Non mancano le novità alla (quasi) vigilia del debutto stagionale dell’Italia Football League 2. La Seconda Divisione prenderà il via nel weekend tra sabato 22 e domenica 23 febbraio, e i 12 team iscritti stanno completando l’off season per farsi trovare nelle migliori condizioni possibili al debutto. Format pressoché invariato rispetto allo scorso anno (tre gironi da quattro con sfide andata/ritorno più due incontri extra-girone), ma ai nastri di partenza ci sono squadre “inedite” e franchigie che hanno apportato cambiamenti nel roster e in sideline.
Ne sono un esempio i Blue Storms Busto Arsizio che, dopo il battesimo dello scorso anno, si preparano a vivere un’altra stagione di crescita con un filo di ambizione in più. Salutato coach Marco Ferrari (ora nello staff dei Lions Bergamo in IFL), il sodalizio bustocco ha scelto l’esperienza di Andrea De Tomasi. Il nuovo Head Coach si presenta con un palmares che parla da sé, avendo vinto ben quattro campionati italiani e uno europeo, oltre ad essersi laureato campione d’Europa con la maglia della Nazionale. De Tomasi appartiene al football di un’altra epoca, ma ha sempre portato con sé voglia e mentalità, due ingredienti che, uniti ad una crescita tecnica e qualitativa, possono fare la differenza. Proprio ciò che i Blue Storms si augurano.
“Le premesse sono positive – esordisce De Tomasi – ma in un campionato di difficile lettura come l’IFL2 bisognerà aspettare ancora un po’ prima di trarre giudizi precisi sulle forze in gioco. Posso dire di aver trovato un gruppo davvero propositivo: anche quest’anno il roster non sarà lunghissimo, e speriamo che non ci siano infortuni, ma ho subito percepito tanta stima e disponibilità da parte dei ragazzi. Li sto portando a dare tutto quello che hanno e, tenendo ben a mente il livello in cui ci troviamo, ce la giocheremo con tutti”.
Domanda scontata: perché hai accettato l’offerta dei Blue Storms?
“Diciamo che, grazie soprattutto all’ottimo rapporto con Andrea Fimiani e suo papà, con cui ho giocato assieme per tanti anni, mi hanno incastrato (ride, ndr). Scherzi a parte, mi sono avvicinato ai Blue Storms e sono stato contagiato dall’ambiente: ho avuto la possibilità di allenare negli USA, e non farò paragoni che non hanno senso di esistere tra due mondi completamente diversi, ma qui ho trovato dirigenti, allenatori e giocatori che si danno da fare come pazzi. Sono spugne secche che vogliono essere impregnate di tecnica e di sapere; per questo motivo ho voluto mettermi in gioco”.
Qual è la tua filosofia di football?
“Il football moderno è completamente un altro sport rispetto a quando giocavo io, e il cambiamento Ffa riferimento sia alla nostra realtà sia soprattutto a quella Oltreoceano: il gioco è più tecnico, più dinamico e più esplosivo. In Seconda Divisione l’unica cosa che si può fare è lavorare molto sulla tecnica: a quanto ho visto in IFL la situazione non è poi così diversa, ma là ci sono gli americani che fanno la differenza. Non dimentichiamo poi che questi ragazzi non sono professionisti e molti di loro non arrivano da un background giovanile, per cui provo nei limiti del possibile a stimolare la parte più reattiva del cervello, aiutandoli con qualche filmato”.
In campo che squadra vedremo?
“Io lavorerò principalmente sulla linea d’attacco. Sulla gestione della manovra ho piena fiducia nel lavoro di Andrea e dei QB: darò qualche consiglio, ma non voglio intromettermi più di tento; la difesa, invece, ritengo sia un reparto che deve soprattutto far leva sull’istinto, ragion per cui non serve una tecnica così approfondita ma tanta spontaneità. Mi piacerebbe avere una squadra che sappia adattarsi a tutte le dinamiche di gioco: studieremo il nostro playbook, sempre sperando che non ci siano infortuni”.
Facendo leva anche sulla tua esperienza da giocatore, come si vince?
“L’ingrediente principale è il rispetto reciproco. Se sei più forte, ma arrivi in ritardo ad ogni allenamento, come puoi giocare guardando in faccia chi invece, pur essendo meno forte, si sbatte ogni giorno? Bisogna essere un gruppo, diventare un muro inscalfibile: se ci sono individualità non vai da nessuna parte. Fin qui, però, ho avuto ottime risposte e, per essere la mia prima esperienza in Italia dopo tre anni di High School a Miami, sono davvero fiducioso”.
A proposito del De Tomasi giocatore, qual è il ricordo cui sei più affezionato?
“Ovviamente è sempre bello vincere e ogni successo lascia una splendida emozione, ma l’orgoglio più grande è aver ricevuto una lettera dai Dallas Cowboy: dopo aver vinto l’Italian Bowl nell’84 sono stato chiamato per un tryout. Ovviamente non sono andato perché, come mi disse il mio mentore, sarei stato carne da macello per gli americani e sarei tornato in un sacco nero (ride, ndr), ma quella chiamata mi ha davvero tolto il fiato e la lettera ce l’ho ancora incorniciata a casa”.
Matteo Carraro