
Sin dai proverbiali 25 manzoniani, lo scopo di un autore avveduto è sempre stato quello di coltivare i propri lettori. Così, Giovanni Cortinovis (giornalista bustocco classe ’72, un passato nella Comunicazione di Pro Patria ed Alessandria, collaboratore per Guerin Sportivo, L’Eco di Bergamo, La Gazzetta dello Sport, Sportweek, Corner e Motosprint, soprattutto “trafficante di velocità, coltivatore diretto di statistiche, allevatore di storie bestiali”, come da autoreferenze personali), ha provato a bissare il successo del (già) cult per appassionati delle road races “North West 200. La corsa più bella al mondo” con un’opera solo all’apparenza pop e invece dal taglio più decisamente da settore specializzato. Il tema trattato è l’Atalanta, non solo e non tanto sul campo, quanto nella capacità maturata dalla Dea in questo ultimo decennio di imporre un modello finanziario innovativo per il compassato panorama calcistico italiano.
La copertina non lascia spazio agli equivoci. Grafica essenziale (consona alle pubblicazioni accademiche), titolo diretto: “Il modello Atalanta. Come il club bergamasco ha rivoluzionato il business del calcio”. Il perché della fatica letteraria (si usa dire così), è presto detto: “Sono un giornalista economico sportivo. Ho conseguito la laurea alla “Bocconi” con la tesi “Le politiche di marketing delle società calcistiche di medio-piccole dimensioni”. Mi occupo di questi argomenti da più di 20 anni. Credo che la recente storia finanziaria dell’Atalanta meritasse un libro”. Questo il chiarissimo presupposto. La trattazione è altrettanto lineare: “I successi sportivi dell’Atalanta sono coincisi con 9 bilanci consecutivi in utile. Fondi che non sono stati distribuiti mettendo la partita a riserva. E garantendo così stabilità e solidità al patrimonio del club. Un’anomalia del nostro calcio”. Già, perché per chi volesse farsi due conti, a pagina 113 (beffardamente il numero dell’emergenza), vengono elencate le perdite di Juventus, Inter e Milan. I termini di paragone sono spiazzanti. Ma un modello presuppone dei protagonisti. Il capitolo 2 (“La rivoluzione del Gasp”), fornisce abbondanti indizi: “I meriti del successo sono tutti della dirigenza e di Gasperini. Un tecnico capace di coniugare i risultati sportivi con la crescita e la valorizzazione del patrimonio tecnico. Non per niente si dice abbia una percentuale sulla cessione dei giocatori…”. A proposito di plusvalenze, la curiosità è sanata con tutti i colpacci orobici. Dai 53.199.208 per la cessione di Hoijlund allo United in giù.
Ma, soprattutto, nel libro (disponibile online) si trovano (spacchettati) gli ultimi 10 bilanci atalantini corredati da tabelle di facile comprensione e (verrebbe da aggiungere) di facile fruizione per chi ne volesse fare un uso scolastico o universitario. Manca qualcosa? Forse sì: “Mi piacerebbe conoscere i valori precisi dei compensi dei calciatori. O la suddivisione degli sponsor. Dati presenti a bilancio in termini cumulativi”. Chissà che Luca Percassi non possa fare da sponda: “Ho incontrato l’A.D. dell’Atalanta ad una conferenza stampa. Ha mostrato curiosità per il libro. Ma non ho ancora avuto riscontri”.
Ah, per chiudere. La dedica in calce è “a mamma e papà che mi hanno insegnato a non scialacquare” e l’opera rientra (come volume 1), nella Collana “Coltivatore diretto di statistiche”. Giusto per non perdere l’abitudine.
Giovanni Castiglioni