Dopo aver chiuso al stagione da allenatore del Varese nelle ultimissime partite della Serie D 2024/25, Alessandro Unghero ha scelto di mettersi in gioco a 360°: la vocazione da mister è rimasta (e continuerà a coltivarla cogliendo qualsiasi opportunità), ma nel frattempo l’ex tecnico biancorosso si è messo in proprio lanciando la sua attività di consulenza con percorsi dedicati a qualsiasi esigenza per ottenere il massimo in ogni contesto nel lavoro, nello sport e nella vita relazionale.

Performance, benessere ed evoluzione sono infatti le parole chiave che Alessandro Unghero usa per descrivere il proprio operato (qui il link), volto ad aiutare chiunque a raggiungere e vivere pienamente i propri obiettivi. “Questo progetto mi ha sempre accompagnato – spiega l’ex allenatore biancorosso –: è il percorso di formazione che ho portato avanti parallelamente al ruolo di allenatore. L’uno non esclude l’altro: anzi, nella mia visione ho sempre ritenuto che per poter essere un allenatore efficace bisognasse capire come funzionano determinati aspetti mentali ed emotivi. Arrivando dal settore giovanile (prima di Varese Unghero è stato per 7 anni nel vivaio della Fiorentina per poi passare una stagione all’Empoli, ndr), in cui il ruolo non è tanto quello di allenatore quanto di formatore/educatore, questo passaggio è determinate per poter essere realmente d’aiuto ai ragazzi. Con questo progetto corono anni di studi, iniziati dal percorso universitario di Scienze Motorie e proseguiti con un corso di Counseling Psicocorporeo della durata di quattro anni, un altro Master di due anni e un corso di Mental Coach specifico, dando così un’identità specifica a tutto il mio percorso”.

E la carriera da allenatore?
“Procederà ancora una volta in parallelo. Quest’estate c’è stato qualche contatto con alcune realtà, ma alla fine non si è fatto nulla di concreto: per come sono fatto non voglio trovare una panchina perché devo, ma ho bisogno di un progetto giusto che mi possa aiutare a portare avanti la mia visione. Di sicuro non ho messo da parte il mio lavoro da allenatore; al contrario, quanto sto facendo assume un’importanza specifica a tal proposito”.

L’offerta formativa proposta non è solo limitata all’ambito sportivo, ma si estende anche ad altre realtà: perché?
“I miei studi mi hanno permesso di comprendere l’importanza della combinazione tra prestazioni fisiche, emotive e mentali per migliorare i risultati in modo concreto. Nel mio passato da formatore sportivo e match analyst ho avuto modo di approfondire questa interazione, potenziandola nei successivi studi di mental coaching e counseling psico-corporeo. Nel frattempo, ho definito una visione olistica, il fulcro di un metodo innovativo che può essere applicato con successo anche ad altri sfere. Pertanto, mi rivolgerò a tre ambiti ben delineati: sportivo, aziendale e personale”.

Andiamo a sviscerarli, partendo ovviamente da quello sportivo.
“Mi propongo per migliorare le figure di chi fa formazione per i ragazzi, includendo gli stessi giovani atleti in questo processo; mi piacerebbe, e per quanto delicato ci tengo davvero tanto, estendermi anche al mondo dei genitori. L’obiettivo è quello di fare in modo che le società possano davvero investire sui propri settori giovanili affidandosi a figure compenti che possano realmente contribuire alla crescita e al benessere dei ragazzi. Mi muoverò per trovare realtà sensibili a queste esigenze, ma mi rivolgerò anche a giocatori adulti che fanno sport come lavoro: avendo avuto esperienze da mental coach, so quanto alcuni possano aver bisogno di questo aspetto”.

Per quanto riguarda l’ambito aziendale?
“L’esperienza del mondo sportivo può esser messa al servizio delle aziende lavorando sul team building, sulla leadership, sulla motivazione e sulle capacità di problem solving. In tal senso creerò programmi mirati di formazione sui vari ruoli basandomi proprio sul vissuto del mondo sportivo: ciò si può rivolgere sia a chi è titolare di un’azienda sia a chi è dipendente perché, a prescindere dalla tipologia d’impresa, il lavoro di gruppo fa la differenza”.

Ultima, ma non meno importante, la sfera personale.
“La premessa è che non parlo di psicologia, dato che i suoi campi d’azione sono ben delineati e io mi muovo in quelli che sono i confini della mia professione certificata: il life coach. Tutto il mio percorso di studi e la mia esperienza si focalizza su temi di aiuto e di supporto alla persona in merito alla gestione di problematiche di vita quotidiana, contribuendo ad una sua crescita personale”.

Quali saranno i primi passi di questa nuova attività?
“I primi feedback ci sono stati e non posso che essere incoraggiato a proseguire con entusiasmo su questa strada. Chiaramente l’estate, causa ferie, è un periodo particolare, ma ho già in agenda alcuni appuntamenti con società interessate al mio lavoro per quel che riguarda il settore giovanile e non mancano altre situazioni di potenziale interesse. Nel frattempo, come detto, resterò vigile sul mercato allenatori: senza fretta, aspetterò l’occasione giusta”.

Matteo Carraro

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