La rivalità sportiva tra Varese e Novara è ben nota (seconda, ovviamente, solo a quella con il Como), ma c’è un personaggio che ha costruito gran parte della sua carriera ai due poli opposti: Mavillo Gheller è nato e cresciuto con i colori biancorossi per poi consacrarsi in azzurro arrivando alle porte della Serie A. Da allenatore l’ex difensore classe ’75 si è fatto le ossa proprio a Novara (prima come tecnico dell’U19 poi come vice in Serie C) per poi lanciarsi nella sua carriera personale prima a Sedriano e poi alla NovaRomentin (provincia di Novara), come vice di quel Pablo Gonzalez che da giocatore azzurro ha riservato parecchi dolori al Varese.

Professionisti in campo e grandi amici fuori dal rettangolo verde, la sinergia Gonzalez-Gheller ha subito ingranato portando la NovaRomentin a giocare il miglior calcio del Girone A che vale ad oggi il secondo posto in classifica alle spalle dell’irraggiungibile Bra, a +2 proprio su quel Varese che domenica a Romentino cercherà l’assalto all’argento. E per Mavillo Gheller, inevitabilmente, non sarà una partita come le altre.

Il vice-allenatore dei verde-granata, comunque, si focalizza prima di tutto sul momento della sua squadra: “Le vicende extra campo non hanno minimamente influito, anche perché la società si è dimostrata unita e presente in ogni frangente dandoci piena fiducia. Purtroppo, arriviamo da un pareggio amaro maturato su un campo veramente difficile come quello di Voghera; spiace perché anche il Bra ha rallentato, e invece la distanza resta davvero tanto. La speranza è l’ultima a morire, vero, ma bisogna essere onesti: il Bra, alla luce del campionato che ha fatto, non può perdere otto punti nelle ultime sei partite”.

Ti aspettavi un campionato del genere da parte della capolista’
“No, anche perché credo che nessuno se lo potesse aspettare la scorsa estate. Di sicuro, man mano che passavano le giornate, tutti noi abbiamo capito che il Bra stava facendo qualcosa di importante e, a una certa, te ne fai una ragione: se tu continui a vincere, riesci anche a batterli, ma loro comunque non si fermano mai, bisogna solo fargli i complimenti”.

Quali erano le aspettative della NovaRomentin?
“Il nostro obiettivo era quello di far bene. Non ci eravamo certo messi in testa di vincere il campionato, ma dovevamo esser lì davanti e siamo sempre stati in linea con quanto ci eravamo prefissati. Ci abbiamo messo un attimo a trovare la nostra identità, non dimentichiamo che la squadra è stata quasi completamente ricostruita da zero tra staff e giocatori, ma la nostra forza è sempre stata la serenità. Giochiamo, ci divertiamo e creiamo davvero tanto; paradossalmente, pur essendo il secondo miglior attacco del girone, segniamo poco in relazione a quanto costruiamo”.

Conosciamo tutti il Pablo Gonzalez giocatore; da allenatore com’è?
“Inizio con una battuta: vedendo come giochiamo e quanto creiamo, se fosse in campo avrebbe abbondantemente superato la doppia cifra (ride, ndr). Scherzi a parte, io non ho mai avuto dubbi su di lui come allenatore e il mio giudizio trascende il nostro rapporto personale, dato che, come tutti sanno, anche quando non giocavamo insieme siamo sempre rimasti in contatto da grandi amici. La nostra collaborazione trascende il concetto di primo e secondo: lui hai smesso di giocare la sera e la mattina ha iniziato ad allenare, quasi senza rendersene conto, ma ha subito trovato il giusto bilanciamento risultando eccezionale soprattutto nella gestione dei rapporti personali con i giocatori”.

E domenica arriva il Varese…
“Sarà un’altra bellissima pagina di sport della mia carriera, ma soprattutto spero possa essere una gran bella partita giocata tra due ottime squadre: che vinca il migliore. Fortunatamente il nostro campo permette alle qualità tecniche di emergere, per cui mi aspetto i fuochi d’artificio. Varese in crisi? Arrivano da una vittoria sul Vado che, a inizio anno, per budget e qualità, mettevo in prima fila proprio con i biancorossi: successi contro avverari del genere, per quanto in crisi, non sono mai scontati. Il Varese resta una grandissima squadra, sono certo che la vittoria li avrà galvanizzati e sul piatto c’è il secondo posto: verranno qui con il coltello fra i denti”.

A livello personale che partita sarà per te?
“Affrontare il Varese è sempre una grande emozione. Per me farlo al “Franco Ossola” assume tutto un altro significato, ma sono certo che anche domenica sarà bellissimo: Varese resta il mio primo grande amore, la squadra della mia città, in cui sono nato e cresciuto. In passato ci siamo sfidati con obiettivi molto più importanti e ho sempre dato il massimo: lo farò anche domenica e, ripeto, che vinca il migliore”.

Il Varese viaggia verso i 115 anni… c’è qualche ricordo in biancorosso cui sei particolarmente legato?
“Ne ho talmente tanti che non saprei da dove iniziare: basti pensare che ancora oggi faccio parte di un gruppo attivissimo dei Giovanissimi Nazionali del ‘91/’92 insieme a mister Ramella e tanti altri. Se proprio devo sceglierne uno, dieci anni fa ho festeggiato i 105 anni nella stagione in cui abbiamo vinto e dominato l’Eccellenza per tornare in Serie D”.

Matteo Carraro

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