Seconda parte del pagellone di fine stagione di casa Pallacanestro Varese, dove non solo chiudiamo le valutazioni sul roster ma andiamo anche a livello di panchina e società.

ANTICEVICH 5

Non vogliamo essere troppo cattivi anche perché sarebbe ingeneroso: arrivato ad inizio aprile dopo essere stato fermo dal 5 febbraio, non ha avuto nemmeno il tempo di mettersi in forma fisicamente, indispensabile per lui che, tecnicamente, aveva davvero poco da offrire. Un passaggio che non ha lasciato segno né in positivo né in negativo.

LIBRIZZI 8

Prima stagione da capitano, prima chiamata in Nazionale, prima annata da vero leader caratteriale della squadra, primo campionato chiuso con cifre da vero giocatore senior. Un’esplosione così nessuno se la sarebbe aspettata, nemmeno Libro che ha vissuto un sogno ad occhi aperti fatto però di tantissima concretezza, nel lavoro e nella serietà quotidiana messa ogni giorno in allenamento, in primis per recuperare dal brutto infortunio alla spalla e poi per reggere il peso di essere il nuovo simbolo di una tifoseria ma anche della stessa squadra, smarrita dopo l’addio di Mannion. Il cuore varesino che ha saputo andare oltre la logica e che ha trovato la sua sublimazione in un contesto che per lui è casa e che per tale motivo porta con sé un carico emotivo estremamente superiore a qualunque altro, soprattutto in termini di responsabilità.

VIRGINIO 6

Per la risposta che dà a sé stesso ed alla squadra nel momento del bisogno in cui Kastritis lo chiama in causa e lui risponde presente. Ora il destino lo ha portato lontano da Varese dove finalmente riuscirà, forse, a dimostrare quanto vale dopo troppi anni passati in panchina solo a fare numero, un posto stretto per un ragazzo giovane dalle grandi doti atletiche e fisiche che ha tutto da poter e dover dimostrare.

ESPOSITO 6

Poche parole, tanto lavoro ed un futuro tutto da scrivere. Le prospettive ci sono tutte, la testa è quella giusta, la mano va aggiustata ma Esposito ha tutte quelle caratteristiche che piacciono al club biancorosso per poter sviluppare in casa un nuovo talento azzurro da rendere pedina centrale per la squadra 2025/2026. L’apporto in questo finale di annata è stato limitato, vuoi per le contingenze di classifica, vuoi per la necessità di trovare in brevissimo tempo il giusto posto al sole in una realtà di campionato e di livello competitivo estremamente differente da quella dell’A2 dalla quale proveniva. Però, come dicevamo all’inizio, la prospettiva di aver pescato un ottimo elemento sul mercato ci sono tutte, ora andranno coltivate e portate poi sul parquet.

ASSUI 8

Trovate un altro 2006 in giro per l’Italia che giochi in quintetto; trovatelo, poi, che stia in campo con la stessa naturalezza che Big Eli, al primo anno da professionista della sua carriera, ha mostrato fin dal principio. Prima sotto l’ala protettrice di coach Mandole che sapientemente lo ha cresciuto e ne ha dosato l’inserimento graduale in squadra, dandogli il giusto timing per esplodere e poi sotto gli ordini di coach Kastritis, con cui si è preso la titolarità senza più mollarla. A livello offensivo deve ancora crescere e probabilmente lo farà, ahinoi, lontano da Varese, mentre difensivamente e fisicamente ha compiuto passi da gigante che ne hanno permesso l’esplosione, scrivendo uno dei più bei capitoli di sviluppo che il club sia mai riuscito a portare a termine.

FALL 6

Un grazie per l’impegno e per la dedizione al lavoro ma nulla più per lui che è stato preso all’ultimo per tappare un buco, quello lasciato da Okeke, che mai avrebbe potuto colmare, nella consapevolezza di staff e dirigenza.

BROWN 4

Da importante conferma a fragoroso flop, il passo è stato breve per lui che ha mostrato tutti quei limiti più caratteriali figli dell’età per un ragazzo di 23 anni che non aveva più voglia di rimanere a Varese da quest’estate. Mai scattato il rapporto con coach Mandole, il passo naturale delle cose è stato l’addio che però lascia un grande senso di amarezza ed incompiutezza, per un giocatore dalle qualità fisiche e tecniche di sicuro sviluppo, come sta dimostrando a Trapani.

