È la dura legge del gol“. Nel 1997 gli 883 lanciavano una hit (l’ennesima) che non uscirà mai dalla testa degli italiani, popolo calciofilo per eccellenza. E, a distanza di 28 anni, quella canzone riesce ancora oggi a descrivere meglio di qualsiasi cosa l’atavico dilemma che accompagna ogni sfida: cos’è una vittoria? A tal proposito, si delineano sempre due schieramenti: da una parte chi bada al sodo (ovvero al risultato in quanto tale), dall’altra chi sposa un pensiero più passionale. Pragmatici contro sognatori.

Alcuni, non certo a caso, ritengono che il capolavoro cantato da Max Pezzali possa dipingere al meglio anche la contrapposizione tra la filosofia del “bel gioco” (il tiki-taka lanciato da Guardiola) e dell’incisività. Nel celebre ritornello, infatti, viene racchiusa l’essenza più semplice del calcio (quella che si ritrova nelle famose “chiacchiere da bar”):
È la dura legge del gol
Fai un gran bel gioco però
Se non hai difesa gli altri segnano
E poi vincono
Loro stanno chiusi ma
Alla prima opportunità
Salgon subito e la buttan dentro a noi
La buttan dentro a noi


Quello che però in tanti si dimenticano è che l’ultimo ritornello, dopo le memorie e le riflessioni portate avanti strofa dopo strofa, si presenta con alcune variazioni che ne stravolgono il senso:
È la dura legge del gol
Gli altri segneranno però
Che spettacolo quando giochiamo noi
Non molliamo mai
Loro stanno chiusi ma
Cosa importa chi vincerà
Perché in fondo lo squadrone siamo noi
Lo squadrone siamo noi

Ovviamente la metafora calcistica usata dagli autori del brano serve per esternare in tutta la sua potenza il valore dell’amicizia, dando giustamente peso ad un mondo ideale che grazie alla musica riesce ad unire il pensiero collettivo sotto un’unica grande bandiera. L’utopia è però ben diversa dalla realtà, e (altrettanto giustamente) al tifoso “medio” interessa la pragmaticità del risultato: vincere. Verità oggettiva che si respira a tutti i livelli. Anche in Serie D.

Già perché la dura legge del gol (che puntualmente risuona all’Ossola all’intervallo di ogni partita) è un concetto che implicitamente abbiamo trattato più volte parlando del Varese, e non solo. Riavvolgendo gli orologi di qualche mese, la scorsa estate il mondo calcistico nel Nord-Ovest guardava alla massima divisione dilettantistica con due ferree convinzioni: Varese e Vado si contenderanno la vittoria nel Girone A, Desenzano e Pro Palazzolo protagoniste indiscusse del Girone B. E invece? A 12 giornate dalla fine, Bra e Ospitaletto, unanimemente definite “ottime squadre” e partite in sordina, si trovano al comando con un cospicuo vantaggio sulle inseguitrici. A parità di partite giocate i piemontesi hanno raggiunto l’impressionante quota di 64 punti (+9 sul Varese, +13 sul Vado), mentre i bresciani si trovano a 54 (+5 sul Desenzano, +7 sull’ottima Folgore Caratese e +9 sulla Pro Palazzolo): già da qui emerge la straordinarietà della stagione giallorossa. La dura legge del gol: è solo il campo ad avere sempre ragione e, con buona pace di tutte le discussioni inerenti a meriti e fortune, se Bra e Ospitaletto sono lassù hanno ragione.

Comprensibile il rammarico dei tifosi del Varese: i 55 punti dei biancorossi varrebbero il primato nel Girone B. Giusto e sbagliato al tempo stesso fare parallelismi fra due raggruppamenti di per sé diversi; il Treviso, ad esempio, comanda il Girone C a 56 punti (a +1 sulla seconda posizione) mentre in tutti gli altri giorni (a 18 squadre, e quindi attualmente con quattro partite in meno) ogni situazione è a sé stante. Il confronto è però utile a far emergere che l’ordinaria stagione del Varese, al momento, non basta a superare l’annata straordinaria del Bra. È la dura legge del gol.

Ciò non significa che il Varese abbia gettato la spugna (a differenza del Vado): con le unghie e con i denti i biancorossi sono aggrappati alla speranza di una rimonta quasi impossibile. Quel “Non molliamo mai” nell’ultimo ritornello della canzone è il grido che accompagnerà il Varese fino all’ultima giornata con la consapevolezza di aver dato tutto: se a vincere sarà la straordinarietà del Bra, allora tanto di cappello alla super stagione dei piemontesi. Max Pezzali, alla fine, dice però anche un’altra cosa: “Cosa importa chi vincerà, perché in fondo lo squadrone siamo noi. Lo squadrone siamo noi“. Licenza poetica conclusiva, certo, ma anche qualora non si dovesse vincere sul campo, l’intero macrocosmo biancorosso dovrà trarre enormi segnali positivi da questa stagione: a Varese si è riaccesa la passione calcistica (l’augurio è di poter presto trovare l’accelerata decisiva anche fronte stadio) e ciò, in prospettiva, vale più di una vittoria sul campo. Almeno in un mondo ideale. Sognare è bello, ma il pragmatismo domina la realtà: è davvero impossibile far coincidere le due sfere? Non c’è una risposta oggettiva, spetta a ognuno di noi propendere per il primo ritornello o per il secondo: è la dura legge del gol. E, in fondo, è proprio questo il bello.

Matteo Carraro

Articolo precedenteATP 500 Rotterdam – Capolavoro Bellucci: battuto l’ex numero 1 al mondo Medvedev. Ora i quarti di finale
Articolo successivoLa Inox Team Saronno si affida a Willy Pino Solano: “Grande responsabilità: squadra giovane con potenziale enorme”

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui