Finalmente ci siamo: l’Italia è pronta a fare l’esordio ad Eurobasket 2025 questa sera alle ore 20:30 contro la Grecia. Gli Azzurri del Poz vanno a caccia di una medaglia che sarebbero davvero storica e contro ogni pronostico, consci di poter stupire seppur partendo dietro a squadre come Serbia, Francia e Germania.

Per avvicinarci ancora meglio a questo grande evento abbiamo raggiunto direttamente a Cipro il giornalista del Corriere della Sera Flavio Vanetti, che proprio presso la nostra redazione ha mosso i suoi primi passi nel mondo del giornalismo fino ad arrivare, con questa edizione, a tagliare i 40 anni di Europei di basket a cui ha partecipato.

Vanetti, 40 anni di Europei vissuti a stretto contatto con la Nazionale sono un gran bel traguardo: quest’Italia dove me la mette?
“Dal 1985 al 2025 è stato davvero un lungo viaggio, sempre accompagnato dall’azzurro dell’Italia in giro per l’Europa ed è stato davvero bellissimo. Devo dire che questa Nazionale la metto tra quelle che possono stupire, se riuscirà a giocare in un certo modo con un assetto difensivo solido e continuo ma soprattutto facendo tanto canestro. Finalmente è stata ufficializzata la presenza di Gallinari e questo ci darà una mano sicuramente in attacco anche se il Gallo, nelle ultime esperienze azzurre, è stato spesso forse troppo individualista, però chiaramente averlo amplia il raggio d’azione in campo e questa cosa è importante”.

La sua domanda a coach Pozzecco proprio sul Gallo settimana scorsa in un’intervista uscita sul Corriere della Sera ha aperto il “caso Gallinari”. Lei che idea si è fatto di tutta questa situazione?
“L’idea che i dubbi legati alla sua convocazione siano figli del timore di minare l’equilibrio che la squadra ha trovato in questo mese di lavoro, posto che un giocatore come Gallinari tecnicamente e fisicamente ha qualità per noi importantissime. Detto questo, personalmente sono felice che il Gallo ci sia e penso che Pozzecco lo possa utilizzare anche con una certa versatilità in campo, dandoci una grande mano in attacco e soprattutto centimetri e fisicità sotto le plance”.

La porto su due scelte dei Pozzecco per questo Europeo: la non convocazione di Mannion e la chiamata di Thompson al posto di DiVincenzo. Cosa ne pensa?
“Mannion, non so per quale motivo, gli è un pò scaduto nelle valutazioni, diciamo che ci ha creduto più Sacchetti che non il Poz in lui. Ci sta che un coach non veda un giocatore, in fin dei conti lo stesso Pozzecco ha vissuto questa situazione con Tanjevic: è legittimo che un coach faccia le sue scelte. Thompson, invece, è un giocatore completamente diverso da DiVincenzo, penso lo abbia voluto per puntellare il settore guardie, andando a chiedergli soprattutto un importante lavoro difensivo”.

Quanto sarà importante partire bene con la Grecia, che non vuol dire per forza vincere ma dare almeno l’idea di potersela giocare a viso aperto?
“Io penso sia tutto un pò relativo. Pozzecco giustamente dice che bisogna guardare al bosco e non al singolo albero: nel ’99 ad Antibes partimmo giocando una grande partita contro la Croazia nel primo tempo, chiudendo avanti di +18 e poi finimmo per perdere con il famoso battibecco tra De Pol e Myers, da lì poi partì la cavalcata verso l’oro di Parigi. Tornando ad oggi, è chiaro che non è confortante la sconfitta di qualche giorno fa in amichevole proprio contro i greci che avevano tre assenze pesanti come Antetokounmpo, Sloukas e Mitoglou, pur tenuto conto che noi non avevamo Gallinari. Se dovessimo perdere dipenderà tanto il modo in cui arriverà la sconfitta, viceversa dovessimo vincere sarà importante non montarsi la testa perché il percorso in questo girone è complicato”.

Chi è la squadra favorita per la vittoria finale secondo lei?
“La Serbia, con Francia e Germania sul podio. Ci sono però anche la Lituania, la Lettonia, la stessa Grecia e ci sono tante mine vaganti poi pronte ad esplodere, compresi noi che possiamo stupire”.

Sarà l’ultima manifestazione da CT di Pozzecco?
“Credo di sì. E’ molto probabile che si vada verso la conclusione del rapporto, a maggior ragione se dovesse arrivare una medaglia. Allo stesso tempo, non dovessimo arrivare sul podio, sarebbe la naturale conclusione di un ciclo triennale importante”.

Alessandro Burin

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