
Dietro ogni parata c’è un gesto tecnico, ma dietro ogni gesto c’è un mondo. Carmine Sorrentino – preparatore dei portieri, docente, autore e formatore – è una di quelle figure che vivono il ruolo dell’estremo difensore come una missione educativa e sportiva. Con una carriera solida alle spalle e una tesi di laurea magistrale che analizza in profondità lo sviluppo del portiere a partire dalla base motoria, ci accompagna in un viaggio affascinante dentro una posizione tanto decisiva.
In questa intervista, racconta come si forma un portiere moderno, cosa significa davvero lavorare sul campo con i giovani e perché la figura del preparatore dei portieri oggi non è più un supporto, ma un riferimento tecnico e umano imprescindibile.
Carmine, nel tuo percorso formativo e professionale emerge una dedizione autentica per il ruolo del portiere. Quando hai capito che sarebbe diventato il centro del tuo lavoro?
“Tutto e nato da bambino. Difendere la porta mi dava un senso di responsabilità e appartenenza. Crescendo, quel sentimento si e trasformato in passione, poi in studio, poi ancora in metodo. Oggi, come preparatore, trasferisco ai giovani ciò che ho imparato sul campo e nei libri. Il portiere non è solo chi para: è un leader silenzioso, un osservatore privilegiato, il primo regista della squadra moderna”.
La figura del portiere è cambiata moltissimo. Cosa rende il portiere moderno così diverso da quello di qualche decennio fa?
“Il portiere di oggi non è più un semplice guardiano. È un giocatore a tutti gli effetti, partecipe nella costruzione del gioco e nel pressing difensivo. L’introduzione del gioco con i piedi, delle uscite alte, del controllo dello spazio hanno trasformato il portiere in un “portiere libero”. La preparazione tecnica, fisica e mentale dev’essere completa e personalizzata”.
Quanto è importante lavorare sulle capacita motorie nelle categorie di base?
“Conta tutto. Senza una solida base senso-motoria, un portiere non potrà mai diventare efficace nelle categorie superiori. La costruzione dei prerequisiti è fondamentale: coordinazione, equilibrio, reattività, percezione spaziale. Allenare queste qualità attraverso il gioco è fondamentale, perché il gioco è il primo grande maestro”
Il preparatore dei portieri oggi è diventato una figura centrale nello staff tecnico. Qual è la sua vera importanza?
“Oggi il preparatore è un tecnico specializzato che lavora in stretta sinergia con lo staff. Deve conoscere le fasi evolutivi, saper leggere la psicologia del giovane atleta, organizzare micro-cicli su misura. È una figura chiave, io stesso continuo ad aggiornarmi costantemente perché il nostro compito non è solo formare atleti, ma persone”
Che ruolo gioca la motivazione in un giovane portiere?
“Fondamentale. Senza motivazione interna, non c’è crescita. I ragazzi devono sentire il gusto della sfida e la gioia dell’apprendimento. Il mio obiettivo è renderli autonomi e resilienti. Successo e insuccesso devono essere interpretati in modo costruttivo: l’uno come crescita, l’altro come occasione”.
Come si può lavorare sulla comunicazione tra portiere e difesa?
“La comunicazione è fondamentale: il portiere è il primo a vedere tutto il campo e deve saper guidare la difesa. Lavoro molto su esercizi che simulano situazioni di gioco reali, dove il portiere deve impartire ordini chiari e decisi. Inoltre, è importante costruire un rapporto di fiducia e collaborazione con i difensori, perché senza sintonia anche il miglior portiere può essere messo in difficoltà”.
Quanto incide una corretta pianificazione sull’aspetto infortunistico?
“Incide tantissimo. Il portiere e soggetto a traumi specifici. Il lavoro propriocettivo, la mobilita articolare, il riscaldamento corretto e la gestione dei carichi fanno la differenza. Non dimentichiamoci fase post-allenamento, che spesso e trascurata”.
Come strutturi una settimana tipo per i portieri Under 14-15?
“Ogni seduta parte da obiettivi precisi: una settimana-tipo prevede tre sedute specifiche, con focus su tecnica di base, tattica situazionale, rapidità e coordinazione. Inserisco anche giochi a tema per sviluppare la decisione sotto pressione. Ogni esercizio ha un senso, un perché la casualità non fa parte della metodologia professionale”.
Come vedi il futuro del ruolo del portiere?
“Il portiere sarà sempre più centrale. Vedo un futuro fatto di specializzazione fin da piccoli, ma senza bruciare le tappe. Serviranno figure sempre più preparate e una cultura sportiva che metta al centro lo sviluppo umano. Il portiere del futuro dovrà essere tecnico, stratega, psicologo e atleta”.
Come influisce la tecnologia nel lavoro quotidiano del preparatore dei portieri?
“La tecnologia ha rivoluzionato il nostro lavoro. Videoanalisi, sensori di movimento e software specifici ci permettono di studiare ogni gesto tecnico in modo dettagliato. Questo aiuta a correggere errori, monitorare i progressi e personalizzare gli allenamenti. Tuttavia, la tecnologia deve essere uno strumento al servizio dell’allenatore, non un sostituto dell’esperienza umana”.
Carmine, come vivi il cambiamento generazionale attuale nel mondo del calcio giovanile? Ci sono fattori che, a tuo avviso, influiscono negativamente sui ragazzi?
“Il cambiamento generazionale è inevitabile e porta con sé nuove sfide. Oggi i ragazzi sono cresciuti in un mondo molto diverso dal passato, con una maggiore esposizione alla tecnologia e ai social media, che spesso possono distrarre e generare pressioni non sempre positive. Questo influisce sulla concentrazione, sulla gestione delle emozioni e sulla capacità di costruire rapporti umani autentici. Inoltre, l’eccesso di aspettative e la cultura del risultato immediato rischiano di soffocare la naturale voglia di imparare e divertirsi. Come preparatori, il nostro compito è aiutare i giovani a ritrovare il giusto equilibrio, a sviluppare non solo le abilità tecniche, ma anche una sana resilienza mentale e valori solidi che li accompagnino nella crescita sportiva e personale”.
Nel salutare Carmine Sorrentino, vogliamo ringraziarlo per aver condiviso con noi non solo conoscenze e competenze tecniche, ma anche una visione chiara, autentica e profonda del ruolo del portiere nel calcio moderno. Le sue parole raccontano un mestiere fatto di dettagli invisibili, silenzi pesanti e responsabilità silenziose, ma anche di orgoglio, disciplina e passione. Ringraziamo anche tutti coloro che ogni giorno lavorano dietro le quinte del calcio giovanile: preparatori, tecnici, dirigenti e famiglie. Perché è lì, lontano dai riflettori, che nascono i veri numeri 1. “Desidero ringraziare la redazione per l’opportunità concessami di raccontare il mio percorso e la mia visione del ruolo del portiere. Spazi come questo, che danno voce a chi lavora ogni giorno sul campo, sono fondamentali per far crescere una cultura sportiva più consapevole, attenta e profonda. Grazie davvero per aver scelto di dare valore anche a ciò che spesso resta dietro le quinte“.
Redazione
Bellissimo intervista, complimenti!
Grande Mister, sempre il numero 1
Articolo molto interessante. È la prima volta che mi cimento in una lettura del genere e devo ammettere che questa figura può rivelarsi di vitale importanza per tutti i portieri del mondo.
Grazie, Varese Sport!
Ho avuto il piacere di conoscere Carmine, un ragazzo preparatissimo, ma in primis una persona SPETTACOLARE.