Giornata di presentazioni in casa Pallacanestro Varese, al plurale, perché il club biancorosso dà il benvenuto ufficiale non solo a Olivier Nkamhoua, ma anche al nuovo Top Sponsor Birrificio Angelo Poretti, storica realtà birraia della provincia di Varese, nella sede di Induno Olona.


Ad aprire la conferenza stampa è stato il General Manager biancorosso Maksim Horowitz: “Siamo molto felici di presentare Olivier oggi. È arrivato una settimana fa e ha già fatto capire quale impatto può avere nella nostra squadra. Ha fatto un grande Europeo con la Finlandia, noi possiamo offrirgli un percorso di crescita importante e fargli fare quello che gli serve per migliorare, facendo anche crescere la squadra il più possibile grazie al su apporto. Siamo concentrati su questo e non pensiamo a possibili offerte di altre squadre per lui.”

NKAMHOUA

“Sono qui ovviamente per giocare a basket, ma anche per la comunità, l’ambiente e la storia del club. Sono giovane e penso di poter utilizzare questa esperienza a Varese per migliorarmi individualmente, ma allo stesso tempo voglio aiutare il club a raggiungere i migliori risultati.”

LA SUA VITA PRIMA DI VARESE: “Prima di giocare a basket, giocavo a calcio ma non ero bravo. Mio papà giocava a basket e, grazie a questo sport, ha conosciuto mia mamma e mi ha avvicinato alla pallacanestro. Ho iniziato a giocare a basket a 12 anni: il movimento non era ancora il massimo in Finlandia, mentre ora è cresciuto molto. Appena ho iniziato a giocare, ho trovato subito un grande feeling con questa disciplina. A 17 anni sono andato in America per fare High School e University; l’anno scorso poi ho fatto il mio primo anno da professionista in Germania, a Chemnitz.”

COSA LO HA PORTATO QUI: “La decisione deriva dai dialoghi con i GM, il coach e dalle confidenze che ho avuto con quelli Rannikko in Nazionale, persona che reputo molto importante per la mia crescita. Mi ha raccontato — e ho percepito anche dalle chiamate con gli altri — la cultura che c’è in questa società e questo mi ha convinto a venire qui”.

SULLA SCONFITTA DI MERCOLEDÌ: “E’ stata una partita inaccettabile da parte nostra. Venivamo da due buone prestazioni in Grecia, e non abbiamo giustificazioni per quanto accaduto mercoledì, ma penso che una batosta così ci sia servita per guardarci in faccia e trovare una spinta maggiore e diversa per quello che ci chiede il coach e che tutti vogliono da noi.”

A LIVELLO TECNICO, COSA PORTA ALLA SQUADRA: “Posso giocare in diverse posizioni, ma sicuramente sono un numero 4, ruolo che esalta le mie doti fisico-atletiche. Sono però allo stesso tempo molto versatile: posso giocare da 5, da 3, in post basso, come shooter, o come assiste man per i compagni. In difesa posso cambiare su quasi tutti, dai lunghi più grossi agli esterni più agili.”

SE SI SENTE CRESCIUTO DOPO L’EUROPEO: “Questa esperienza è stata bellissima ed incredibile e la prima cosa di cui ti rendi conto è che ci sono le categorie nel nostro sport. Ti rendi conto di quanto siano distanti questi livelli l’uno dall’altro e quanto lavoro ci sia da fare per salirli. L’esperienza più grande che ti porti dietro nel giocare contro giocatori grandissimi è il saper gestire i momenti della partita.
Una delle cose più importanti che mi è rimasta del marcare Jokic o Antetokounmpo è l’aver visto che tipo di giocatori sono adesso rispetto a quando sono usciti dal college e questo ti insegna che chiunque può e deve sempre migliorare.”

L’NBA COME IDEA NEL FUTURO: “Sì, certo.”

SE DOVESSE ARRIVARE UN’OFFERTA DALL’EUROLEGA ANDREBBE O NO: “Sono felice di essere qui.”

IL PRIMO IMPATTO CON COACH KASTRITIS E LE RICHIESTE FATTEGLI: “Ci sono alcune situazioni che devo assimilare, ma le richieste a livello generale che mi ha fatto, anche solo parlando al telefono, sono molto ragionevoli.
Penso che tutti debbano essere contenti di sentire questo tipo di indicazioni, perché il basket è semplice: puoi giocare in tanti modi, ma se non giochi di squadra non vai da nessuna parte. Stiamo cercando di affinare questa chimica di gruppo.”

L’USANZA CHE AVEVANO AD EUROBASKET DI PRENDERSI A SCHIAFFI PRIMA DI ANDARE IN CAMPO: “Prima della gara con la Polonia, il nostro capitano mi ha tirato uno schiaffo, allora gli ho chiesto come mai l’avesse fatto solo a me, così lui l’ha fatto anche a tutti gli altri, abbiamo vinto ed abbiamo così deciso di tenerlo come rituale pre allenamento o partita”.

GRINTA E RESILIENZA: VALORI DA PORTARE DALLA FINLANDIA A QUI: “Sono valori che derivano dalla storia della nostra Nazione, che ha dovuto superare momenti difficili, insieme. È chiaro che è qualcosa che ci può aiutare a fare bene: tornando a mercoledì, penso che il problema sia stato proprio il fatto che, in questo momento, ci manca una vera e propria chimica di squadra.
Ci manca una durezza di gruppo. Al momento siamo tante individualità, ma non siamo ancora un gruppo unito.
Stiamo lavorando sull’attitudine di squadra: faccio sempre l’esempio delle dita di una mano che possono essere tutte forti, ma singolarmente si possono rompere, mentre se le chiudi in un pugno, non si rompono più.”

SU QUALI ASPETTI PENSA DI DOVER MIGLIORARE: “È una domanda difficile, perché sono un giocatore che vuole migliorare sotto tutti i punti di vista. Se devo però cercare un aspetto in particolare sul quale voglio crescere più degli altri, è la capacità di lettura dei vari momenti della partita: quando prendere un tiro, quando fare un passaggio, quando fare uno scivolamento o aiutare un compagno.”

Alessandro Burin

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