Tempo di pagelloni di fine stagione in casa Pallacanestro Varese. In un’annata che ha visto passare ben 18 giocatori tra le fila biancorosse, dopo i voti di metà stagione, facciamo il punto al termine di un’annata travagliata conclusa, però, con la salvezza ed il 12esimo posto in classifica, miglior piazzamento degli ultimi anni.

AKOBUNDU-EHIOGU 6.5

Come un fiore è sbocciato a primavera dopo una prima parte di stagione complicata, vissuta tra il fisiologico periodo di ambientamento in un campionato nuovo e altamente competitivo ed un sistema di gioco in cui il colmare le sue lacune difensive non era certo il pensiero principale; sotto la guida di coach Kastritis ha trovato la sua vera via, crescendo a dismisura sia in termini tecnici che tattici e rappresentando un elemento centrale nella salvezza del club biancorosso.

HARRIS 5

Non cambia, ovviamente, il giudizio datogli nelle pagelle di metà stagione: in pochi mesi a Varese ha dimostrato di essere ancora troppo poco consistente per un livello di basket come quello della Serie A. Altalenante nelle prestazioni, non ha saputo dare quell’equilibrio che, ad esempio, ha dato Mitrou-Long.

ALVITI 8.5

La sua miglior stagione a livello personale, il totem intorno al quale ha ruotato la salvezza della Pallacanestro Varese, un leader tecnico e caratteriale che ha saputo guidare i compagni anche nei momenti più difficili in campo così come nello spogliatoio. Arrivato a Varese con la mission di rilanciarsi, ci è riuscito in pieno, trovando anche quella dimensione di capogruppo che nelle esperienze maturate finora non aveva mai mostrato. Con Kastritis l’amore è sbocciato subito e questo può essere, forse, il filo conduttore per la permanenza ai piedi del Sacro Monte.

MITROU-LONG 7

Perché si è preso l’onere e l’onore di guidare la Pallacanestro Varese verso la salvezza prendendo le redini di una cabina di regia smarrita, orfana di un vero e proprio leader in grado di dettare la direttrice del gioco e del ritmo alla squadra. Non sempre lo ha fatto bene, diversi sono stati gli alti e bassi in questi mesi ma senza dubbio la nuova filosofia biancorossa basata principalmente sulla difesa ha trovato in lui un chiaro rappresentante di quel gioco grazie al quale Varese si è salvata e che incarna perfettamente il diktat di coach Kastritis che lo ha voluto fortemente ai piedi del Sacro Monte e che gli ha consegnato le chiavi non solo di questa salvezza ma anche del suo destino in panchina.

MANNION 4

Copia incolliamo il giudizio dei pagelloni di metà stagione: non per le giocate in campo, da grandissimo giocatore quale è e si sta dimostrando anche in una realtà di Eurolega come Milano, ma per quanto fatto fuori dal parquet e nello spogliatoio. Dopo aver accettato il ruolo di capitano della squadra e di una piazza intera, ha abbandonato la nave alla prima occasione senza nemmeno troppe remore: la crescita di un giocatore passa anche da scelte come queste e sicuramente se Varese deve essere grata a Mannion per la salvezza della scorsa stagione, il Red Mamba deve dire grazie ai biancorossi per averlo rilanciato dopo il tunnel nel quale tre Virtus Bologna e Baskonia era entrato. Un pizzico di riconoscenza in più non avrebbe guastato.

GRAY 4

La seconda più grande sconfitta del mercato biancorosso non solo per quanto mostrato in questa stagione quanto per avergli fatto firmare un biennale garantito dal quale non sarà affatto semplice svincolarsi. Arrivato come uno degli elementi di maggior spicco per esperienza e caratteristiche della Varese difensiva che voleva coach Mandole, ha finito per arenarsi, nella seconda parte di stagione, in una serie infinita d’infortuni che gli hanno fatto saltare praticamente gli ultimi due mesi di campionato, settimana più o settimana meno. Problemi fisici ma anche psicologici di un giocatore entrato in un tunnel dal quale è difficile uscire ma che certamente nulla ha portato alla causa varesina, nemmeno quando stava bene.

BRADFORD 5.5

Arrivato il 26 dicembre in sordina dall’ultima squadra di A2 (Piacenza, ndr) fino alla sosta per la Coppa Italia aveva portato tutto ciò di cui quella Varese di fine ciclo di Mandole aveva bisogno, ovvero equilibrio e logica in una regia intasata dai concetti estremizzati del Moreyball biancorosso. Con l’arrivo di Kastritis ed il cambio ruolo obbligato nelle prime partite, in cui Desonta si è ritrovato a fare l’ala piccola (ruolo per lui assolutamente non interpretabile per caratteristiche) il rendimento è andato grandemente a scemare, figlio anche di un rilassamento psicologico legato al rinnovo automatico del contratto fino a fine stagione che è apparso evidente a tutti.

TYUS 6

Un vecchio saggio portato ad insegnare qualcosa ai più giovani, soprattutto in termini di leadership, etica del lavoro e carisma in campo. Che non sia più nel fiore degli anni è evidente a tutti, che il cambio di allenatore con l’avvento di Kastritis ed una crescita smisurata della mole di sforzo fisico richiesta, soprattutto in difesa rispetto a quanto gli veniva chiesto da Mandole, lo abbiano via via sempre più messo in difficoltà, anche; però è altrettante indubbio notare come la sua presenza abbia permesso a Kao di crescere, come abbia spesso dato l’unica vera dimensione fisica in area, come abbiamo sensibilmente contributo a migliorare l’efficacia a rimbalzo ed in termini di presenza dei biancorossi sotto le plance dove, per metà stagione, sono stati bullizzati a destra e a manca da tutti gli avversari.

SYKES 4

Come il meme che ti fa vedere un prodotto di altissimo livello quando lo ordini e la copia decisamente più scadente quando ti arriva a casa: ecco il suo passaggio a Varese è stata la scelta più errata di tutta la stagione del management biancorosso nel rapporto qualità-prezzo e rendita generata. Un giocatore ormai completamente distaccato fisicamente, tecnicamente e mentalmente da quello che è un contesto di basket come quello italiano, a maggior ragione per una squadra chiamata a combattere ogni giornata come quella biancorossa.

Alessandro Burin

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