Sabato 7 giugno 2025: una data che è entrata con irruenza, un carico di emozioni e un pizzico di sana follia nella storia della Besnatese, per l’esattezza 89 anni dopo la sua fondazione. A Vigevano, la formazione di mister Rasini teneva il risultato su uno 0-0 valso il secondo posto nel triangolare del terzo turno dei playoff, nonché il primo nella graduatoria dei ripescaggi. Il salto di categoria è solo una formalità in attesa di ufficializzazione da parte degli organi competenti; nel frattempo, elettrizzati e ancora increduli davanti alla grandiosità dell’impresa compiuta, i biancoazzurri hanno già spiegato le ali al vento, pronti a volare per la prima volta in Eccellenza.

A commentare insieme a noi questa stagione da incorniciare c’è chi questa squadra l’ha prima di tutto immaginata, poi fortemente voluta e infine costruita dal primo all’ultimo tassello: il direttore sportivo Simone Borrelli, che al suo secondo anno non solo con questi colori ma anche in questo ruolo dirigenziale, festeggia insieme a un’intera piazza un traguardo che a Besnate ha dello straordinario.

Il 1936 è scritto anche sullo stemma. Nel 2026 la Besnatese spegnerà 90 candeline e lo farà in un categoria dove non era mai stata prima. Siete riusciti a metabolizzare quanto successo?
“Non ancora. Forse non ci rendiamo perfettamente conto di quello che abbiamo fatto, ma sappiamo che è qualcosa di molto importante per la società. In realtà salire di categoria è sempre stato il nostro obiettivo, ma lo avevamo programmato sul medio periodo, quindi siamo stati bravi ad accelerare i tempi. Già l’anno scorso, dopotutto, ci eravamo andati vicini, con quel pareggio nella finale con l’Ispra a venti minuti dal termine. Riconfermarsi non era facile, ma noi ci siamo riusciti e abbiamo fatto persino meglio, e questo non è da sottovalutare”.

Facciamo un passo indietro e analizziamo la regular season. 18 vittorie 6 pareggi e 6 sconfitte; di queste, solo due nel girone di ritorno, una alla terza giornata – contro la futura vincitrice Baranzatese – e una quasi tre mesi dopo contro il Luino. Sono numeri importanti che testimoniano il vostro percorso di crescita…
“Assolutamente. Da parte nostra, siamo sempre stati convinti di aver costruito una buona squadra. Era quasi completamente nuova, quindi al tempo stesso sapevamo che probabilmente sarebbe diventata forte solo in corso d’opera. Dopo aver perso le prime tre partite, abbiamo analizzato la situazione con serenità e abbiamo deciso semplicemente di darci tempo. La fiducia nel gruppo, nell’allenatore e nello staff è rimasta sempre immutata e partita dopo partita ci siamo migliorati sempre più. Il girone di andata è andato bene, ma non eravamo ancora pienamente soddisfatti; in quello di ritorno abbiamo cercato di accelerare e abbiamo fatto un cammino importante che ci ha permesso di arrivare ai playoff pronti per vincere. E così è stato”.

Seconda miglior difesa e terzo miglior attacco del campionato. La definizione di “squadra equilibrata” può essere calzante?
“Sì. Volevamo una squadra propositiva e ambiziosa che cercasse di scendere sempre in campo per vincere. Allenamento dopo allenamento, siamo riusciti ad avere un gruppo compatto in fase difensiva e al tempo stesso molto propenso al gioco d’attacco. Ogni singolo ragazzo si è sentito chiamato in causa e ha dato il proprio contributo, quindi questa è veramente la vittoria di tutti. In questo, il lavoro del mister e del suo staff è stato fondamentale: se a inizio stagione eravamo una buona squadra, ai playoff siamo arrivati da squadra forte, sia mentalmente che in campo, e questo ha fatto la differenza per vincere”.

