Cambiano i risultati, ma la sostanza non cambia troppo: il bilancio varesotto resta negativo e nel podio dell’11^ giornata di Serie D spiccano più che altro i risvolti negativi. Se la (triste) certezza è rappresentata da un Varese alla deriva che non sembra aver la forza di schiodarsi dal terzo gradino, davanti si registra l’avvicendamento (più che altro pro forma) tra Varesina e Castellanzese.

In altre parole, viene premiato il valore di un pari conquistato dalle Fenici che, per una volta, sa davvero di punto guadagnato e non di due persi (come tante, troppe, volte avvenuto in stagione): lo 0-0 contro la Casatese Merate (squadra di primo piano) vale il primo posto sul podio, ma non la scossa auspicata in campionato visto che la Varesina resta penultima e la Nuova Sondrio rosicchia due punti portandosi a -5. Stesso risultato per la Castellanzese che non va oltre il pari a reti bianche contro il Pavia (a braccetto in classifica con la Varesina): tra le mura amiche era lecito aspettarsi qualcosa in più, ma va anche sottolineato come la matricola biancoblu sia una squadra rigenerata rispetto a qualche giornata fa. Ben poco da dire, invece, per quel che riguarda il Varese dopo il 3-1 di Gozzano che equivale alla terza pesante bocciatura consecutiva.

1° posto – Varesina

Questa volta sì, il pareggio vale davvero. Dopo settimane in cui il sapore dell’occasione persa regnava sovrano, contro la Casatese Merate la Varesina riscopre il gusto di un punto guadagnato. Perché stavolta le Fenici hanno giocato con lucidità, equilibrio e coraggio, mostrando finalmente quella consapevolezza che in altre giornate era mancata. Contro una squadra costruita per lottare nei piani alti (cosa che sulla carta avrebbe dovuto, e potrebbe, fare anche la Varesina), Spilli ha ritrovato la compattezza e lo spirito di sacrificio di un gruppo che, pur tra mille difficoltà, continua a crederci. Il merito va condiviso con un ragazzino del 2008, Lorenzo Maddalon, catapultato titolare all’improvviso: reattivo, freddo, sempre presente e protagonista assoluto di un finale da brividi in cui ha tenuto in piedi la squadra con tre interventi da veterano.

La Varesina non ha brillato in fase offensiva, ma ha finalmente dato segnali di maturità nella gestione dei momenti delicati, restando ordinata e compatta anche quando la Casatese ha alzato il ritmo. È un pareggio figlio della testa e non solo delle gambe: la squadra ha imparato a piegarsi senza spezzarsi, a convivere con la paura senza esserne schiacciata. Il percorso resta complicato e la classifica non concede tregua, ma qualcosa si è mosso. Spilli lo sa: la salvezza non passerà dalle partite scintillanti, ma da giornate come questa, in cui la squadra dimostra di saper resistere. Non si è vinto, ma non si è nemmeno perso e per chi ora come ora deve pensare a salvarsi è già una piccola vittoria.

2° posto – Castellanzese

La Castellanzese non vince, ma convince ancora. Lo 0-0 interno contro il Pavia è il terzo risultato utile consecutivo e conferma la solidità di una squadra che, nonostante le assenze e le difficoltà, ha ritrovato un’identità precisa. Del Prato ha costruito un gruppo pragmatico, capace di adattarsi all’avversario e di soffrire senza snaturarsi. Contro un Pavia in ripresa, i neroverdi hanno costruito più occasioni degli avversari e, per lunghi tratti, hanno dato la sensazione di poterla vincere: le chance di Merkaj, Boccadamo e Tordini, unite alla punizione velenosa di Vernocchi avrebbero meritato miglior sorte. Ma il calcio è anche questo: un pizzico di sfortuna, una traversa di troppo e una porta stregata che negano la gioia piena.

Eppure, la Castellanzese è viva, consapevole e, soprattutto, coerente con se stessa. Il “Provasi” ha ritrovato una squadra combattiva che corre, lotta e non si arrende. L’assenza dei suoi uomini migliori (Chessa su tutti) non è bastata a scalfire lo spirito di un gruppo che sta trovando nella compattezza e nella fiducia reciproca le chiavi della propria rinascita. Del Prato può sorridere: la squadra gioca con personalità, difende con ordine e mostra la tranquillità di chi sa quello che fa. Il futuro resta tutto da scrivere, ma la sensazione è che i neroverdi abbiano imboccato la strada giusta. Se la fortuna tornerà a girare, questa Castellanzese potrà davvero togliersi qualche soddisfazione.

3° posto – Varese

Il baratro si allarga e il Varese continua a guardarlo da troppo vicino. A Gozzano è arrivata la terza sconfitta consecutiva in campionato, la quinta nelle ultime sei partite, ma più dei numeri pesano le sensazioni: la squadra appare spenta, priva di idee e di personalità. Il 3-1 finale è lo specchio fedele di un gruppo smarrito, incapace di reagire e ormai intrappolato in un cortocircuito psicologico e tecnico. Il gol del momentaneo pareggio di Barzotti su rigore aveva illuso i tifosi, ma la doccia fredda è arrivata subito, con un nuovo errore difensivo e un rigore regalato al Gozzano che ha rimesso tutto in ordine. L’ultimo sigillo in contropiede ha solo reso più amara un’altra da dimenticare.

Il problema non è (solo) il risultato, ma la totale (o quasi) assenza di reazione. Nemmeno la “settimana di punizione” ha scosso l’ambiente: la squadra appare scarica, confusa, priva di riferimenti e di quella fame che dovrebbe essere il minimo comune denominatore di chi veste biancorosso. La curva rumoreggia, la società non si è esposta, e nel mezzo resta un gruppo che non sa più a cosa aggrapparsi. Le scelte estive stanno presentando il conto, e il rischio è che la stagione prenda una piega irreversibile se non arriverà un intervento deciso (tecnico e, forse, anche dirigenziale). In un girone in cui ogni passo falso pesa doppio, il Varese deve ritrovare se stesso prima che sia troppo tardi. La sensazione, oggi, è che la squadra viva in apnea: per tornare a respirare serve un cambio radicale di mentalità.

Matteo Carraro

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