C’è una silenziosa certezza nella retroguardia del Varese Femminile. Si chiama Chiara Meazza, classe 2003, cresciuta nelle giovanili del Milan e del Como prima di imporsi in Serie C con la Solbiatese Azalee. A Varese, in punta di piedi e senza proclami, si è presa la maglia da titolare con prestazioni concrete, intelligenza tattica e una determinazione che non si misura certo in centimetri o decibel.

Domenica si torna in campo per una delle sfide più attese, il big match contro il Mantova (a 13 punti, a -1 dalle biancorosse), da tutti indicata come la rivale numero uno dell’Erbusco. E Meazza, come sempre, risponderà. Presente, silenziosa, concentrata. Come tutta la squadra perché, a maggior ragione dopo l’1-1 contro l’Accademia Milano, c’è voglia di dimostrare una volta di più il proprio valore. “Domenica scorsa poteva andare meglio, ma fa nulla; fa parte del gioco – racconta a freddo il difensore classe ’03 –. Abbiamo giocato bene, commettendo però qualche errore di troppo. Nel primo tempo abbiamo creato tante occasioni che avremmo dovuto sfruttare; in generale, serve più cattiveria”.

Domenica alle Bustecche arriverà il Mantova: affronterete quella che, sulla carta, è la seconda forza del campionato.
“Per me è una partita come le altre, anche se a livello emotivo saremo sicuramente più cariche: stiamo affrontando la settimana allo stesso modo e ci faremo trovare pronte per il fischio d’inizio”.

Cosa comporta giocare con un pubblico del genere?
“Non avevo mai giocato con così tanta gente sugli spalti. È bellissimo, ti dà una carica in più. Forse non è un vero e proprio svantaggio per le avversarie, ma per noi è un grande stimolo. È raro trovare un seguito così”.

Com’è nata la tua avventura nel mondo del calcio?
“Ho iniziato con i miei amici all’oratorio OSGB MIC Gallarate e sono stata lì finché ho dovuto passare ad una squadra interamente femminile. Alle Dreamers sono stata notata dal Milan e ho fatto tre anni nelle giovanili: da buona milanista per me è stato un sogno. Ma, per come sono fatta, quel livello era troppo impegnativo: il mio obiettivo è soprattutto quello di divertirmi. Sono quindi passata al Como dove per due anni ho anche avuto la possibilità di allenarmi in Prima Squadra; da lì sono passata alla Solbiatese Azalee dove ho trovato continuità e maturità”.

Un bagaglio importante, ora messo al servizio del Varese.
“Non mi sento arrivata. Voglio solo dare il mio contributo”.

Com’è stato l’ingresso nello spogliatoio?
“Un bel gruppo, accogliente. Tutte le ragazze ti mettono subito a tuo agio”.

E mister Faccone?
“Nel corso della mia carriera ho avuto tanti allenatori, ognuno con il suo stile. Faccone è molto attento anche dal punto di vista umano e questo si sente”.

Quali sono le potenzialità di questa squadra?
“Siamo forti. Dobbiamo solo essere più precise e avere più grinta. Non dobbiamo sovraccaricarci di aspettative, ma nemmeno porci limiti”.

Il tuo sogno?
“Giocare, divertirmi e dare il massimo per questa squadra”.

Il mio idolo?
“El Shaarawy. Mi piaceva come giocava quando al Milan e mi piace tuttora”.

A quando il primo gol?
“Non saprei, il mio obiettivo è non farli fare. Ma se dovesse arrivare ne sarei felice”.

Matteo Carraro

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