
Sette giornate sono passate. Un numero sufficiente per iniziare a tracciare le prime linee di bilancio, senza bisogno di elargire sentenze ma con l’urgenza di leggere i segnali. Il Varese 2025/26, con i suoi 13 punti conquistati (frutto di 4 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte), galleggia in quinta posizione in un Girone A che, rispetto a quello dell’anno scorso, si è ristretto nel numero delle partecipanti (da 20 a 18) ma, sulla carta, è cresciuto in termini di equilibrio e competitività. In testa c’è il Vado con 19 punti, seguito da Chisola (17), Ligorna (15), Sestri Levante (13) e poi, appunto, i biancorossi.
Un anno fa, dopo lo stesso numero di giornate, il Varese ne aveva 15 (12 negli almanacchi di storia dato che non vengono considerati i tre punti ottenuti sull’Albenga, poi estromesso dal campionato). Più punti, più gol segnati (15 contro 8), uno in più subito (9 contro 8), una conseguente miglior differenza reti (+6 relazionata allo 0 di quest’anno), e un quarto posto a -1 dalla vetta (in compagnia del Ligorna), occupata in sinergia da Bra e Lavagnese. Ma in un contesto diverso: il girone era più ampio, con più partite infrasettimanali (ben due già disputate entro la settima giornata) e meno equilibrio tra le big e le altre. Un dettaglio non banale.
Similitudini e differenze
Il raffronto tra le due partenze restituisce un’immagine ambigua. Il Varese di oggi, guidato da mister Ciceri e dal ds Battaglino, appare solido nel progetto a lungo termine, ma ancora incompiuto sul campo. Le due sconfitte recenti contro Biellese (0-1 in casa) e Ligorna (4-0 in trasferta) hanno riacceso interrogativi mai sopiti. Il potenziale c’è, ma fatica a trovare costanza e incisività. L’anno scorso, sotto la gestione Floris-Montanaro, l’obiettivo era dichiarato: riportare il Varese tra i professionisti. Le cose non andarono come preventivato e, tra le complicazioni dell’epoca, l’estromissione dell’Albenga dal campionato fu la mazzata definitiva. Un colpo durissimo, non tanto per la perdita di sei punti (anche le altre squadre persero i punti conquistati contro i liguri) quanto per il momento in cui arrivò, nel pieno della crisi biancorossa post Saluzzo (28^ giornata, 16 febbraio). Quel trauma spezzò il ritmo del Varese e fu l’inizio della discesa. Quest’anno regna invece una maggiore prudenza comunicativa: si parla di alta classifica, non di promozione diretta. Un cambio di tono che racconta, indirettamente, anche una diversa percezione della rosa a disposizione.
Spettri del passato
La parabola recente del Varese 2025/26 ha però alcuni tratti che ricordano fin troppo quella dello scorso anno. Alla quinta giornata, i biancorossi hanno vinto 2-1 sul campo del Club Milano dominando per lunghi tratti, ma soffrendo inspiegabilmente nel finale. Poi, il tonfo interno contro la Biellese e la debacle di Genova contro il Ligorna. Ora all’orizzonte c’è la sfida casalinga con la NovaRomentin (lontana parente della bella squadra dell’anno scorso) e subito dopo la trasferta per il big match di Vado.
Curiosamente, anche un anno fa il Varese arrivava alla sfida col Vado in un momento di incertezza. Dopo il dominio sul campo del Borgaro Nobis (anche in quel caso vittoria per 2-1 che non restituisce il reale andamento del match), il Varese incappò nelle prime due sconfitte stagionali (il Saluzzo s’impose 2-1 all’Ossola e, nella successiva sfida verità, i biancorossi ad Asti disputarono una delle peggiori prestazioni stagionali cadendo 1-0); la vittoria sul Derthona (2-0) riportò enfasi in vista della sfida di Vado che si concluse con un 1-1 che andò di fatto a scontentare tutti. Da lì il Varese riprese il suo andamento singhiozzante senza mai riuscire a trovare la giusta continuità (se non nel mese di gennaio) che portò alla debacle a cavallo di febbraio/marzo con tutto quello che ne conseguì.
La via d’uscita
Oggi la situazione non è compromessa, ma il margine d’errore è ridotto praticamente a zero. Il Vado sembra in grado di replicare, se non superare, il percorso brillante del Bra della scorsa stagione, e il gruppo di testa non aspetta nessuno. A Varese lo sanno bene: serve una svolta. Anzi, serviva già domenica scorsa e, a maggior ragione, servirà domenica prossima contro la NovaRomentin (avversario per certi versi accomunabile al Derthona dello scorso anno). Dirigenza, staff e giocatori biancorossi ne sono ben consapevoli: a Genova sia Ciceri che Battaglino hanno professato la volontà di procedere con “poche parole e tanto lavoro”.
La settimana alle Bustecche sta procedendo proprio in tal senso. Il Varese resta una squadra con un’identità da completare, ma anche con margini di crescita evidenti. Le prime sette giornate non hanno condannato nessuno, ma hanno detto chiaramente una cosa: il tempo delle prove generali sta per finire. Perché la storia, a volte, non aspetta. E i fantasmi del passato, se non vengono scacciati per tempo, tornano sempre.
Matteo Carraro

























