Tra alti e bassi, infortuni e sfortuna, pregi e difetti, 19 partite hanno condotto il Varese al giro di boa della stagione con 36 punti all’attivo, 29 gol fatti e 20 subìti. Tradotto: quarta posizione (l’anno scorso era la quinta) a -9 da un Bra in versione corazzata che sta dominando fin qui il Girone A di Serie D.

Considerando a 360° il percorso compiuto, il Varese viaggia sulla media del 7.5: adesso è però il momento di concentrarsi sui singoli protagonisti in campo attraverso il nostro consueto Pagellone di metà stagione. Dopo aver parlato di portieri e difensori, quest’oggi tocca a centrocampisti e attaccanti, mentre giovedì chiuderemo con staff e dirigenza.

CENTROCAMPISTI

Paolo Valagussa 8

19 presenze (19 da titolare), 3 gol. Quando segna il Varese vince e grazie a lui arriva il contributo più sostanzioso in fase realizzativa da parte del centrocampo. Floris non rinuncia mai a lui (e non è difficile capire il perché): corsa, senso tattico, capacità d’inserimento e copertura. Centrocampista totale che può dare quel quid in più a centrocampo. Qualche partita in sofferenza l’ha fatta, ma è lecito aspettarselo dopo gli straordinari che è stato costretto a fare (sostituito solo in due occasioni, di cui una per infortunio). Talismano

Zakaria Daqoune 7

17 presenze (16 da titolare). Si è presto fatto conoscere (e apprezzare) dalle parti di Varese per il suo spirito indomito: tackle decisi, corsa a non finire e voglia di vincere. L’errore ci può stare, e con uno spirito del genere viene subito perdonato. Si esalta nelle mischie e nelle situazioni pericolose non esita mai a spazzare il pallone più lontano che può. Per vincere serve anche questo.Manca il gol; arriverà. Combattente

Niccolò Stampi 7

12 presenze (11 da titolare). Talento cristallino e come i cristalli più pregiati il rischio “rottura” è alto. Il crack di Lavagna è riecheggiato a lungo nelle orecchie dei tifosi biancorossi e quello del classe ’05 è rapidamente diventato uno degli infortuni più pesanti nell’economia della stagione varesina. Zero gol nelle dodici apparizioni, ma assist preziosi e giocate sopraffine non sono mai mancate, risultando spesso decisive nelle situazioni più ingarbugliate. Senza il suo estro il Varese ha inevitabilmente perso tantissimo. Swarovski

Andrea Malinverno 6.5

9 presenze (2 da titolare), un gol. Spirito biancorosso, in campo, in allenamento, sempre. Si conferma una delle anime più pure di questo Varese, riflettendo appieno la cultura del Varese tanto cara ai tifosi di questa piazza. Alla prima da titolare gli bastano pochi minuti per segnare un gol celebrato come quello di una finale di Champions. Utilizzato o meno, il suo contributo non è mai mancato. Onnipresente

Luca Marchisone 6.5

3 presenze (2 da titolare). Inseguito già in estate, gli sono bastati pochi minuti per far capire il perché: quando ha la palla tra i piedi è letteralmente imprevedibile e dà la sensazione di poter creare dal nulla qualcosa di importante. Floris in passato ha dimostrato di saperlo usare al meglio e nel girone di ritorno se ne accorcerà anche Varese. Funambolico

Giuseppe D’Iglio 6

5 presenze (5 da titolare). Il regista classe ’92 è l’ennesimo grande rimpianto della prima parte della stagione biancorossa. Dopo cinque uscite in cui stava inseguendo il top della condizione, comincia la ripresa di una partita che già di per sé sembrava storta (a Broni contro l’Oltrepò) e arriva un altro infortunio. Incertezza sui tempi di recupero che si prolungano di domenica in domenica. Pronto a rientrare arriva un’altra ricaduta e dal 2 ottobre il 10 biancorosso non si è più visto in campo. L’attesa per rivederlo di nuovo padrone di questa squadra è spasmodica e toccherà a lui ripagarla. Garante

Paolo De Angelis 6

3 presenze (2 da titolare). Dopo la cessione di Azizi era pressoché inevitabile che arrivasse un rinforzo under in mezzo al campo. Gli occhi di Montanaro si sono posati sul classe ’05 scuola Roma che si è subito messo al servizio di Floris con enorme determinazione. E avrà modo di farlo ancora. Pratico

