Quanto fa discutere il “tema stadi” in Italia? Varese non è certo un’eccezione; anzi, il “Franco Ossola” è di stringente attualità per quanto riguarda la Città Giardino, ma la situazione dell’impianto di Masnago è impantanata in dinamiche burocratiche che stanno rallentando oltre ogni modo la proposta portata avanti da Varese Football Club e Aurora Stadium. Mentre lo stadio di Varese resta ai box, a pochi chilometri di distanza si è arrivati ad un punto di svolta epocale: nella notte tra lunedì e martedì, dopo una maratona di oltre dodici ore, il Consiglio Comunale di Milano ha approvato la vendita dello stadio “Giuseppe Meazza” e dell’area di San Siro a Inter e Milan, le due principali società calcistiche cittadine. Il voto è arrivato alle soglie delle quattro del mattino, con 24 favorevoli, 20 contrari e nessun astenuto. Una seduta infuocata, con la maggioranza di centrosinistra spaccata, decine di emendamenti e tensioni dentro e fuori Palazzo Marino. Ma alla fine, il passaggio è arrivato segnando un momento storico tanto per lo sport quanto per l’urbanistica della città.

Il prezzo dell’operazione è di 197 milioni di euro, cifra che comprende per l’appunto anche le zone limitrofe: l’obiettivo congiunto di Inter e Milan è quello di dare il via libera alla riqualificazione di tutta l’area, demolendo uno dei tempi del calcio italiano per far spazio ad un nuovo impianto moderno da 71.500 posti (progetto affidato agli studi Foster + Partners e Manica). L’iter burocratico partirebbe a breve con l’obiettivo di completare i lavori entro il 2030, anche in ottica di future competizioni internazionali (focus sugli Europei del 2032). Un impianto all’altezza dei grandi club europei, capace di garantire sostenibilità economica e competitività sportiva. Tra i principali promotori del progetto non poteva mancare Giuseppe Marotta, varesino doc nonché attuale presidente dell’Inter che dal 2018 riveste un ruolo di primo piano nel nuovo corso nerazzurro.

E proprio la presenza dell’ex dg biancorosso lega implicitamente due situazioni così vicine e così lontane (sia per categorie d’appartenenza delle realtà calcistiche che per dinamiche burocratiche): se a Varese il sogno stadio viene sempre visto come un miraggio, a Milano si può ora iniziare a parlare di certezze. La speranza, oggi più che mai, è che l’esempio milanese serva da stimolo anche per la politica varesina. Lo sport può e deve essere motore di riqualificazione urbana, ma servono visione, volontà, concretezza e unione d’intenti: qualche passo in avanti c’è stato, riconosciuto anche dai vertici del Varese Football Club, ma si è ancora lontani da un dunque. Mentre San Siro cambia pelle, l’Ossola resta impantanato. E a rendere ancora più amaro il confronto è proprio il legame che unisce le due città attraverso una figura come Marotta: un professionista capace di traghettare l’Inter verso un futuro sostenibile, mentre nella sua città natale il passato continua a pesare sul presente.

Matteo Carraro

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