
La sensazione più bella che si può provare nel realizzare un’intervista è emozionarsi. Vivere il racconto che l’interlocutore ti regala, sentirlo sulla pelle. Con Mirco Barban è stato proprio così. Nei suoi occhi si leggeva la gioia e la commozione nel rivivere quasi 40 anni di servizio nella Polizia di Stato e oltre 50 nel mondo del calcio. Un racconto ricco di emozioni e passione autentica.
“In Polizia sono entrato quasi per caso – esordisce –. Arrivato il momento del militare, ai tempi tutti finivano negli Alpini, io ho provato a fare domanda per la Polizia Ausiliaria. Era l’ottobre del 1986, abbiamo iniziato le selezioni e alla fine mi hanno preso. Ho iniziato alla Stradale, a Busto Città, poi nel 1989 sono arrivato a Varese, alla Polizia Postale. In quegli anni giocavo anche a calcio nella squadra del CTL della Polizia, una bella esperienza con tanti ricordi. Nel 1993, dopo aver superato il concorso da sottufficiale, sono passato in Questura a Varese… e ci sono rimasto fino al 1° agosto 2025″.
Tanto lavoro con le volanti, ma anche tanta vicinanza allo sport.
“È vero, lo sport è sempre stato una costante, anche sul lavoro, soprattutto con i servizi per l’ordine pubblico: stadio, palazzetto, palaghiaccio e altri eventi. Esperienze che ho vissuto con la divisa ma che mi hanno aiutato nella gestione di una squadra di calcio. Due mondi che si sono spesso intrecciati grazie alle persone con esperienze che ho potuto fare mie e utilizzare da ambo le parti”.
Fuori dalla divisa, tanto calcio. Che calciatore eri?
“Ho iniziato nel 1974 con la Schiannese, poi sono passato al Real Varese, che oggi è il Morazzone. La mia breve carriera si è chiusa a Vedano, quando sono entrato in Polizia, ma ho continuato a giocare nel campionato CTL, come ti dicevo prima.
Ero un terzino di fascia, con tanta buona volontà. Mi sarei comprato? Per l’impegno… sì! (ride, ndr)“.
Da giocatore ad allenatore, come è successo?
“Tutto è cominciato con i piccoli del Morazzone: ho iniziato per dare una mano, poi ho scoperto che mi piaceva davvero. Così mi sono iscritto al corso allenatori, dividendomi con il lavoro in Polizia. Sono passato al Cassano partendo dai Giovanissimi, fino ad arrivare alla Prima Squadra che allora era in Promozione. Ricordo come se fosse ora lo storico presidente Ielmini che mi chiese di subentrare a stagione in corso, in una squadra che stava retrocedendo, e Livio Mazzola, il mio fidato secondo, che mi spinse ad accettare, anche se inizialmente ero titubante. A fine stagione arrivammo in zona playoff, avevo una squadra forte, fatta di ottimi giocatori e belle persone. Sono rimasto lì per diversi anni. Nel 2011-12 abbiamo centrato la storica promozione in Eccellenza. Tra alti e bassi, sono state annate indimenticabili.
Voglio ricordare in particolare Matteo Guarda e Sandro Tognola, due persone eccezionali che mi hanno sempre sostenuto”.
Se ti dico “Claudio Milanese”, cosa ti viene in mente?
“Prima di tutto, un grande amico. Ci conosciamo da quando avevamo 10-11 anni, poi ci siamo persi un po’ di vista, ma siamo sempre rimasti in contatto. Una quindicina d’anni fa ha iniziato a dare una grossa mano al Cassano come sponsor, permettendoci di vivere stagioni ad alto livello. Ricordo in particolare la partita contro il Varese, in Eccellenza, nella stagione 2015-16: la gara di ritorno fu giocata a Solbiate perché il nostro campo non poteva contenere tutta la gente. Perdemmo immeritatamente, ma è uno di quei ricordi che restano”.
Il binomio con Milanese è poi proseguito a Solbiate.
“Nel 2018-19 è cominciata l’avventura con la Solbiatese, un vero pallino di Claudio. Mi ha voluto come dirigente, a volte avrei voluto tornare in panchina, ma gli impegni lavorativi non me lo permettevano. È stato – ed è – un bel percorso. Al di là dello sport, abbiamo creato un gruppo solido, con nuovi amici come Emanuele Pivetta, che vivono con noi la quotidianità della squadra. La partita della domenica è diventata una festa, da vivere con le famiglie. Oggi sono felice che anche mio figlio Simone sia a Solbiate ad allenare la Juniores. È bravo, più di me, sono certo che potrà togliersi tante soddisfazioni”.
E ora che hai più tempo a disposizione?
“Voglio prima di tutto fare il corso di aggiornamento UEFA B… poi si vedrà!”.
Sposato con Samantha, padre di Simone, Marco e Federica, dal settembre 2023 Mirco è anche nonno della piccola Rebecca. Impossibile congedarsi senza un pensiero alla famiglia.
“Fondamentale. Ho sempre dedicato tanto tempo al lavoro e al calcio, e Samantha ha fatto tantissimo per sopportarmi e supportarmi. Ha portato avanti la famiglia quando i ragazzi erano piccoli, mi è sempre stata accanto anche nei momenti più difficili. Posso dirti, senza alcun dubbio, che gran parte dei miei successi li devo a lei. E i miei figli… sono la realizzazione di tutto. Di tutti quei progetti che, senza di loro, avrebbero avuto meno senso”.
Michele Marocco