Quella del Match Analyst è una figura che sta prendendo sempre più piede nel mondo del calcio, un professionista che in altri sport ha già avuto modo di affermarsi. I top team, per ogni partita, non possono ormai prescindere dall’attenta analisi e meticolosa preparazione fornita dal Match Analyst che, pian piano, si sta radicando ad ogni livello. Più società (professioniste e dilettantistiche) si aprono più emergono possibilità per i nuovi Match Analyst. È il caso di Alberto Bianchi, pronto a scrivere le prime pagine della sua carriera in tal senso.

Varesino classe ’96, dopo aver chiuso anzitempo la sua carriera da calciatore (settore giovanile del Varese per poi saggiare l’Eccellenza con l’Ardor Lazzate), Bianchi ha rivolto il suo sguardo alla panchina macinando esperienza a livello giovanile (nel weekend, dopo il terzo posto conquistato dalla sua Sestese nel Girone A, via alla fase finale del campionato Allievi Regionali Under17) e, parallelamente, avvicinandosi sempre più alla videoanalisi. “Ho chiuso la mia parentesi da giocatore nel 2016 – ci racconta Bianchi – perché mi sono voluto focalizzare al massimo sugli studi di Scienze Motorie. Poiché mi servivano crediti esterni per l’Università mi sono iscritto ad un corso di tecnica di base, organizzato da Traguardo Tecnica, dove ho avuto modo di conoscere Ferraresi e Pierluigi Gennari che all’epoca erano tesserati per l’Insubria (oggi Solbiatese, ndr): grazie a loro, poi, ho iniziato ad allenare gli Esordienti secondo anno e lì sono rimasto per sei o sette anni arrivando a fare il secondo in Under17 per poi diventare primo allenatore in Under15 Elite. La scorsa estate a Solbiate c’è stato un cambiamento generale, e mi sono quindi spostato a Sesto dove ho vissuto con i miei ragazzi una stagione assolutamente positiva”.

Allenare è una tua passione, ma i tuoi studi ti hanno portato a diventare Match Analyst: come ti sei avvicinato a questo percorso?
“Da UEFA C qual ero mi sono adoperato per conseguire il patentino UEFA B. Parallelamente ho iniziato a frequentare il corso online Sport Analisi, riconosciuto dal CONI: fin da piccolo ho sempre avuto la passione di guardare le partite non da semplice tifoso, ma cercando di capire il perché di alcune scelte di gioco, osservando le disposizioni tattiche e come gli allenatori provavano ad aggiustare la propria squadra in relazione agli avversari. Quel percorso ha alimentato ancor di più la mia passione e quest’anno ho deciso di iscrivermi al corso ufficiale di Coverciano: al test d’ingresso ci siamo presentati in 350 e ho avuto il merito e la fortuna di entrare fra i primi 40. Due settimane fa è arrivato l’esito positivo dell’esame tenuto lo scorso 12 marzo”.

In questi mesi è cambiata la tua impostazione come allenatore?
“Assolutamente sì, perché ho avuto modo di confrontarmi con autentici professionisti del settore. A Coverciano sono venuti a parlarci assistenti e Match Analyst di Serie A, B e C: abbiamo trattato l’evoluzione generale del calcio e quei discorsi ti permettono di aprire la mente rispetto alle tue abitudini quotidiane d’allenamento. Oggi guardo qualsiasi partita con occhio diverso, diciamo che l’aspetto tattico mi balza subito in evidenza, e mentre seguo il gioco cerco di individuare i punti di cedimento dell’una o dell’altra squadra. Già a Solbiate avevo preso l’abitudine di riguardarmi le partite per far vedere ai ragazzi gli errori individuali e a Sesto non ho perso l’abitudine: a livello giovanile la video-analisi è fondamentale affinché il giovane, rivedendosi, possa capire l’errore, correggerlo e sfruttarlo per crescere e migliorare”.

Parallelamente, che feedback ha avuto dalla squadra?
“Sono arrivate risposte molto positive dai ragazzi: ogni cosa nuova viene recepita bene e una video-analisi di questo livello ti fa sentire più professionista. Sia allenatori che giocatori ne traggono beneficio, perché sono più consapevoli di ciò che fanno”.

A tuo giudizio quale sarà il futuro della video-analisi in Italia?
“Sicuramente positivo perché parliamo di una branca ancora giovane che sta però crescendo parecchio. A Coverciano, ad esempio, sono venuti dei Match Analyst provenienti dal rugby, sport in cui questa figura professionale esiste da molto più tempo: per come gli sport si stanno approcciando alla modernità, per ogni società sarà imprescindibile avere Match Analyst ad ogni livello. Per questo i miei studi non sono certo finiti: voglio avvicinarmi alla Data Analysis, campo in cui l’Italia è ancora un pochino indietro, perché l’analisi dei dati, ancor prima del video, ti dà un’idea generale che ricerchi poi in quelle stesse immagini che vai ad analizzare”.

Allenatore e Match Analyst: ad oggi l’una non esclude l’altra, ma in futuro dove ti vedi?
“La mia idea per la prossima stagione è quella di trovare una squadra, spero dalla Serie D in su, che mi permetta di fare il Match Analyst. Purtroppo, come detto, parliamo di una figura che non si è ancora ben radicata a questi livelli, ragion per cui non sempre il riscontro economico è congruo, ma con il passare del tempo ci si renderà conto della sua importanza; diciamo che sono un po’ in anticipo sui tempi (ride, ndr). Detto questo mi sto guardando intorno: nell’ultimo periodo ho maturato parecchia esperienza e, che sia un settore giovanile professionistico o una prima squadra, penso di avere le carte in regola per costruire la mia carriera da Match Analyst”.

Matteo Carraro

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