In un mondo in cui i riflettori si puntano inevitabilmente su chi spende e spande per raggiungere determinati livelli si rischia talvolta di dimenticarsi della semplicità del gioco del calcio. L’essenza più pura, quella che ci ha fatto innamorare da bambini di questo sport meraviglioso, quella incontaminata dalle dinamiche del business, quella che stimola un sacrificio in più per continuare a fare calcio. Ed è proprio questa passione che si respira in Via Bergamo a Busto Arsizio, in casa Ardor.

La storica realtà bustocca ha iniziato la stagione nel Girone Z di Seconda Categoria con il preciso obiettivo di conquistare la salvezza e la squadra di mister Riccardo Refraschini è ad oggi in linea con quel traguardo, anche se ci sarà ancora da lottare molto e il giovane tecnico ne è consapevole. Refraschini, al battesimo da allenatore di una Prima Squadra, ha trovato nell’Ardor, laboriosa realtà praticamente a costo zero (che fa leva proprio sulla passione dei tesserati), il terreno perfetto su cui gettare le fondamenta della sua carriera e ha le idee chiare in vista del finale di stagione: “Dobbiamo pensare a noi stessi: se ci salveremo sarà per merito nostro, non per demeriti altrui. La stagione è iniziata con tante novità: oltre a me, io stesso devo fare esperienza dopo tanti anni come collaboratore al Gorla, la squadra è composta da tanti giovani appena usciti da contesti provinciali di settori giovanili e le difficoltà erano state messe in conto fin da subito. Abbiamo sfruttato il girone d’andata per assimilare nuovi concetti e diverse metodologie di lavoro, e ora iniziamo a vedere i primi risultati in termini di prestazioni e di risultati“.

L’Ardor ha infatti dato un bello scossone alla propria classifica vincendo lo scorso diretto sulla Borsanese (1-0) nel posticipo infrasettimanale della scorsa giornata, anche se l’ultimo turno ha visto il gap annullato a causa della sconfitta (con assoluto onore) sul campo della San Marco (seconda in campionato) e della contemporanea vittoria della Borsanese sul Lonate Ceppino. “Domenica purtroppo di calcio c’è stato poco perché il terreno pesante, che noi soffriamo particolarmente, ha condizionato il gioco sia da una parte che dall’altra. Abbiamo lottato e fatto il possibile, ma perdere 2-1 contro una delle favorite del girone è un risultato tutto sommato accettabile. Mi tengo stretto l’atteggiamento e la voglia messa in campo dai ragazzi: con questo stesso spirito dovremo approcciare la prossima partita contro il Samarate (che questa sera sarà impegnato in Coppa Lombardia contro il Cesano Boscone Idrostar). Che partita mi aspetto? Una sfida che sulla carta è proibitiva. Affronteremo la squadra più in forma del campionato, ma non vogliamo partire sconfitti. Proveremo a vincere o quantomeno a strappar punti; se dovessimo riuscirci bene, altrimenti lavoreremo per correggere ciò che non ha funzionato“.

Ad oggi, l’Ardor con i suoi 19 punti vanta un prezioso +1 sulla zona playout. La Borsanese, però, potrebbe essere al tempo stessa vista come un alleato perché, qualora entrambe dovessero riuscire a mantenere il vantaggio su Solbiatese (11) e Legnarello (9), si potrebbe scongiurare il rischio playout strappando la salvezza diretta (ipotesi che si verificherebbe nel caso in cui il distacco in classifica tra le due squadre che dovranno incontrarsi sia superiore a 6 punti). A maggior ragione, dunque, il bilancio stagionale fin qui è assolutamente positivo per Refraschini: “Il calcio è la mia principale passione e sto dando tutto quello che ho per l’Ardor, società seria e professionale che ringrazio per avermi dato fiducia concedendomi quest’opportunità. C’è un bel settore giovanile, tantissime persone che hanno a cuore questo progetto e danno l’anima per portare avanti la realtà, e non mancano le strutture: oltre al sintetico di Santa Croce, l’aver in gestione il campo di Dairago non è un aspetto da poco. L’obiettivo? Provare a vincere ogni partita: non facciamo calcoli, ma pensiamo solo a dare il meglio di settimana in settimana. Lavoriamo duramente e so di stressare parecchio i miei ragazzi ma, al di là dei risultati, mi riempie d’orgoglio ritrovare in partita quei concetti su cui ci soffermiamo in allenamento. I risultati nell’ultimo periodo ci stanno sorridendo e veder la squadra gioire è la cosa più bella“.

C’è però una spazio per una piccola nota di amarezza conclusiva, visto che Refraschini… manca dalla panchina dal 3 novembre. “Ci tenevo ad esprimere il mio sincero dispiacere per quanto successo negli ultimi mesi perché mi sento un po’ preso di mira: leggendo i comunicati si potrebbe pensare che io sia un delinquente, quando invece non so bene nemmeno io il perché di tutte queste squalifiche. Inizialmente mi è stato dato un mese per una bestemmia: posto che, allenando una squadra dell’oratorio, se l’avessi fatto davvero sarebbe stata la società a cacciarmi istantaneamente, ma addirittura i dirigenti del Lonate Ceppino avevano riferito all’arbitro che non ero stato io a farlo. Da lì si sono aggiunte squalifiche una dopo l’altra. Sicuramente anche dalla tribuna vivo la partita come se fossi in panchina, ma non ho mai fatto nulla per meritarmi questo accanimento quando, senza fare nomi, ho visto colleghi provocarci per tutto il tempo con termini ben oltre il consentito e un allenatore ha addirittura messo le mani addosso ad un mio ragazzo. Mi si è anche aggiunta una squalifica perché una ventina di minuti dopo il fischio finale di una partita sono entrato in spogliatoio per farmi una doccia per non rientrare a casa tutto pieno di fango. Altri due mesi mi sono stati dati dopo aver festeggiato con la squadra il ritorno alla vittoria sull’Union Oratori Castellanza. Va bene tutto, ma credo che bisogni imparare a contestualizzare la realtà in cui siamo. Ormai ho perso il conto di tutte le giornate che mi hanno dato: dovrei rientrare a inizio marzo. Sono davvero dispiaciuto per quanto successo. Al tempo stesso, però, ringrazio enormemente il mio collaboratore Andrea Busatto che mi sta dando un’enorme mano. Detto questochiude Refraschini non verrà mai meno né la mia passione né la mia vogli di dare il massimo per l’Ardor“.

Matteo Carraro

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