Matteo Maccioni 6

17 presenze (7 da titolare). In un 3-5-2 è di “difficile” collocazione. O meglio, è così adattabile a più ruolo che viene difficile trovargli la veste più adatta: è stato esterno a tutta fascia, terzino all’occorrenza (con la difesa a quattro), ala offensiva e trequartista (nel 3-4-2-1). Forse anche per questo in alcuni frangenti ha faticato a ritagliarsi spazio e a dimostrare il proprio valore. In ogni caso è una pedina cui Floris, soprattutto a partita in corso, rinuncia raramente e potrà dare un contributo sempre più importante nel girone di ritorno. Fluttuante

Pietro Marangon 6

2 presenze (una da titolare). Il figlio di Varese. Si fa trovare pronto quando, a sorpresa, viene chiamato in causa contro l’Imperia: dà tutto ciò che ha calando nei minuti finali della sua partita ed esce tra gli applausi. Da lì viene di fatto promosso in Prima Squadra e, per quanto sia poi arrivato solo un gettone a partita in corso (contro il Fossano), la sua attitudine in ogni allenamento si è sempre fatta sentire. Tutta scuola che poterà i suoi frutti in futuro e, nel frattempo, avrà modo di farsi riapprezzare in partita. Volenteroso

Bilario Azizi 5

10 presenze (4 da titolare). Premessa: sostituire uno come D’Iglio è impossibile. Detto questo, ci si aspettava ben altro contributo dal classe ’04 che non è mai riuscito a farsi valere nel centrocampo biancorosso né come play né come mezzala. E per le sue qualità questo è un malus non da poco. I feeling a Varese non è mai sbocciato e la separazione è stata inevitabile. Incompatibile

ATTACCANTI

Stefano Banfi 8.5

19 presenze (16 da titolare). 8 gol. A mani basse è il giocatore più amato dalla tifoseria e viene difficile dar torto al popolo biancorosso. Anche nelle giornate no, e ne ha avuto (del resto è umano anche lui), non è mai mancato il suo apporto alla manovra di squadra, sacrificandosi con tanto lavoro sporco e in fase di interdizione. Proprio prima della pausa ha interrotto il suo digiuno con il classico gol alla Banfi: dal nulla, scaldabagno sotto la traversa. La doppia cifra è ad un passo e il classe ’00 vuole prendersela, insieme a molto altro. Con Romero ci sarà da divertirsi (x2). Nucleare

Matteo Barzotti 7.5

18 presenze (10 da titolare), 6 gol. Arrivato con il DNA di chi sa come si vince un campionato ha subito dimostrato il proprio valore ed è per certi versi paradossale non averlo trovato sempre titolare (molte volte Floris ha preferito usarlo come carta da giocare a partita in corso). Due doppiette (forse, se proprio gli si vuole imputare qualcosa, si può far riferimento alla continuità realizzativa), ma soprattutto tante prestazioni ben al di sopra della media: lavoro sporco a profusione, sponde a non finire e tante giocate di pura classe. Con Romero ci sarà da divertirsi (x2). Esteta

Nicolò Lari 6.5

10 presenze (3 da titolare), 3 gol. Sparito dai radar dopo l’apparizione di Voghera, di lui ci si ricorda la disastrosa (collettiva, va detto) mezzora contro il Saluzzo. Una sostituzione nel primo tempo arrivata in quel modo (cui sono seguiti match visti dalla panchina) poteva stroncare chiunque, ma il classe ’05 ha resettato tutto mentalmente e si è rimesso a disposizione del mister con umiltà: gol contro il Chieri che ha dato il là alla rimonta, rete del pareggio contro il Bra (in inferiorità numerica) e timbro decisivo a Cairo Montenotte. Il Varese ha scoperto un tesoretto da coltivare. Ascendente

Matteo Gubellini 5.5

14 presenze (8 da titolare), 3 gol. In molte circostanze Floris ha preferito lui a Barzotti. Caratteristiche diverse, ci mancherebbe (e la fisicità di Gubellini meglio si sposa con il dinamismo di Banfi, più simile proprio a Barzotti come qualità), ma è evidente come il Varese credesse nel classe ’00. Eppure, è sempre mancato qualcosina. Troppi cartellini (l’unico ad aver saltato una partita dopo esser andato in diffida) e un rosso evitabilissimo che ha compromesso la sfida clou contro il Bra. Tre gol (di cui uno utile per i tre punti e uno fondamentale per la vittoria) non bastano per la sufficienza; dopo quella pesantissima espulsione è arrivato il trasferimento, accompagnato da una sana dose di rimpianto per ciò che poteva essere (e non è stato). Croce e delizia

Matteo Carraro

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