
Dai fatti alle parole. Si ribalta il solito paradigma nella conferenza stampa di fine stagione della Pallacanestro Varese con l’Amministratore Delegato Luis Scola che fa il punto tra ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà in casa biancorossa.
LA SUA VALUTAZIONE SULLA STAGIONE: “Sicuramente è stata una stagione difficile, un anno strano nel nostro interno ma anche in generale. C’è stata la particolarità legata a Trapani e Trieste, visto considerato di solito le squadre che salgono dall’A2 hanno un budget piccolo e lottano per la salvezza, ogni tanto vanno ai playoff ma facendo una stagione sopra le aspettative, non come successo invece per loro, solidissime e fortissime fin dall’estate. Questo ha diviso ancor di più il campionato in due: le 8 squadre che faranno i playoff più Tortona e Sassari e le ultime 6 che hanno fatto più fatica. Questo non solo si è riflesso a livello di risultati ma anche di gioco, si è creato un gap ancora maggiore tra grandi e piccole. Abbiamo avuto molti up and down e fatto un percorso molto particolare”.
SE E’ PREOCCUPATO DELLA CRESCITA DEL LIVELLO CAMPIONATO: “Non sono preoccupato, anche noi abbiamo aumentato il budget consistentemente e lo alzeremo anche l’anno prossimo”.
LA QUESTIONE BUDGET: “Per politica aziendale non parliamo di numeri pubblicamente, però è chiaro che abbiamo alzato il budget. Siamo chiaramente in crescita e in un momento positivo sotto questo punto di vista. Poi a volte con meno soldi fai meglio sul mercato rispetto a quando ne hai tanti, questo succede a tutti, non è una cosa lineare. Avere un euro in più non sempre ti porta a fare meglio in campo. Di esempi sulla nostra crescita ce ne sono tanti come l’aver avuto Nico Mannion in squadra, impensabile tre o quattro anni fa. Poi possiamo discutere se sia stato un acquisto giusto o meno ma è un altro discorso. Abbiamo avuto la possibilità di aumentare le sponsorizzazioni ogni anno, abbiamo avuto la possibilità di aumentare l’importo di queste e il ticketing e crediamo che questo possa crescere anche l’anno prossimo, anche se è difficile visto che siamo già al 94% della capienza. Gli Sky Box sono stati un’altra fonte di crescita economica anche se il margine ora è più sottile. Il settore giovanile è cresciuto e tanti altri progetti stanno portando risorse straordinarie che alimentano il progetto dalla base. Non siamo preoccupati ma occupati”.
COSA NON RIFAREBBE DI QUESTA STAGIONE: “Non sono io che faccio le scelte. Non so perché non riusciamo a fare passare questo messaggio: non prendo io tutte le decisioni. Sicuramente ci guarderemo indietro e cercheremo di capire cosa abbiamo fatto male o bene e di sistemarlo. Questo però lo facciamo sempre, non solo a fine stagione. Quando le persone parlano di un fallimento del nostro progetto non capisco. Noi abbiamo sempre detto che il nostro percorso è a lungo termine che è molto più di tre anni. Capisco che i tifosi non vogliano aspettare così tanto ma questo è. Siamo appena all’inizio di questo progetto. Abbiamo creato un’aspettativa importante il primo anno e questo ha portato le persone a sperare di essere più avanti nel percorso ma in nessuna visione del nostro progetto pensavamo di essere, al terzo anno, pronti per vincere il campionato. Abbiamo preso una squadra in condizioni davvero complicate e l’abbiamo portata ad una salvezza tranquilla; il primo anno pieno abbiamo vissuto una stagione sportivamente tranquilla, superando agevolmente anche la penalizzazione di 11 punti; l’anno scorso ci siamo salvati a due giornate dalla fine e quest’anno, seppur in una stagione criticatissima dagli occhi esterni, abbiamo raggiunto la salvezza tre giornate prima della fine del campionato. Questa è la definizione di salvezza tranquilla che avevamo in mente e questa è la situazione più reale di crescita che possiamo avere rispetto a quello che siamo oggi. L’anno prossimo cercheremo di crescere ancora cercando di arrivare ai playoff, che è il nostro obiettivo. L’arrivare ai playoff vuol dire essere salvi, quindi parlare di questo è normale e le due cose sono compatibili. Non siamo ancora andati in A2, non ci siamo nemmeno andati vicini a livello statistico puro. Sappiamo che la retrocessione non sarebbe positiva, non vogliamo andare lì, puntiamo sempre in alto e non in basso. Noi proveremo ad andare ai playoff l’anno prossimo anche se la realtà oggi dice che non siamo a quel livello”.
