orgoglioso di come avevano approcciato e gestito il match”.

Le ultime vittorie certificano i progressi: ne serve un’altra per andare ai playoff. Quali sono le aspettative in vista del match di domenica contro i Marines Lazio?
“Non dobbiamo farci ingannare dalla loro classifica: è vero che non hanno obiettivi di classifica, ma proprio perché sarà la loro ultima partita in stagione vorranno dare ancor più del massimo. Ho visto la loro sfida contro le Aquile Ferrara e sono rimasto impressionato: hanno sfiorato la vittoria, mettendo in difficoltà gli avversari in ogni zona facendo leva su fisicità e intensità. Anno un ottimo QB e tanti elementi interessanti che possono farci male. Mi aspetto una gara fisica e vincerà chi metterà più agonismo in campo: per noi sarà un banco di prova importantissimo in vista dei playoff, con la consapevolezza che la post-season dovremo guadagnarcela”.

Giochi già chiusi nel Girone A: in caso di vittoria potreste affrontare o i Frogs Legnano o i Panthers Parma.
“Sinceramente non ci ho pensato: il mio unico obiettivo al momento è vincere domenica. Per tutta la mia carriera mi sono sempre e solo concentrato sul prossimo match: rispettiamo enormemente i Marines Lazio e daremo il massimo per batterli. Poi valuteremo il da farsi: ad oggi posso dire che sia Frogs sia Panthers, così come del resto Dolphins Ancona e Guelfi Firenze, sono squadre davvero importanti”.

Focus sul presente, ma so che ci sono già sul tavolo dei discorsi per il futuro…
“Diciamo che mi piacerebbe portare avanti qualcosa di importante qui a Varese: sono rimasto davvero colpito dall’organizzazione della società e soprattutto dalle persone che ne fanno parte. Prima ho parlato di passione: quando ho a che fare con la dirigenza la percepisco sulla mia pelle ed è qualcosa di davvero commovente ed elettrizzante. Lo stesso, lo ripeto, vale per i ragazzi: in qualche modo tutti si stanno prendendo cura di me”.

Come descriverebbe il mondo Skorpions in poche parole?
“Resilienza, tenacia e lealtà. Ho imparato presto la filosofia degli Skorpions: uno scorpione piuttosto che arrendersi preferisce morire combattendo fino alla fine e garantisco che porteremo avanti questa tradizione dando tutto ciò che abbiamo fino al termine della stagione”.

Matteo Carraro
Foto Cinzia Roganti

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