
Quella del Varese rischia di essere ricordata la stagione dei “doveva” e dei “poteva”, termini che confluiscono in un’unica grande e dolorosa verità: quella 2024/25 sarà etichettata come la stagione del “non è stato”. Il sesto posto finale dei biancorossi nel Girone A di Serie D con 62 punti, 47 gol fatti (55, considerando il parziale di 8-0 con l’Albenga escluso dal campionato) e 34 subiti, certifica il fallimento sportivo di un progetto che avrebbe dovuto condurre il Varese in Serie C. Professionismo cui è invece approdato il Bra, dal quale i biancorossi pagano un umiliante -16 a fine campionato.
La bocciatura a livello sportivo (5.5 nel nostro Pagellone del Girone A) non esclude i tanti risvolti positivi che hanno accompagnato quest’annata (e più in generale l’ultimo periodo) e che sono ad esempio riscontrabili nelle valutazioni dei singoli interpreti. Sarebbe facile, visto l’esito, stroncare anche tutta la squadra; ben più difficile provare ad analizzare lucidamente (e in prospettiva) il rendimento di ogni giocatore in relazione anche a quelle che erano le aspettative individuali; e in tal senso non mancheranno parecchie promozioni. Le troppe reti al passivo, ad esempio, potrebbero far pensare ad una tenuta disastrosa della difesa; bisogna però ricordare che tutta la squadra contribuisce alla fase difensiva e il solo pacchetto arretrato non può fare miracoli. Fatta questa doverosa premessa, spazio al nostro consueto Pagellone di fine stagione. Dopo aver parlato di portieri e difensori, quest’oggi tocca a centrocampisti e attaccanti; domani chiuderemo con staff e dirigenza.
CENTROCAMPISTI

Niccolò Stampi 7
12 presenze (11 da titolare). L’infortunio del 17 novembre lo ha messo ai box per tutta la stagione: il giudizio non può che essere identico a quello invernale. Talento cristallino e come i cristalli più pregiati il rischio “rottura” è alto. Il crack di Lavagna è riecheggiato a lungo nelle orecchie dei tifosi biancorossi e quello del classe ’05 è rapidamente diventato uno degli infortuni più pesanti nell’economia della stagione varesina. Zero gol nelle dodici apparizioni, ma assist preziosi e giocate sopraffine non sono mai mancate, risultando spesso decisive nelle situazioni più ingarbugliate. Senza il suo estro il Varese ha inevitabilmente perso tantissimo. Swarovski

Paolo Valagussa 7
34 presenze (33 da titolare), 5 gol. L’unica partita in cui non ha (inspiegabilmente) cominciato dall’inizio è stata quella di Saluzzo. E tutti sanno il peso specifico (negativo, ovviamente) che ha avuto quella sconfitta sul campionato del Varese. Detto questo, in un reparto evidentemente inadatto a portare sulle sue spalle una squadra ambiziosa come il Varese, ha avuto modo di spiccare: cinque reti (potevano essere di più) e tanta sostanza. Sovraccaricato di lavoro nel girone d’andata, ha logicamente pagato nel girone di ritorno e la sua assenza nel finale di stagione si è fatta sentire. Eclettico

Zakaria Daqoune 6.5
37 presenze (33 da titolare). Con il senno di poi andavano forse ridimensionate le aspettative: chi si aspettava un giocatore totale era completamente fuori target. Il classe ’00 è il classico “medianaccio” vecchio stile, da cui non si può pretendere la giocata che possa cambiare il match; detto questo, al netto di un campionato in fase calante (senza più stimoli sono emerse forse alcune pecche a livello mentale), ha sempre fatto il suo spiccando soprattutto in fase di interdizione e lavoro sporco; anche perché la fase di impostazione non fa per lui. In una squadra competa, comunque, serve anche gente capace di far legna. Semplicistico

Paolo De Angelis 6.5
14 presenze (8 da titolare). Per alcuni il voto potrebbe sembrare alto, ma bisogna sempre considerare le aspettative: nessuno chiedeva al classe 2005 di trascinare il Varese (non era certo suo compito), eppure non ha mai sfigurato dando il suo contributo alla causa biancorossa. Anzi, in alcuni frangenti è stato determinante e in campo era tra quelli che metteva più intensità. Ottime notizie per un giovane che avrà modo di farsi conoscere. Quadrato

