
Dal 1° luglio 2025 Sebastiano Platania è formalmente a capo della Delegazione di Varese del Comitato Regionale Lombardia. Subentrato a Lorenzo Bianchi, Platania ha raccolto una sfida importante: rappresentare e supportare le società calcistiche della provincia in una fase storica di grande trasformazione per lo sport dilettantistico italiano.
Con uno stile diretto, pragmatico e inclusivo, Platania ha subito tracciato un’impronta chiara rispecchiando la visione del CRL presieduto da Valentina Battistini, puntando forte sull’ascolto delle esigenze e delle problematiche delle realtà locali, sulla trasparenza e su una stretta collaborazione volta a migliorare il movimento nel suo insieme. Dopo pochi mesi di lavoro è già tempo di un primo bilancio, con focus ben chiaro sui prossimi obiettivi.
Delegato Platania, come descriverebbe oggi la situazione del calcio varesotto?
“La risposta del territorio è decisamente buona: abbiamo un tessuto di società vive, operative e attive, che non fanno mancare il loro impegno. In questa fase iniziale ho percepito l’esigenza da parte delle società di una maggiore presenza e di un ascolto più diretto. Mi sto organizzando con i miei collaboratori per essere fisicamente presente il più possibile, per raccogliere esigenze e criticità, e per farmi portavoce delle problematiche all’interno del sistema. Vogliamo costruire un dialogo costante e costruttivo”.
Quali sono i margini di crescita nel movimento locale?
“I margini per crescere non devono mai mancare, ma bisogna essere realisti: prima di parlare di crescita bisogna affrontare le complessità legate alla Riforma dello Sport. Una riforma che, purtroppo, ha reso il quadro dilettantistico più complicato, specialmente per le piccole e medie realtà. Oggi chi decide di fondare una nuova società sportiva sa già che dovrà confrontarsi con adempimenti burocratici come quelli che si trovano nel professionismo. La Terza Categoria, la Seconda e il macrocosmo dilettantistico in generale, incluso il mondo giovanile, stanno diventando ambienti semi-professionistici e ciò rischia di scoraggiare le persone. In più, il volontariato per come lo conoscevamo appena cinque anni fa, non esiste più: senza fondi, senza tempo e senza volontari è difficile parlare di sviluppo. Ma non impossibile”.
Come giudica, invece, il lavoro del presidente regionale Valentina Battistini?
“Il presidente Battistini da quando è in carica non si è fermata un solo giorno. Il suo impegno è evidente, quotidiano e concreto. Ha ereditato un sistema con tante cose da rimettere in ordine e ha scelto di partire con coraggio: riforme dei campionati, revisione delle regole, informazione continua verso le società. Il suo è un calcio serio e trasparente, dove nessuno deve sentirsi escluso: dalle realtà più grandi alle più piccole, ogni società deve ricevere pari dignità e assistenza. Il Comitato Regionale Lombardia è uno dei più grandi d’Italia e lei si è assunta la responsabilità di essere voce di tutti. Anche solo il fatto che gli uffici delle delegazioni siano oggi aperti dalle 9.00 del mattino alle 19.00 è un segnale forte”.
Qual è stato il riscontro da parte delle società varesotte nei Suoi primi mesi di lavoro?
“Estremamente positivo. Fin da subito, le società hanno messo da parte le dinamiche elettorali, approcciandosi con spirito costruttivo al presente e al futuro. Anche chi inizialmente non aveva sostenuto la linea Battistini oggi si confronta, si fa sentire, si fida e si affida. Io sono molto soddisfatto: sto ricevendo feedback positivi e proposte concrete. Questo clima ci consente di lavorare al meglio”.
Come si è approcciato a questo ruolo?
“Sono entrato in punta di piedi, come credo sia giusto fare quando si assume un incarico delicato come il mio. Ho preferito prima capire bene i meccanismi della Delegazione, inserirmi nel sistema, ascoltare chi ci lavorava da tempo: ho scelto di mantenere alcuni elementi storici della struttura: il cambiamento non deve cancellare ciò che è stato fatto, ma valorizzarlo. Ringrazio chi mi ha preceduto perché non ho trovato problemi, ma solide basi su cui costruire; ora, però, tocca a noi fare quel passo in più”.
Quanto è importante il sostegno delle istituzioni locali nel mondo dilettantistico?
“È fondamentale. Mi rivolgo a tutti i Comuni della provincia perché, con la fine delle proroghe post-Covid, molte società si stanno trovando a dover rinegoziare le convenzioni comunali, e non sempre ricevono il supporto necessario. Il mio appello è chiaro: aiutare le associazioni sportive a restare radicate sul territorio. So che a livello politico è diventato più complesso di prima, ma lo sport è e deve restare apolitico. È un bene comune, e come tale va difeso e sostenuto da ogni Amministrazione al di là del colore politico”.
Per concludere, c’è un messaggio che vuole rivolgere alle società e alle tifoserie del territorio?
“Sì, ed è una tematica cui tengo particolarmente. Mi rivolgo a tutte le società chiedendo loro di aiutarci a fare un passo in avanti anche sul fronte culturale. Dobbiamo fare tutti un piccolo sforzo in più per educare i nostri atleti, i tifosi, i genitori, i parenti: non è più tollerabile assistere a certi comportamenti in tribuna, a bordo campo e in campo. Finché sarò in carica farò il possibile per portare questo messaggio ovunque. Stiamo già lavorando per organizzare corsi e incontri con il supporto di psicologi ed esperti perché il calcio dilettantistico deve essere un luogo di crescita, rispetto e condivisione. Solo così possiamo parlare davvero di sport”.
Matteo Carraro




























