
Da Bergamo a Bergamo, il primo scaglione importante del precampionato della Pallacanestro Varese è passato tra queste due partite (escludendo ovviamente il test a porte chiuse con SAM Massagno che è valso nulla più di un allenamento). Un primo periodo di lavoro e di partite, quello biancorosso, molto intenso e che ha posto l’accento sulle prime considerazioni importanti in vista del campionato ormai sempre più alle porte.
Tra queste, ovviamente, vi è la condizione attuale di Stefan Moody: il playmaker statunitense, che proprio nella gara dell’Itelyum Arena contro Bergamo aveva stupito tutto il pubblico di Masnago per la prolificità espressa, soprattutto nel tiro da tre punti (cosa inusuale per lui, visto che la sua carriera parla di un giocatore molto più penetratore che tiratore da oltre l’arco), è andato via via spegnendosi nelle ultime tre gare giocate contro Tortona, Cremona e proprio ieri, domenica 14 settembre, Bergamo, match chiuso ampiamento in anticipo con l’uscita per 5 falli a inizio terzo quarto.
Tre partite nelle quali di quella leadership, esperienza e qualità tecnica si è visto ben poco se non nulla ma ancor meno è stato l’impatto fisico che il giocatore ha avuto. Un Moody apparso costantemente stanco, poco reattivo e poco integrato in un sistema di gioco e di squadra che fa proprio dell’intensità e della voracità difensiva le sue basi fondanti. Problematiche che hanno influito in maniera considerevole sulle prestazioni della squadra che, già orfana di Nkamhoua e nelle ultime due partite anche di Alviti, con un Freeman alla ricerca della forma migliore dopo il lungo infortunio al tende d’Achille, si è trovata smarrita senza una vera e propria guida tecnica e caratteriale da poter seguire.
Una situazione certamente figlia di una preparazione molto importante ed intensa a cui lo staff sta sottoponendo la squadra per mettere nelle gambe tutta quella benzina che servirà ai ragazzi di coach Kastritis per dare sempre il 100% ed oltre in ogni match per cercare di essere davvero competitiva (mantra, questo, proprio del coach greco): contingenza che si lega poi al fatto che Moody è anche il giocatore più anziano del gruppo e quindi fisiologicamente ha bisogno di un periodo più lungo per assorbire i carichi di lavoro.
Se quindi la parte fisica è giustificabile, quella a livello di atteggiamento e di body language meno, perché se le gambe non vanno deve essere la testa a fare la differenza anche quando la fatica è davvero molta. E’ chiaro che i biancorossi non possono prescindere da un giocatore come lui, visto il suo bagaglio a livello di carriera e visto il peso che in questo momento ha nella squadra, con un Freeman che non può dare ancora il 100% (condizione che probabilmente ritroverà solo a dicembre, ndr) e un Moore altalenante che ha bisogno di un sparring partner costante e di livello.
Questo non può essere il vero Stefan Moody ma questo è quello che è oggi Moody ed allora non resta che questa settimana di allenamenti in attesa della partenza per il torneo in Grecia di venerdì 19 e sabato 20, dia nuova linfa al playmaker americano, per cercare di vivere una parte finale di precampionato di slancio in vista dell’appuntamento del 5 ottobre, quando si inizierà a fare sul serio e di spazio per scuse varie o attenuanti non ce ne sarà più.
Alessandro Burin