Andrea Malinverno 6.5
15 presenze (3 da titolare), un gol. Non sarà esteticamente perfetto, non avrà qualità tecniche esagerate, ma ha un grande cuore: ciò che in una squadra come Varese è indispensabile. Simbolo di varesinità, perfettamente conscio del suo ruolo: sempre con il sorriso sulle labbra, determinato tanto in allenamento quanto in partita. Quando chiamato in causa risponde sempre e chiude la stagione con un gol, al Borgaro Nobis, quando ancora si pensava che la stagione potesse seguire gli auspici dell’estate. Braveheart

Pietro Marangon 6.5
14 presenze (9 da titolare), un gol. Il figlio di Varese ha vissuto un magic moment in avvio del girone di ritorno: le esigenze under hanno portato Floris ha dargli fiducia e lui ha ampiamente ripagato. Non è un caso che il mese di gennaio sia coinciso con un’impressionante serie di risultati utili consecutivi: partite in cui non ha mai sfigurato, anche se resterà il rimpianto per quel gol (bellissimo) di Albisola che non comparirà negli almanacchi sportivi. Poi è uscito dai radar (difficile capire il perché) e si è rivisto solo nel finale con Unhgero, mettendo in campo la solita verve. Rampante

Mattia Piccioli 5.5
10 presenze (5 da titolare). Catapultato in una realtà più grande di lui, il classe 2005 ci ha messo tutto l’impegno del mondo ma non sempre è riuscito a tener botta: i dieci gettoni stagionali gli sono serviti per maturare esperienza, e non sono mancati spunti positivi, ma quanto fatto vedere non basta per raggiungere la sufficienza. Maturando

Bilario Azizi 5
10 presenze (4 da titolare). Venduto già prima di metà stagione, giudizio che ovviamente non cambia rispetto allo scorso inverno. Ci si aspettava ben altro contributo dal classe ’04 che non è mai riuscito a farsi valere nel centrocampo biancorosso né come play né come mezzala. E per le sue qualità questo è un malus non da poco. I feeling a Varese non è mai sbocciato e la separazione è stata inevitabile. Incompatibile

Giuseppe D’Iglio 5
18 presenze (12 da titolare). In inverno lo avevamo definito come il grande rimpianto; a maggior ragione lo dobbiamo fare ora. Purtroppo, per mille motivi, il play classe ’92 non ha mai minimamente reso per ciò che ci si aspettava da lui: doveva avere la squadra in mano e, invece, non è mai riuscito a prendersi le luci della ribalta. Sicuramente gli infortuni hanno influito, ma non giustificano il rendimento di un giocatore del genere. Anonimo

Matteo Maccioni 5
31 presenze (18 da titolare). Il talento c’è, innegabile; altrettanto oggettivo, purtroppo, che non sia mai riuscito ad esprimerlo. Il classe ’04 ha fatto intravedere sprazzi di puro talento, ma ha sempre faticato enormemente a lasciare il segno. Provato e adattato in diversi ruoli, non ha saputo sfruttare le tante chance che ha avuto a disposizione. Davvero un peccato. Inespresso

Luca Marchisone 5
14 presenze (4 da titolare), un gol. Fortemente voluto da Montanaro e Floris e presentato come l’elemento che avrebbe consentito al Varese di fare lo switch decisivo… non ha mai inciso per come ci si poteva aspettare. Intendiamoci: le prime uscite sono state davvero sensazionali, poi si è spento e nemmeno Floris (con cui ha saputo performare al meglio a Bra) è riuscito a metterlo nelle condizioni di fare la differenza. L’infortunio ha fatto il resto. Polveri bagnate
Giuseppe Mazzola NG
2 presenze (zero da titolare). Rinforzo invernale di centrocampo: 16’ totali. Sicuramente alcuni acciacchi fisici l’hanno ostacolato, ma la sensazione è che il Varese non abbia mai realmente investito su di lui. Misterioso
Christian Pavia NG
Una presenza (zero da titolare). Lanciato in campo all’88’ di una partita già stravinta (una delle poche in stagione, 3-0 sull’Oltrepò), ha avuto l’opportunità di esordire in Serie D. Una bella soddisfazione per il centrocampista della Juniores. Futuribile
Sebastian Jella NG
Una presenza (zero da titolare). Dopo il gettone in Coppa Italia, è entrato al 66’ a Chieri (non certo la partita migliore): non ha sfigurato e ha lasciato intravedere alcuni lampi che chi ha seguito la Juniores già conosceva. Futuribile
ATTACCANTI

