
In una Pallacanestro Varese che cerca la sua vera identità di squadra c’è una serie di singoli che non è ancora al massimo della propria forma ed espressione tecnico-tattica in campo ed uno di questi è senza ombra di dubbio Elisée Assui. Il giovane giocatore azzurro, fresco campione d’Europa con l’Italia Under 20, ha infatti vissuto un precampionato sottotono rispetto agli standard cui aveva abituato tutta Varese e con cui aveva stupito lo Stivale intero.
Chiaro che, il fatto di non essersi mai praticamente fermato quest’estate, stia pesando e non poco probabilmente più sulla testa che sulle gambe del giocatore ma è fuor di dubbio che questo non può essere l’Assui a cui la società biancorossa vuole delegare un ruolo di primaria importanza durante questa stagione che, dopo l’exploit di quella appena passata, si configura come la più difficile nella carriera di Eli.
Più difficile perché il secondo anno non è mai come il primo e se nella passata stagione tutto ciò che arrivava era ben accetto, quest’anno le aspettative, le richieste e le attenzioni degli avversari son ben diverse rispetto a quelle di un semplice sparring partener in un contesto dove non aveva grandi responsabilità. E’ la dura vita del gioiello, del talento, del giovane virgulto che ha dimostrato ampio margine di crescita di un potenziale, a livello di giocatore, veramente enorme.
Potenziale, però, tutt’ancora da sviluppare e da costruire, soprattutto in attacco, partendo, anzi ri-partendo, da quella fame, garra, aggressività e spregiudicatezza difensiva che nella scorsa annata erano state suo segno distintivo e gli avevano permesso di scalare via via sempre più posizioni arrivando fino a conquistarsi, di diritto, un posto in quintetto.
In queste 9 amichevoli di precampionato questo lato di Assui è venuto fuori molto meno: vuoi anche perché il contesto, al momento, di squadra non è sicuramente dei migliori, ma è chiaro che per diventare tale c’è anche bisogno che lo stesso Elisée alzi il suo livello di efficacia, soprattutto difensiva, per un gruppo che ha subito davvero troppi punti in questa preseason per quelle che sono le richieste del suo allenatore.
La fama e la notorietà raggiunte possono aver pesato sulla testa del ragazzo in questi mesi, unite alle sirene NIL che lo hanno visto al centro della cronaca mercatara per tante settimane? Sicuramente sì, com’è normale che sia per un ragazzo di nemmeno 20 anni che è chiamato ad abbandonare la sua isola che non c’è per diventare quell’uomo che tutti si aspettano e per prendersi quel ruolo nella Pallacanestro Varese 2025/2026 che si è conquistato di diritto l’anno scorso partendo, anzi, ri-partendo, da quella fame, garra, aggressività e spregiudicatezza difensiva che nella scorsa annata ne avevano contraddistinto il rendimento.
Alessandro Burin