E’ una crisi senza fine quella di Justin Gray con la maglia della Pallacanestro Varese. L’ala americana neanche sotto la nuova gestione di Kastritis (dopo due settimane di allenamento piene ed una partita) è riuscito ad invertire il trend negativo che da settimane ne sta contrassegnando le prestazioni.

Un momento no che è stato punto di rottura anche della gestione Mandole, che lo ha sempre difeso anche nel momento in cui incombeva il turnover, preferendolo sempre ad altri giocatori (vedasi Gabe Brown), dandogli massima fiducia senza però che vi sia mai stato un concreto ricambio della stessa in campo.

Così i biancorossi speravano che con l’avvento di un allenatore che fa della difesa il punto di partenza del suo gioco, un giocatore come Gray preso proprio per la sua attitudine e propensione al lavoro nella propria metà campo potesse svoltare: ed invece la prova di Trapani è stata tra le più negative dell’ultimo periodo, tenendo conto che anche Virginio, finora inutilizzato in stagione, è riuscito a portargli via minuti preziosi, a ragione, visto il rendimento davvero mediocre in campo di Gray, soprattutto in attacco, dove non si è mai mostrato pericoloso e non è mai riuscito a mettere sotto pressione il diretto avversario.

Non parliamo poi del lato caratteriale, tratto distintivo della Varese di Trapani, che è completamente mancato in un giocatore che invece avrebbe dovuto rappresentare una delle colonne a livello di personalità ed esperienza del gruppo. Nino Johnson rimane fuori squadra e al momento non in ottica di reintegro (gravano, lo ricordiamo, gli strascichi dello screzio con Hands avuto a Pistoia), e molti si chiedono perché ed il discorso è legato ad alcune variabili come la situazione contrattuale, che vede Gray sotto contratto con opzione anche per la prossima stagione oltre che di una puramente tattica e di applicazione alle regole del coach: al momento infatti Kastritis preferisce avere un giocatore “soldato” predisposto a seguire in maniera pedissequa le regole che vengono impartite, piuttosto che un anarchico, certamente più talentuoso ma meno incline a rimanere in un contesto tattico definito. La scelta quindi passa anche e soprattutto dal coach, per una decisione non facile ma cruciale in vista del finale di stagione.

Tenuto conto, però, delle grandi difficoltà nel reperire un 4 sul mercato da parte della società, la posizione di Gray diventa sempre più importante per una Varese che non può pensare di lasciare tutto il peso di un doppio ruolo (quello di ala piccola e grande) solo sulle spalle di uno straordinario Alviti che, per continuare a performare così, ha bisogno di un ricambio che sia di livello, cosa che al momento non riesce ad essere Gray ma di tempo, per aspettare un suo risveglio, non ce n’è più.

Alessandro Burin

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