
La regia della Pallacanestro Varese nelle mani di Stefan Moody. Esperienza, qualità e leadership al servizio della causa biancorossa per un giocatore giramondo che arriva ai piedi del Sacro Monte con la missione di guidare la riscossa biancorossa dopo due stagioni più che tormentate. Ma che tipo di giocatore è veramente Stefan Moody? Proviamo a scoprirlo.
Moody, classe 1993, è un playmaker realizzatore: lo dicono i numeri (costantemente ben oltre i 10 punti di media dal suo arrivo in Europa), e lo dice il suo modo di giocare, uno che tiene tanto la palla in mano e soprattutto che si prende molti tiri a partita. Non un grandissimo realizzatore da oltre l’arco (ha sempre viaggiato più o meno tra il 30/40% in questa statistica), tante (la maggior parte) conclusioni le prende in attacco al ferro. Una delle sue qualità principali, infatti, è proprio la rapidità e l’incisività con cui è capace di ribaltare il fronte dell’azione, puntando a penetrare l’area avversaria per cercare un rapido appoggio al ferro.
Moody è un giocatore che ama viaggiare su ritmi alti: si noti bene, viaggiare lui, non far viaggiare la squadra. Al di là di quanto la collocazione in campo possa indicare, infatti, Moody è un playmaker poco passatore e molto più “opportunista”: gioca poco in pick’n’roll e non è uno che ama troppo far girare la palla. D’altro canto, però, come dicevamo sopra, è davvero eccezionale nel rompere il ritmo di gioco, elevando la velocità della manovra in maniera impressionante, andando spesso a prendersi/crearsi soluzioni di tiro nei primi 8 secondi dell’azione. Detto questo, parliamo comunque di un giocatore che negli ultimi anni ha viaggiato sempre intorno ai 5/6 assist di media ma che perde anche circa tre palloni a partita, figlie, spesso, della velocità con cui cerca la giocata.
Un giocatore con buona tempra caratteriale e con grande leadership tecnica, come d’altronde il suo modo di giocare sopra descritto va a definire. Moody, diversamente da quanto la sua stazza possa indicare (178cm) è un giocatore molto solido e atletico, che ha grandissima propensione anche nell’andare a schiacciare. Un profilo diverso da Mitrou-Long, soprattutto per l’efficacia offensiva ma che assomiglia all’ex play biancorosso per l’atteggiamento difensivo, diretto alla pressione costante sul primo portatore di palla avversario: un elemento di esperienza al quale affidare le chiavi del gioco della Pallacanestro Varese firmata Kastritis 2.0.
Alessandro Burin