Poche parole e tanta corsa. E’ chiarissimo il mantra del ritiro di Gressoney in casa Pallacanestro Varese, con i biancorossi che questa mattina, martedì 9 settembre, hanno sudato sul parquet della bellissima Gressoney Sport Haus agli ordini di coach Kastritis. Un allenamento durato all’incirca tre ore, suddiviso come al solito in tre diverse fasi: preparazione atletica, lavoro sui fondamentali e lavoro di squadra.

Come dicevamo all’inizio, il tutto fatto a ritmi elevati e senza spazio per parole o risate: Kastritis ha già ben fissato l’obiettivo di una Varese che deve, per forza di cose, andare sempre al 100% ed anche oltre per essere davvero pericolosa in un campionato che ha visto elevarsi ancor di più il proprio livello medio.

Importanti indicazioni da parte di Freeman che ha sostenuto tutto l’allenamento in gruppo senza risparmiarsi a livello di contatti: la differenza di muscolatura evidente tra la gamba infortunatasi mesi fa e quella “sana” si palesa però in maniera oggettiva ogni qualvolta il giocatore tenta di alzare il proprio livello d’intensità e velocità in campo. Proprio su Freeman e sul lavoro svolto dalla squadra fino adesso si è soffermato il General Manager biancorosso, Zach Sogolow, ai nostri microfoni: “In queste prime 3 settimane abbiamo fatto un buon lavoro. I giocatori sono arrivati stanno cercando la condizione migliore ma in campo danno sempre il massimo al di là poi di quello che sia il loro effettivo stato di forma in questo momento. Il ritiro di Gressoney non è un momento utile a riposarsi ma per focalizzarci al meglio su quello che deve essere il nostro obiettivo stagionale. L’amichevole di sabato con Tortona ha evidenziato una volta di più come il livello del campionato si sia alzato anche quest’anno: abbiamo fatto bene tre quarti ma poi ci siamo sciolti e questo non può essere giustificabile. Lo sappiamo tutti, da noi allo staff e lavoriamo per migliorare sempre più. Per quel che riguarda la questione Freeman, invece, devo dire che in queste settimane si è allenato con molta dedizione e grande professionalità. Sappiamo qual è la sua condizione attuale ma abbiamo anche l’intenzione di capire davvero fino in fondo dove può arrivare a poterci dare una mano. In questo momento non abbiamo fretta, con il coach e lo staff medico stiamo facendo tutte le valutazioni del caso. Sappiamo che se in condizione Allerik è un giocatore che può darci molto. In questo momento non è il giocatore che lui stesso vuole essere ma è normale per via dell’infortunio che ha avuto. Questa cosa lo frustra ma deve stare tranquillo perché, ripeto, abbiamo intenzione di testarlo fino in fondo senza lasciare nulla d’intentato prima di prendere una decisione. Viceversa, siamo sempre attivi e attenti sul mercato nel caso in cui alla fine decidessimo di non optare per la conferma di Freeman”.

Al di là di quelle che sono poi le dichiarazioni di rito, la sensazione forte rimane che il vero spartiacque per il futuro di Freeman con la canotta di Varese passi dal Trofeo Lombardia del prossimo weekend a Desio, quando Alviti e compagni affronteranno prima Cremona (sabato alle ore 18:00) e poi una tra Cantù e Bergamo, con l’auspicio di una finale proprio con i cugini biancoblu per iniziare a riaccendere quella sana rivalità sportiva che mancava da tanti anni.

Proprio Alviti, al termine dell’allenamento, ha fatto anche lui il punto sulle condizioni della squadra e sulle motivazioni che lo hanno portato a rimanere a Varese quest’estate: “Stiamo crescendo come squadra facendo un buon lavoro. Chi era già qui l’anno scorso sta cercando di aiutare i nuovi arrivati ad integrarsi al meglio: non è facile come normale che sia ma stiamo facendo passi in avanti giorno dopo giorno anche perché i nuovi sono tutti ragazzi molto disponibili: mi hanno fatto un impressione positiva, hanno voglia di lavorare, sacrificarsi e cercare di adattarsi al meglio ad un nuovo sistema di gioco che sappiamo non essere così consueto nel basket europeo. Rispetto all’amichevole con Tortona posso dire che preferisco che le cose negative escano adesso piuttosto che in regular season. Siamo tornati poco in difesa, non abbiamo trovato contropiedi e sono due aspetti su cui lavorare e da cui ripartire. Per tre quarti abbiamo giocato discretamente, però quello su cui dobbiamo mettere il focus è sulla difesa e sui rimbalzi, che è stato un nostro punto debole l’anno scorso. Quest’estate ho scelto di rimanere a Varese per la continuità del progetto e per la mia crescita personale ed il rapporto con il coach, su questo ha inciso moltissimo“.

Alessandro Burin

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