IL MALUMORE PER LE CRITICHE RICEVUTE POST CREMONA: “Contro Cremona è stato un giorno brutto ma non solo per me. Ho visto la lettera che ha scritto Arcieri rispetto a quello che è successo con i tifosi di Trieste e mi è sembrata una lettera molto bella. Quelle parole portano a fare una riflessione su quali siano i limiti che ci devono essere. Pagare il biglietto non apre la porta all’insulto. Arcieri ha fatto molto bene e noi possiamo forse fare lo stesso. Stiamo cercando di fare tante cose a 360 gradi, abbiamo fatto male sportivamente parlando, però un minimo di rispetto crediamo che ci voglia. Dobbiamo allineare i valori della società con la tifoseria e la città che, tra l’altro, siamo certi condivida questi valori. Ho avuto la possibilità di parlare anche con i protagonisti di quella serata, è il passato, l’ho dimenticato, però far passare quello che è successo senza cercare di portare a casa qualcosa di positivo sarebbe un errore. Quando dicono vattene via, rispondo dicendo come? Non sto ricevendo offerte di acquisizione della società. Io questa settimana devo firmare un documento con il quale mi impegno a sostenere la società economicamente per la prossima stagione e senza il quale non possiamo iscriverci al campionato. Non possiamo mollare tutto perché si sbaglia un coach o un giocatore. I commenti devono avere una linea con la realtà, non ha senso dire vattene via o vendi la squadra. Io non posso andarmene adesso, per un paio di anni ancora sono legato a questo club, purtroppo o per fortuna. Dico purtroppo per quei tifosi volevano me ne andassi portando con me tutto il progetto ma non nascondo che se, la sera della sconfitta interna con Cremona, avessi avuto la possibilità di vendere la società e andarmene lo avrei fatto. Perché devo rimanere qui per vedere mio figlio piangere in panchina? Abbiamo portato tantissimi ragazzi a vivere l’opportunità di assaporare la serie A e si è parlato solo di mio figlio per una scelta che non ho fatto io. C’è stata cattiveria nel cercare una polemica basata sul nulla. Perché dovrei stare qui e sentirmi insultare da 100 o 500 persone? Posso meritare critiche ma non insulti. Oggi, dopo aver parlato con tante persone, ho una visione diversa da quello che è successo quel giorno e di quello che è il pensiero generale della gente di Varese e sono su una posizione completamente diversa rispetto alla possibilità di andarmene”.
LE COSE SCRITTE NON VERE CHE LO HANNO COLPITO: “Farmi vedere come un dittatore che decide tutto in primis. Dire che sono io ad imporre il gioco al coach, L’esistenza di un algoritmo segreto che decide quali giocatori prendere o meno, l’avere portato mio figlio in prima squadra, la volontà di far retrocedere la società: tutto questo, unito alla spettacolarizzazione del mio essere one man show. Non è così, come non è vero che noi giochiamo solo per attaccare perché questo ci può far vendere più biglietti. I biglietti li vendi se vinci. Altra cosa, tutti mi dicono che sono americano nei modi, ma io sono argentino, l’ho detto anche agli Arditi che se dono insultarmi mi dicano argentino, non americano. Criticare quello che facciamo ci sta, ma criticare ciò che non esiste no. Abbiamo un progetto composto da tantissime persone ed ogni area ha i suoi responsabili. Io sono l’AD ed ho una voce importante nelle riunioni a livello decisionale, è chiaro, ma non funziona come tanti hanno scritto. Non abbiamo fatto bene sportivamente, è ovvio, ma si è creata una negatività esagerata intorno a noi e questo ha portato poi a quello che è successo nel post Cremona.
SE SI FIDA DEL SUO STAFF: “Noi veniamo qui e diamo le risposte. Abbiamo avuto tanti allenatori da quando sono qui, tutti completamente diversi nel modo di allenare e giocare e come personalità e basta vedere le partite di Roijakkers e Mandole per capire che non ci sia un piano uguale alla base di tutto. Player Friendly? Nessuno ne ha mai parlato, cosa significa? Abbiamo parlato di Player Focus, che è completamente diverso. Far passare l’idea che i giocatori facciano quello che vogliono è sbagliato, così come far credere che noi obblighiamo il coach a fare un certo tipo di gioco: è un insulto per la sua e la nostra professionalità. Ci sono critiche, poi, che sono ingiuste come dire che l’anno scorso abbiamo aperto la campagna abbonamenti senza giocatori a roster, peccato ci fossero Librizzi, Virginio e Assui, due dei quali oggi ci chiedete il rinnovo, quindi erano giocatori importanti anche prima ma non venivano nemmeno considerati. Abbiamo fatto tantissimi errori ma anche scelte buone, basti pensare che in questi tre anni abbiamo incassato oltre un milione di euro di buyout e probabilmente non è finita qui”.
IN COSA CONSISTONO LE NOVITA’ NELLA CULTURA DEL LAVORO PORTATE DA KASTRITIS: ” Ioannis non ha cambiato la nostra cultura ma l’ha rafforzata. Ci ha dato quello che ci mancava in un momento specifico della stagione, ovvero la difesa, facendoci crescere. E’ una persona straordinaria fuori dal campo e un grande allenatore”.
