Il diavolo si nasconde davvero nei dettagli. Ma benedetto Romairone, dovevi proprio scegliere il ritorno dei playout per segnare il tuo primo gol tra i pro? Il riferimento è ad Alessandro, figlio di quel Giancarlo ex biancoblu, ieri in evidente conflitto di interessi emotivi quando l’abbiamo incrociato nel post partita del “Piola”. Insomma, il calcio è beffardo. Ma anche tremendamente cinico. Ed una stagione balorda come quella della Pro Patria non poteva che chiudersi coerentemente con la retrocessione.

Certificata al termine di 180’ che hanno sublimato i limiti della squadra. Per nulla inferiore alla Pro Vercelli (anzi). Ma incapace di tradurre in fatturato sul campo la propria dimensione tecnica. Un difetto di fabbrica che non si è riuscito (o potuto) ricondizionare. E adesso? Già, la domanda è una e una sola. Cosa accadrà al club di via Cà Bianca dopo il ritorno in Serie D?

Per colpa di chi?                   

Dare le colpe non serve a nulla. Stabilire le responsabilità o valutare gli errori è invece decisamente più utile. Anche ieri Sandro Turotti ha portato la croce per tutti. Lo imponeva il ruolo di Direttore. Soprattutto, se lo è imposto il professionista. Perché pasta umana e spessore tecnico non sono mai stati in discussione. Al di là di quanto sia andato storto in questo Campionato. Anche per alcune scelte del Biellese. Giunto alla sua prima retrocessione in carriera. Spigolatura che dice tutto dell’unicità del 2024/25 biancoblu.    

Se mi lasci non vale

Ma la delusione della sconfitta ha portato con sé anche una diversa sfumatura delle parole del DS in Sala Stampa. Dopo 9 anni la sua esperienza allo “Speroni” potrebbe essere al capolinea. Non certo perché i contratti si sciolgono per effetto della categoria dilettantistica. Questo è solo l’innesco dialettico che Turotti ha utilizzato per rimandare la palla della permanenza a Busto nel campo della proprietà tigrotta. Perché non si resta certo a dispetto degli azionisti. E qui sta l’intoppo. Perché se Patrizia Testa ha sempre dichiarato che fin quando avesse retto lei le sorti del club il direttore non sarebbe mai stato messo in dubbio, il possibile cambio di governance con la scalata di Finnat Fiduciaria oltre l’attuale 49% traccia un orizzonte futuro tutto da decifrare. E il fatto che Turotti sia stato accostato alla seconda squadra dell’Inter (ipotesi peraltro, pare, sfumata), identifica il crocevia che ci attende. Le prossime settimane ci diranno se (ed eventualmente come), la svolta societaria prenderà corpo. Tutte le altre pratiche (va da sé), vanno in subordine.           

Ripesca di beneficenza

Il di cui sopra si intreccia con il vero elefante nella stanza. Cioè, il ripescaggio. Pro Patria, Caldiero, Clodiense, Legnago, Milan Futuro, Sestri Levante e Messina. Queste le retrocesse. Tra le quali i biancoblu dovrebbero partire in pole. Già oggi sappiamo che Lucchese e Foggia potrebbero passare la mano. Nella priorità, si parte da una Squadra B (Inter), poi una società dalla D, infine una retrocessa dalla C e così in sequenza. Servono così almeno 3 mancate iscrizioni per coinvolgere uno dei club sopra citati. Ma il ripescaggio non è gratuito: 300 mila euro da tossire a fondo perduto. Incomodo che giustifica il salta coda del dilettantismo. Da questa stretta cruna dell’ago passerà il 2025/26 della Pro Patria. Uno stress test per verificare programmi ed ambizioni del futuro assetto societario tigrotto.

Nella buona e nella cattiva sorte          

Cosa rappresenti la Pro Patria per la città di Busto Arsizio è arcinoto. Ma i 428 presenti ieri nel Settore Ospiti del “Piola” sono un atto di fede oltre ogni aspettativa. A spanne, era dai tempi della trasferta di Padova del playoff del 2009 che non si registrava un esodo così consistente. Occorrerà in qualche modo ripartire da qui. Retorico? Ovvio. Ma la Fanbase biancoblu (oggi si dice così), merita altro (e oltre) che non siano gli scomodissimi inferi della Serie D.     

Giovanni Castiglioni

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