Questa non è la Pallacanestro Varese di coach Ioannis Kastritis. A dire il vero, la squadra che ha perso di 54 punti contro Tortona (116-62) ieri a Varallo Sesia non è alcun tipo di squadra. Il problema, però, è che parliamo di un gruppo che il 5 di ottobre inizierà, fuori casa, un campionato che si preannuncia ultra competitivo, con un calendario che nelle prime 8 giornate si presenta più tortuoso e complicato che mai.

Ed allora la preoccupazione è tantissima, alla luce soprattutto dell’atteggiamento mostrato dalla OJM in campo: completamente incapace di assolvere a qualsivoglia compito tattico, scarsissima a livello tecnico ed assolutamente nulla in difesa. Diciamolo: troppo brutta per essere vera. La peggior sconfitta della storia biancorossa, benché in amichevole, fortunatamente, non può però non lasciare strascichi o considerazioni di sorta.

Del kastritismo di cui tutti si erano innamorati a Varese in soli pochi mesi l’anno scorso al momento c’è poco o nulla: ieri a Varallo Sesia non c’è stato niente, nel Trofeo Lombardia c’è stato pochissimo, in Grecia, chi è andato ci racconta, c’è stato di più, sempre a sprazzi e senza mai dare un’idea di crescita effettiva e continua. Perché tutto questo? Scelte di mercato sbagliate? Giocatori non adatti al sistema?

Una cosa che abbiamo imparato fin dal principio è che nel sistema Kastritis prima di tutto devi difendere ma in questo precampionato più che una corazzata la Pallacanestro Varese è apparso un groviera in cerca del miglior tappa buchi che si sperava fosse Nkamhoua ma che tale, al momento, non si è rivelato essere. Non per completi demeriti suoi, sia chiaro, perché se questa squadra ha davvero un fenomeno quello è il finlandese, ma i problemi strutturali di questo gruppo finora sono apparsi in maniera evidente.

Problemi strutturali che nascono da quella che appare oggi una forma fisica deficitaria per tanti interpreti e si sa che se le gambe non vanno la testa fa fatica ancor di più, benché proprio in momenti così dovrebbe fare la differenza ma in realtà non la sta facendo. La preoccupazione più grande, infatti, è legata all’atteggiamento di un gruppo che si è lasciato “scazzottare” da Tortona senza opporre resistenza: non un segnale di reazione, non un giocatore in grado di sollevare di peso gli altri, non un senso di orgoglio che sia fuoriuscito in una debacle che comunque rimarrà nella storia e che rischia di segnare negativamente questo inizio di stagione.

Puntare il dito su qualcuno in particolare, in questo momento, sarebbe sbagliatissimo perché se perdi in questa maniera la colpa è di tutti ma è chiaro che l’atteggiamento e l’effettivo poi apporto in campo della coppia Moody-Moore non possa non finire sul banco degli imputati in maniera oggettiva: due dei cinque stranieri (profumatamente retribuiti) che non puoi sbagliare se fai il 5+5, a maggior ragione se uno di essi è il playmaker titolare che dovrebbe fungere da faro e da guida e che invece al momento sembra sempre più un corpo estraneo e viene da dire anche disturbante, di un gruppo in cerca della propria identità.

Quell’identità che il coach greco fatta d’intensità, coesione, unità d’intenti, lavoro e sacrificio che era stato capace di instaurare in un gruppo ricco di problemi strutturali anch’esso, come quello dell’anno scorso e che invece ad oggi, dopo oltre un mese di lavoro, non appartiene ancora a questa squadra. Ed allora cosa fare in questo momento? Scelte drastiche non sono, al momento, all’ordine del giorno, benché il lungo colloquio tenutosi tra i GM Sogolow ed Horowitz e Kastritis al termine della partita lasci intendere come la soglia della preoccupazione per questa situazione sia veramente elevata e meno male verrebbe da dire.

Domenica con Reggio Emilia, nell’ultimo test prima dell’inizio del campionato, davanti ad un pubblico che attende risposte, non ci si potrà aspettare altro che una reazione innanzitutto di orgoglio, quello che è completamente mancato a Varallo Sesia, quello che deve essere alla base di un gruppo che per salvarsi dovrà, come dice sempre Kastritis, dare il 100% ed oltre in ogni partita, con la speranza che lo scempio di ieri sera funga da stimolo e non da macigno per un gruppo che si trova già chiamato a dare risposte prima di tutto a sé stesso che agli altri senza aver nemmeno iniziato il campionato.

Alessandro Burin

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