In questa vostra cavalcata avete inanellato tre vittorie contro Universal Solaro, Morazzone e Seregno, per poi concludere con il pareggio di Vigevano. Considerando che la rosa è abbastanza giovane, questa capacità di non perdere le partite che contano è stata una prova di maturità?
“Esattamente. Abbiamo iniziato a lavorare il 16 agosto e abbiamo finito solo domenica, che era l’8 giugno. Nell’ultimo mese si vedeva che i ragazzi erano stremati, ma sono stati strepitosi e onestamente non so dove abbiano trovato le forze per andare avanti. È vero che, come ho detto prima, erano pronti ad affrontare i playoff, ma dopo un anno di fatica non era così scontato riuscire a restare lucidi; eppure hanno stretto i denti, sopportato qualche acciacco e sono stati più forti di tutto, forse anche del loro fisico. Prendendo man mano coscienza di poter centrare l’obiettivo, hanno sudato fino alla fine per questa maglia, senza mai mollare, credendoci sempre. È questo ciò che più di tutto ci ha reso orgogliosi”.

Una delle parole che meglio descrivono Besnate è, probabilmente, continuità. Ai vertici una presidenza storica, in panchina lo stesso allenatore da sette stagioni, fuori dal campo collaboratori che da anni riversano le loro energie per il biscione. È anche questo il vostro punto di forza?
“Certo, Besnate è un gruppo coeso e compatto, è famiglia. Chiaramente la forza economica di una società è importante, ma lo sono anche le idee, la programmazione e appunto la continuità. È proprio su questo che abbiamo puntato. Dai dirigenti allo staff, nessuno escluso: se non fossimo stati così uniti, non ce l’avremmo mai fatta”.

Menzione a parte per i tifosi, che sabato vi hanno regalato una doppia festa, prima a Vigevano, poi a Besnate…
“I nostri tifosi ci hanno dato una grande spinta tutto l’anno e sono stati sempre il dodicesimo uomo in campo. Li ringrazio personalmente, perché giocare in questo ambiente è veramente bello e dà una carica emotiva fortissima. Sabato sono stati fantastici, sia per l’incitamento a Vigevano, sia e soprattutto per l’accoglienza a Besnate, arrivando appositamente prima del pullman della squadra per farci questa sorpresa. È stata una grande emozione e ognuno di noi si porterà dentro per sempre questa giornata bellissima”.

Per te che hai iniziato da poco questo percorso come direttore sportivo, oltre alla soddisfazione collettiva c’è anche tanta soddisfazione personale dietro questo traguardo?
“Assolutamente. Infatti ci tengo a rinnovare il mio ringraziamento a Paolo Pozzi che ha creduto in me e mi ha sempre trasmesso fiducia e sicurezza, lasciandomi il mio raggio d’azione e la possibilità di lavorare veramente bene. Prima del mio arrivo, aveva sempre gestito tutto da solo, quindi posso immaginare che non fosse facile avere all’improvviso un direttore sportivo. Eppure ha dimostrato una grande umiltà e mi ha aiutato a crescere con la sua competenza; è stato una guida importante e continuerà ad esserlo nel prosieguo del mio lavoro. In questi due anni posso dire di aver toccato con mano i sacrifici che tutti i giorni la famiglia Pozzi fa per la Besnatese e sono felice di aver contribuito a un risultato storico che per loro rappresenta una soddisfazione enorme”.

Pensiamo al futuro: come sarà la Besnatese di Eccellenza?
“Sarà una Besnatese con ancora più fame e determinazione, perché sappiamo che l’Eccellenza è una categoria di altissimo livello. Proveremo a giocarcela con tutte le nostre forze, perché questa Besnatese è viva e orgogliosa di portare i nostri colori un gradino più in alto”.

E i festeggiamenti, giustamente, continueranno ancora per un po’…
“Giovedì inaugureremo il nostro torneo «Calcio in festa» con la festa promozione insieme ai protagonisti della Prima Squadra, ai nostri ragazzi del settore giovanile e ovviamente ai nostri splendidi tifosi, che chiamiamo tutti a raccolta. Sarà una bellissima occasione per festeggiare tutti insieme un traguardo storico per Besnate”.

Silvia Alabardi

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