
Un nuovo ponte tra carcere e società grazie allo sport. La Casa Circondariale di Busto Arsizio ha ospitato il 27 ottobre la presentazione del progetto “Liberamente Sportivi”, promosso dal Centro Sportivo Italiano Comitato di Varese e vincitore del bando nazionale Sport di Tutti – Carceri 2024, finanziato da Sport e Salute. L’iniziativa mira a favorire il benessere psico-fisico della popolazione detenuta, creando momenti di aggregazione, abbattendo barriere e promuovendo percorsi di reintegrazione sociale attraverso attività sportive, formative e ricreative.
L’istituto carcerario, con oltre 400 detenuti tra adulti e minorenni, ha accolto con entusiasmo il progetto che prevede allenamenti continuativi di calcio a 7, basket, pallavolo e attività alternative come il gioco degli scacchi. Una parte dei detenuti parteciperà anche a un corso per arbitri di calcio a 7, che consentirà loro di dirigere gare dei campionati CSI una volta tornati in libertà. Sono inoltre previste amichevoli con società esterne e un torneo interno con squadre dei detenuti, favorendo il contatto con il mondo esterno e creando un ponte tra dentro e fuori.
Così la direttrice della Casa Circondariale Maria Pitaniello: “Il CSI è da sempre attivo in tutte le sfaccettature dello sport, compreso quello nelle carceri. Del resto Centro Sportivo Italiano è uno dei pochi enti che possa vantare un protocollo d’intesa con il Ministero degli interni. Come a Varese, anche in altri comitati Lombardi siamo presenti in diverse realtà, anche minorili, cercando di fare la differenza grazie ai valori e al potenziale dello sport di rompere le barriere e i pregiudizi. È indiscussa l’importanza dell’attività sportiva, ma il valore aggiunto risiede nella circostanza che l’attenzione sia rivolta alle persone detenute mediante la pianificazione di un’azione tutt’altro che estemporanea ma modulata sui bisogni del target destinatario. Non si tratta di mera attività di ricreazione ma di un’attività fondata sull’interazione con il mondo esterno che si approccia utilmente al pianeta carcere, sul rispetto delle regole tra i compagni di gioco, nei confronti dei referenti esterni e nei confronti della nostra stessa Istituzione che non può prescindere da una sana e proficua interazione con il territorio e sullo scambio di esperienze reciproche. Il carcere fa parte del territorio e avvicinare le due realtà è uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento a cui tutti devono uniformare la propria azione. Sono contenta e soddisfatta di come con il lavoro di staff dei miei diretti collaboratori, Educatori e Polizia Penitenziaria e grazie alla sensibilità delle realtà esterne e delle Cooperative che quotidianamente lavorano con noi abbiamo arricchito l’offerta trattamentale rivolta ai detenuti, reso possibile la conoscenza della nostra realtà ad un’altra fetta del territorio e aggiunto un altro importante tassello al ponte che ci collega e ci proietta sul territorio stesso“.
Francesco Toscano, coordinatore Sport e Salute Lombardia, ha sottolineato: “Con il progetto ‘Sport di Tutti – Carceri’, promosso dal Ministro per lo Sport e i Giovani, per tramite del Dipartimento per lo Sport e realizzato in collaborazione con Sport e Salute, lo sport diventa strumento per creare, all’interno degli istituti penitenziari, momenti di aggregazione, abbattere le barriere, favorire la reintegrazione sociale e mezzo di rieducazione per la popolazione detenuta sia adulta sia minorile“.
Redento Colletto, vice presidente CSI Lombardia, ha dichiarato: “Il CSI è da sempre attivo in tutte le sfaccettature dello sport, compreso quello nelle carceri. Del resto Centro Sportivo Italiano è uno dei pochi enti che possa vantare un protocollo d’intesa con il Ministero degli interni. Come a Varese, anche in altri comitati Lombardi siamo presenti in diverse realtà, anche minorili, cercando di fare la differenza grazie ai valori e al potenziale dello sport di rompere le barriere e i pregiudizi“.
Diego Peri, presidente CSI Varese, ha aggiunto: “La collaborazione con la Casa Circondariale di Busto Arsizio, Altro Pallone e Cooperativa Intrecci ci ha portato a lavorare in un ambiente che da fuori viene vissuto con molti pregiudizi. Le nostre società sportive hanno saputo superarli e rispondere subito all’appello. Sono già tantissime le squadre che hanno giocato all’interno dell’istituto e altre ancora entreranno nei prossimi mesi. Il beneficio è reciproco: se i detenuti vivono una boccata d’aria fresca, vivendo il contatto con l’esterno, le nostre società possono vivere un’esperienza formativa, che rimane impressa nei cuori dei partecipanti. Tutte le ASD coinvolte hanno chiesto di ripetere l’amichevole, un segnale molto positivo“.
Non è mancato l’intervento di Gian Luigi Dones, presidente OSGB Caronno: “Come OSGB Caronno siamo molto attenti alle tematiche sociali e abbiamo subito aderito al progetto con un mix di entusiasmo e timore. Il carcere è un luogo alieno alla quotidianità. Visto da fuori tutto sembra claustrofobico, complicato, pericoloso. Devo dire che l’esperienza è invece stata l’opposto. Grazie al linguaggio universale del calcio i nostri ragazzi hanno subito legato con la squadra della Casa Circondariale: al fischio d’inizio si sono sciolte tutte le riserve ed è stata una partita vera, senza muri. Se questo è l’effetto che abbiamo vissuto noi, posso solo immaginare l’impatto positivo che possa avere sui ragazzi della Casa Circondariale“.
Infine, è stata Sabrina Gaiera, coordinatrice progetti Cooperativa Intrecci, a chiudere: “La cooperativa INTRECCI partecipa al progetto attraverso interventi educativi finalizzati al sostegno individuale dei detenuti e alla promozione di un clima di collaborazione all’interno della squadra. Ad oggi le azioni riguardano principalmente il gioco del calcio e si ritiene che questa pratica sostenga lo sviluppo di abilità specifiche dello sport e competenze relazionali e comunicative. I partecipanti sono prevalentemente giovani adulti appartenenti a culture diverse e il calcio, nella dimensione della squadra, consente a ciascuno di trovare il proprio spazio di risorse positive messe a disposizione durante allenamenti e partite. Questo meccanismo si fa virtuoso se traslato, con l’intervento educativo, nella quotidianità“.
Grazie a “Liberamente Sportivi”, lo sport diventa quindi un vero strumento di cambiamento, dignità e reinserimento sociale all’interno delle carceri di Busto Arsizio, dando nuova linfa alle possibilità di riscatto dei detenuti e rafforzando il legame tra istituzioni e comunità locale.
Redazione






