Niccolò Romero 7
13 presenze (8 da titolare). 6 gol. Arrivato con la nomea di chi “non segna” ha prontamente smentito tutti dimostrandosi un autentico valore aggiunto di un gruppo che stava vivendo una fase stagnante a livello di produzione offensiva. Pericolo numero uno in area, torre d’appoggio in qualsiasi occasione, ha portato anche un ottimo contributo a livello mentale. Anche lui ha avuto a che fare con qualche acciacco che non gli ha permesso di mantenere la continuità sperata, ma nel pacchetto offensivo è indubbiamente stato il migliore del girone di ritorno. Ed è l’unico, sempre tra gli attaccanti, che ad oggi avrebbe il contratto per l’anno prossimo. Salvifico

Nicolò Lari 6.5
11 presenze (4 da titolare), 3 gol. Rispetto al giudizio di metà stagione ha giocato solo un’altra partita, per cui il giudizio resta sostanzialmente invariato: un vero peccato non aver tenuto il classe ’05 proprio nel momento in cui sembrava stesse sbocciando. Forse avrebbe potuto dare quel quid in più alla manovra offensiva. Resta la capacità di aver resettato un inizio difficile, riscattato con tre gol importantissimi che, a conti fatti, hanno fruttato 7 punti al Varese. Peccato davvero. Rimorso

Stefano Banfi 6
37 presenze (34 da titolare). 11 gol. Solo 6? La parabola calante del girone di ritorno è stata abbastanza evidente con soli tre gol a referto e prestazioni non sempre all’altezza degli standard (alti) cui aveva abituato. Agli exploit di inizio stagione serviva maggior continuità e in una piazza chiamata a vincere il campionato occorre un maggior contributo offensivo; paradossale che la sua verve realizzativa si sia placata nel momento in cui è arrivato un ariete del calibro di Romero ad aprire spazi. Sicuramente anche lui, come tanti altri, ha pagato il sovraccarico del girone d’andata. Discendente

Matteo Barzotti 5.5
35 presenze (20 da titolare). 11 gol. Prima del gol (purtroppo inutile) di Gozzano, l’ultima volta a bersaglio era datata 29 gennaio (nel 3-0 contro l’Oltrepò): un digiuno troppo evidente e disarmante per un giocatore abituato a vincere. Sicuramente il feeling con Floris non è mai sbocciato del tutto (se il tecnico doveva lasciar fuori qualcuno quel qualcuno era lui) e la mancata fiducia avvertita ha pesato; di conseguenza anche le prestazioni non sono corrisposte a quelle del girone d’andata. Sta di fatto che nel rapporto minuti giocati/gol segnati è secondo solo a Romero: doloroso bocciarlo, ma il classe ’92 resta un altro rimpianto dell’annata biancorossa. Spaesato

Matteo Gubellini 5.5
14 presenze (8 da titolare), 3 gol. Salutato a metà stagione, lasciamo il giudizio invernale tale e quale. In molte circostanze Floris ha preferito lui a Barzotti. Caratteristiche diverse, ci mancherebbe (e la fisicità di Gubellini meglio si sposa con il dinamismo di Banfi, più simile proprio a Barzotti come qualità), ma è evidente come il Varese credesse nel classe ’00. Eppure, è sempre mancato qualcosina. Troppi cartellini (l’unico ad aver saltato una partita dopo esser andato in diffida già nel girone d’andata) e un rosso evitabilissimo che ha compromesso la sfida clou contro il Bra. Tre gol (di cui uno utile per i tre punti e uno fondamentale per la vittoria) non bastano per la sufficienza; dopo quella pesantissima espulsione è arrivato il trasferimento, accompagnato da una sana dose di rimpianto per ciò che poteva essere (e non è stato). Croce e delizia
Matteo Carraro