Il palazzetto vuoto. Rimane qualche foulard griffato Il Basket Siamo Noi sui seggiolini. Il silenzio. La quiete dopo la tempesta. L’ossigeno dopo l’apnea. La calma dell’animo dopo il grande balzo: la notte della Pallacanestro Varese che batte 91-82 Cantù nel 150esimo derby della storia tra le squadre è un dolce riposo dopo la stanchezza accumulata in tutte queste settimane.

La leggerezza dell’animo di chi si è trovato di fronte al primo bivio stagionale ed ha preso la strada giusta, il senso di appagamento di chi, dopo settimane vissute costantemente nella tensione, ha dato il meglio di sé in un momento che vale una stagione, perché la può svoltare, perché porta con sé un valore storico, oltre che sentimentale ed emozionale, estremamente raro, estremamente profondo.

E’ su quel valore storico che è parso di rivedere in campo anche una Varese d’altri tempi, lontana dalle logiche del Moreyball, legata molto più a quelle di un basket più vecchio stampo, fatto di tanta difesa e pochi fronzoli, di tanto attacco al ferro e di pochi tiri da tre punti, di grande fisicità, di meno spettacolo e più concretezza. E’ la Varese di Kastritis, che trova la sua sublimazione nella notte più importante per tutta una città, per un popolo che da 4 anni e da qualche settimana non attendeva altro che questo derby per poter sperare e sognare di ripartire, cercando di scrivere un capitolo nuovo, diverso, della propria storia.

Ed è la magia del derby, che elegge ad uno degli MVP della partita un ragazzo che di queste serate ne ha viste diverse da spettatore, ne ha vissute tante da giocatore delle giovanili e che alla sua prima in un Varese-Cantù si è preso la scena come non aveva ancora fatto in stagione: Assui è il simbolo di una Varese che cerca di rinascere in una vittoria che non può essere episodio sporadico ma bensì punto di partenza di un nuovo cammino in questo campionato.

Un campionato che passa da Udine, da Cremona, da quell’unione di squadra, di piazza, di popolo, che ha superato, insieme, l’ostacolo più alto ed ora deve correre senza guardarsi indietro, portandosi dentro quel carico di emozione che una serata come quella di ieri ha saputo dare e lasciare e che resta dentro, come quel foulard griffato Il Basket Siamo Noi che rimane su un seggiolino dell’Itelyum Arena a ricordare una serata magica, pronto a sventolare ancora per molte altre.

Alessandro Burin

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