IL MERCATO PROBLEMA DEGLI ULTIMI DUE ANNI, CAULEY-STEIN E SYKES ESEMPI MASSIMI: “Il nostro obiettivo è fare zero cambi in una stagione, pensate quanto siamo felici di aver fatto tutti questi cambi negli ultimi due anni. Questo va contro la nostra filosofia. Prendo spunto, però, per parlare di un’altra per la polemica che non sta in piedi: prima dite che facciamo troppi cambi, poi però ci attaccate se rivoluzioniamo la squadra per salvarci. In questi ultimi due anni abbiamo cercato sempre di sistemare una situazione critica e non andare in A2. la nostra struttura è chiara: il management, ovvero Sogolow e Horowitz, con il coach scelgono i giocatori e riteniamo che, con il budget a disposizione, nelle ultime due stagioni abbiano fatto bene, contribuendo a generare quell’oltre milione di buyout incassati di cui parlavo prima”
SULLA POSSIBILITA’ DI GIOCARE IN FIBA EUROPE CUP L’ANNO PROSSIMO ED IL SOSTEGNO DI ITELYUM: “Noi vogliamo farla. L’anno scorso ci è stato risposto che non potevamo perché, per accedere alla competizione tramite wild card, serviva essere arrivati prima dell’ultimo quarto di squadre del campionato, che in Italia vuol dire 11esimo posto, peccato però poi che la coppa quest’anno l’abbia vinta Bilbao, arrivata 13esima su 18 l’anno scorso in Spagna. Anche su questo faremo forza per provare a fare richiesta e partecipare ad una competizione che ci ha richiesto l’anno scorso una spesa netta di 250.000 euro. Pensiamo di poterla fare spendendo molto meno (circa 100.000 euro), grazie al sostegno di Itelyum ma anche di altri sponsor che dovremo essere bravi a trovare”.
SULLA SCELTA DI FARE IL 5+5 O 6+6 PER COSTRUIRE LA SQUADRA: “Non abbiamo ancora deciso. La posizione del club è quella, però, di non cambiare approccio sul mercato in relazione alla partecipazione o meno alla FIBA Europe Cup. Stiamo valutando diverse opzioni, è difficile ora sapere se faremo 5+5 o 6+6, le circostanze cambiano ed a maggio non è semplice fare una valutazione. Dopo il 30 di giugno avremo le idee molto più chiare. Io sono un amante del 5+5 perché va più in linea con quello che volgiamo fare noi, lasciando più spazio a giocatori italiani e giovani ma se riterremo che sia più congeniale il 6+6 lo faremo”
LA SITUAZIONE GRAY CON CONTRATTO GARANTITO: “Deciderà il coach su di lui. A me piace Gray, lo considero un buon giocatore ma è stato sfortunato quest’anno”.
LA SITUAZIONE DI LIBRIZZI, ALVITI E ASSUI: “Siamo molto contenti di tutti e tre. Quando sono arrivato ho parlato di sviluppo ma tutti mi dicevano che dovevamo solo salvarci. Quando arrivò Roijakkers mise Librizzi in campo salvandoci; tre anni dopo, in una situazione molto difficile, cambiamo allenatore, prende Assui e lo fa giocare 30′ a partita portandoci alla salvezza. Non è incompatibile far crescere i giovani e salvarsi, anzi, è stato un plus. Di Librizzi siamo contenti, è il nostro capitano, è cresciuto qui e noi ci auguriamo possa essere ancora con noi nel futuro. Per Assui il discorso è simile, mentre per quanto riguarda Alviti, è un giocatore arrivato in un momento di calo nella sua carriera riuscendo a giocare il suo migliore anno: abbiamo voglia di tenerlo. Lui avrà tantissime offerte e sarà difficile per noi competere con altre realtà più ricche ma se questa è la situazione. Lui vuole rimanere qui e noi anche, stiamo cercando di trattenere un nucleo di giocatori numeroso ed importante. Nel caso non dovessero rimanere, o tutti o qualcuno, saremo pronti a sostituirli”.
SUL MAIN SPONSOR: “Il rinnovo della sponsorizzazione di Openjobmetis è sempre stato annuale e non ci sono mai stati problemi a livello di rinnovo, non a caso la loro è la sponsorizzazione più longeva della LBA. Il cavalier Rasizza è uno stakeholder importantissimo per noi, se non il più importante, ci supporta in tantissime attività e modi e lo dobbiamo ringraziare. Non abbiamo alcun tipo di segnale né positivo né negativo sul loro rinnovo ad oggi, a fine maggio ci incontreremo e parleremo e se non dovessimo trovare un accordo andremo a cercare altri sponsor. Ad oggi perdere una sponsorizzazione così sarebbe pesante ma non come tre anni fa”.
IL PERCORSO DEL SETTORE GIOVANILE: “L’anno prossimo cercheremo di implementare la foresteria con un mix di giocatori stranieri e italiani, sia di Varese sia da fuori. Vogliamo creare una ruota che alimenti la prima squadra costantemente. È possibile anche che perderemo qualcuno anche, ma questa è la natura della cosa che vogliamo fare. Se poi siamo stati bravi andranno in un posto migliore a continuare la loro crescita e noi dovremo essere bravi a rimpiazzarli con altri giocatori. Non è detto che sviluppare equivale a perdere, anzi. Questo è il percorso per vincere, ci vuole tempo e pazienza”.
Alessandro Burin