Varese Basketball sempre più fucina di grandi talenti. Non solo Matteo Librizzi ed Elisée Assui, capisaldi ormai della Prima Squadra, ma anche tanti altri che, il Settore Giovanile congiunto tra Pallacanestro Varese e Robur Et Fides, sta tirando fuori grazie alla qualità del lavoro svolto quotidianamente in palestra.

Così è arrivata la chiamata per Ivan Prato e Federico Bottelli per l’Euroleague Basketball Next Gen Torunament, andato in scena negli scorsi giorni a Belgrado. Buono il bilancio finale per i due, con Prato che ha chiuso la manifestazione con 4 punti e 3.5 rimbalzi in 19’ di utilizzo e Bottelli con 1.8 punti in 10’ di media con la maglia del team Adidas, conquistando 3 vittorie (contro Badalona, Trento e Partizan) e una sconfitta contro INSEP Paris.

A tracciare un bilancio sull’esperienza e sui talenti scoutizzati al torneo ci ha pensato Matteo Jemoli, Responsabile del progetto Varese Basketball e Responsabile Scouting della Pallacanestro Varese, che ha accompagnato i due ragazzi a Belgrado.

Che giudizio dà sulle prove di Prato e Bottelli a Belgrado?
“Un giudizio positivo. In primis per la convocazione arrivata che è una cosa bella che fa piacere a loro ed a noi come club, testimonianza del buon lavoro che stiamo facendo a livello giovanile. Prato ha avuto un pò più spazio, giocando 20′ di media e facendo vedere buone cose. Bottelli ha giocato un pò meno ma per lui era la prima volta a questo livello e soprattutto ha giocato sotto età, però si è fatto valere: nella partita con Trento ha anche messo a segno i due libri della vittoria per Team Adidas. Nel complesso è un’esperienza che sicuramente li aiuta a crescere”.

Soffermiamoci su Prato che qualche settimana prima era andato a fare il Training Camp NBA: sotto quali punti lo sta vedendo maggiormente cresciuto?
“Senza dubbio è cresciuto tanto come persona. Un paio di anni fa era molto bimbo, ora sta diventando sempre più uomo e il fatto di allenarsi ogni giorno con la Prima Squadra lo aiuta a crescere. Giocare in Serie B Interregionale è un altro passo importante nel suo percorso di sviluppo, perché giochi contro i senior e trovi un livello di fisicità importante che è il punto dove sa che deve migliorare. Deve riuscire a essere più costante, duro, deve saper tenere i contatti e deve arrivare a giocare ad un livello di fisicità più elevato per completare il grande bagaglio tecnico che ha a disposizione”.

Lo vede più come ala grande o come centro?
“Una via di mezzo. Stiamo lavorando su entrambe le posizioni, portandolo a giocare sia su situazioni di pick’n’roll e tagli per andare al ferro, senza però smettere di lavorare sul tiro da tre punti o sulle uscite nel gioco in pick’n’pop, così da dargli il bagaglio tecnico più ampio possibile”.

Tanti occhi si stanno posando su di lui e soprattutto con la riforma NIL in America c’è il pericolo di perderlo quest’estate. Vi state tutelando in tal senso?
“Ognuno guarda in casa propria. Noi dobbiamo essere innanzitutto bravi a farci pubblicità con il lavoro e i miglioramenti che i nostri ragazzi hanno anno dopo anno. La dimostrazione sono Librizzi e Assui in A e questo è il nostro biglietto da visita affinché i ragazzi scelgano di rimanere con noi. Poi è chiaro c’è tutta una parte contrattuale, l’NIL è una cosa molto appetibile per i ragazzi che magari vogliono sia studiare che giocare facendo questa esperienza negli USA mettendosi via qualche soldino. Noi però guardiamo a noi stessi ed al modo in cui stiamo lavorando che sta dando molti frutti”.

Da Prato a Bottelli, per lui ancor più sorprendente la chiamata a partecipare a questa manifestazione visto che era sotto età e che fino a metà stagione non giocava nemmeno con la B…
“Sì assolutamente, è stata una bella sorpresa la sua chiamata. Quando succedono queste cose noi, come club, siamo super contenti, perché permette al ragazzo di confrontarsi con un livello di basket europeo di alto livello, anche perché durante la stagione si gioca prettamente in Italia. E’ stata una bella esperienza non solo a livello sportivo ma anche umano”.

Lei ha Belgrado ha anche svolto il suo ruolo di scouting biancorosso, perché è vero che si parla di giovanili ma è anche vero che vi hanno partecipato talenti di grande livello appetibili anche in ottica senior. Che livello ha trovato e quali giocatori le hanno rubato maggiormente l’occhio?
“Ho trovato un buon livello di pallacanestro. L’INSEP Paris, che poi ha vinto, aveva una fisicità di squadra clamorosa per essere ragazzi di 17 anni. Un nome su tutti sicuramente Nathan Soliman, ala di grandissimo talento, ma non solo perché sono rimasto veramente impressionato da Aaron Towo-Nasi, playmaker di 174cm che ha viaggiato per tutta la manifestazione a 20 punti di media. Altro giocatore molto interessante è Noa Kouakou, così come Lonati e Garavaglia di Olimpia Milano che avevo già visto con la maglia di Oleggio contro di noi in B Interregionale e che mi hanno impressionato una volta di più”.

Alessandro Burin

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