HANDS 9

Dalle sue mani è passata la salvezza della Pallacanestro Varese. Lo dicono i numeri: 19.3 punti, 4.8 assist e 4.1 rimbalzi di media in stagione con i 42 punti della vittoria decisiva con Scafati in casa a sublimare il tutto. Lo dicono i riconoscimenti: capocannoniere del campionato. Lo dice quello che ha mostrato il campo, che poi è giudice insindacabile nello sport, con il numero 50 che dall’arrivo di Kastritis in poi ha trovato una dimensione totale di gioco impressionante, che ha segnato il destino di Varese e che, al tempo stesso, ne segna il suo futuro, verso lidi diversi per ambizioni, soldi e competitività a livello europeo rispetto al club di Piazzale Gramsci.

JOHNSON 5

Perché dal Nino bis ci si sarebbe tutti aspettati di più. Decisivo e determinante quando ha saputo rimanere ben settato nel contesto, come le gare con Virtus Bologna ed Olimpia Milano in casa e Dinamo Sassari fuori, dimostrano: vittorie che portano il suo marchio indelebile ma che restano gli unici, seppur fondamentali per il destino di Varese, acuti del suo ritorno a Masnago, finito in burrasca con la decisione del club di metterlo fuori squadra.

MANDOLE 5

Perché se al giro di boa del campionato 12 punti e tre vittorie consecutive, con una posizione di classifica più che serena gli facevano meritare una sufficienza piena in pagella, il trend da Pistoia in poi, con conseguente esonero, non possono che cambiare il giudizio del coach argentino che dà esordiente ha palesato tutti i limiti figli della poca esperienza ma anche di un sistema di gioco che con i suoi principi seguiti in maniera pedissequa stava portando nel baratro Varese e che il suo gesto di amore verso la società, quale rassegnare le dimissioni, ha contributo in grande parte ad evitare.

KASTRITIS 10

Ha accettato una sfida complicatissima, l’ha vissuta sempre con grande sicurezza nella propria cultura del lavoro e filosofia di gioco, è riuscito a dare un’identità nuova ad un gruppo smarrito ed orfano di una vera e propria anima, oltre che di un senso di squadra fino a quel momento assai poco conosciuto. Ha riportato la gente di Masnago ad identificarsi nella squadra, nel sudore, nella fatica e nel sacrificio che veniva espresso in campo, ridando alla gente di Varese quell’identità di squadra capace di dare tutto in campo indipendentemente dall’avversario. E’ riuscito ad elevare il valore di tanti giocatori e soprattutto ha centrato la missione salvezza, divenuta ad un certo punto quasi insperata, dando una nuova via di speranza in vista del futuro che riparte da lui e dalla sua cultura, quanto mai perfettamente incline all’essere Pallacanestro Varese.

SOGOLOW E HOROWITZ 5

Troppi errori, prima della redenzione sulla via di Salonicco, che hanno portato al mea culpa di febbraio, culminato con l’arrivo di coach Kastritis e con una nuova cultura di lavoro e filosofia di gioco, scelta per la quale si meritano certamente elogi. Chiamati ora alla prova del nove in un mercato estivo in cui tutti gli errori commessi in questa stagione, più e più volte a livello di scelte, non saranno tollerabili.

SCOLA 6.5

Come detto a metà stagione, non entriamo nel merito della dimensione extra campo, dove il lavoro di El General da quando è arrivato sta portando grandissimi benefici a tutto il mondo Pallacanestro Varese ed è solo da elogiare ma richiederebbe una valutazione ben diversa e molto più approfondita, ci soffermiamo alla dimensione sportiva di un progetto che aveva toccato il fondo e che ha dovuto e saputo cambiare rotta, imboccando una strada nuova sotto tanti punti di vista e che si è rivelata finora più che proficua. Tanto del voto va però a quella settimana post sconfitta con pesantissima contestazione con Cremona, nella quale Scola ha saputo fare tutte le mosse giuste per compattare il gruppo (inteso società, staff e squadra) dandogli la spinta decisiva per la salvezza, dimostrata poi nella gara perfetta contro Napoli che è stato il vero punto di svolta della stagione. Ora la speranza è che finalmente la componente sportiva e dei risultati, che è la principale per chi fa sport, possa andare di pari passi alla dimensione extra campo, per un progetto chiamato ad una crescita abbastanza sostanziale dopo 3 anni, l’ultimo dei quali chiuso, sportivamente parlando, come uno dei peggiori della storia della Pallacanestro Varese, con 20 sconfitte su 30 gare di campionato.

Alessandro Burin

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