Da Cordoba all’Italia con il sogno di fare il giocatore di pallacanestro. La storia di Bruno Farias è fatta di passione, intraprendenza e grande fame di affermarsi. Qualità che poi, rispecchia in maniera lampante, il suo modo di giocare in campo, che gli ha permesso di fare già tanta strada al di là della stazza fisica e al di là di quello che i suoi soli 19 anni possano dire.

Mi parli un pò della sua infanzia e prima adolescenza in Argentina…
“Sono cresciuto a Rio Quarto, in provincia di Cordoba, dove ho vissuto fino ai 16 anni, prima di arrivare qui in Italia, dove ho ottenuto la cittadinanza grazie ai miei nonni paterni. La pallacanestro ha sempre fatto parte della mia vita: dai quando ho 9 anni sono abituato ad allenarmi con gente più grande di me, passando giornate intere al campo ad allenarmi ma ovviamente la cosa non mi pesava perché mi divertivo un sacco”.

Sulla sua famiglia, invece, cosa può dirmi?
“Siamo in 5: mamma, papà, io, un fratello ed una sorella più grandi. La passione per la pallacanestro l’ho presa da mio fratello, con il quale mi allenavo a Corrientes, un paese più a nord di Cordoba, nonostante la differenza d’età di circa 6 anni. Anche mio papà aveva giocato da giovane ma senza mai sfondare, mentre mio fratello è arrivato comunque ad essere aggregato ad una squadra della prima lega argentina e questo ovviamente mi ha portato a seguirlo tanto ed appassionarmi sempre più”.

Come avviene la scelta di lasciare casa per venire in Italia e più specificatamente a Tortona?
“E’ stato un passo importante, non semplice, soprattutto per la differenza linguistica, però ho avuto la fortuna di avere affianco a me mio padre nel primo periodo qui in Italia e questo mi ha aiutato tanto. Poi piano piano tutta la mia famiglia, tolta mia sorella mi ha raggiunto e questo ha fatto sì che ci ricongiungessimo. Sul perché della scelta è abbastanza ovvio secondo me: in Europa ha una possibilità di crescita cestistica nettamente superiore rispetto a quello che puoi avere in Argentina”.

Che ricordi si porta di Tortona e sotto quale punto di vista pensa l’abbia cresciuta maggiormente a livello cestistico?
“Tortona la porterò sempre nel cuore. Tante belle persone, tanti amici e soprattutto una tappa fondamentale della mia vita e della mia crescita. Dal punto di vista cestistico mi ha cresciuto sotto ogni punto di vista quell’esperienza: ho avuto modo di confrontarmi con tantissimi allenatori e giocatori di diversi livello e questo penso sia fondamentale per un ragazzo che vuole crescere: faccio un esempio, giocare in Serie C a 16 anni è un qualcosa che ti aiuta tantissimo a velocizzare il tuo percorso di sviluppo”.

Quest’estate arriva la chiamata di Varese..
“Sì, appena mi ha chiamato Varese non ci ho pensato nemmeno un attimo ad accettare. Parliamo di una società gloriosa con una grandissima organizzazione, inserita in una bellissima città. Devo dire che poi, dopo 4 anni a Tortona, avevo voglia di uscire dalla mia comfort zone e provare un’esperienza nuova come questa che mi sta facendo crescere sia da un punto di vista sportivo che personale: sono molto più indipendente, devo saper vivere anche senza l’aiuto di mamma e papà e questo è fondamentale”.

Qui a Varese ci sono tanti ragazzi argentini come lei. Si sente un pò a casa seppur fuori dalla sua comfort zone?
“Assolutamente sì, fuori dal campo ma soprattutto in campo: c’è una connessione più diretta. Ci aiutiamo tanto a vicenda, ci sosteniamo ed è una cosa bellissima perché si crea un rapporto quasi fraterno”.

Com’è fare parte di un gruppo di Serie A?
“Bellissimo, educativo e formativo al massimo. Quando siamo in campo abbiamo tante responsabilità perché l’allenamento dei senior dipende anche da come lavoriamo noi giovani. Il coach vuole che, quando siamo chiamati in causa, ci comportiamo come fossimo parte del roster che poi va in campo la domenica e questo ti porta a dare sempre più del 100% ma al contempo di fa crescere e ti forma in una maniera incredibile”.

Alessandro Burin

Articolo precedenteA Como l’atto finale della Lombardia Cup: è bagarre per il podio
Articolo successivoLe Pulciniadi aprono la Varese City Run

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui