E’ stata una serata lunga, trascorsa al telefono e al computer. La conferenza stampa in cui il presidente del Varese Laurenza ha annunciato le proprie dimissioni ha scatenato le reazioni di chi è preoccupato per il futuro dei colori biancorossi. Non mi aspettavo questa serie di messaggi e chiamate. C’è chi ha ricordato Sergio Caramella, il curatore fallimentare che nel 1988 traghettò il  fallimento del Varese Calcio verso la nascita del Varese Football Club. La squadra allora allenata da Carletto Soldo ottenne una grintosa salvezza pareggiando sul campo del Novara all’ultima giornata. Fui l’unico elemento “esterno” al quale venne concesso di entrare nello spogliatoio per brindare con acqua minerale alla mancata retrocessione. E iniziò una nuova avventura, con l’amico Claudio Milanese nei panni del più giovane presidente di una società di calcio italiana.

Lo stesso Milanese che nel 1994 venne a cercarmi negli studi della tv per la quale lavoravo con lo scopo di farmi partecipare a un progetto rischioso e azzardato, l’unico per evitare la fine del calcio in città: quello dell’autoretrocessione nei dilettanti. Belluzzo da Avigno vinse campionato e Coppa Italia, riconquistò la C2 e il Varese ripartì verso i playoff per la B persi a Cittadella.

Trascorrono dieci anni ed ecco un nuovo fallimento. Nell’estate del 2004 l’allora assessore comunale allo sport Marco Caccianiga mi chiama per mettere insieme un gruppo che possa dare origine ad una nuova società, il Varese 1910. La sera in cui ci troviamo c’è la persona che farà la fortuna di questa nuova avventura: Riccardo Sogliano. Nel giro di poche settimane prende in mano la situazione, cede il testimone al figlio Sean e nel giro di poco tempo arriva quella serie B attesa un quarto di secolo.

Ecco i pensieri che mi hanno accompagnato nella notte post-Laurenza. Ricordare un po’ di storia può servire a fare chiarezza in un momento tanto oscuro. Quando si smarrisce la via a volte basta voltarsi, osservare le impronte lasciate alle spalle ed osservare la linea che ha tracciato il cammino. Poi bisogna girarsi nuovamente, guardare avanti e proseguire nella direzione segnata dai propri passi. Imparando dagli errori commessi, salvando quanto c’è di buono e dandosi nuovi obiettivi.

Punto primo: la squadra non deve retrocedere. Qui dovrà essere bravo Bettinelli a tenere unito il gruppo e a fare in modo che i suoi uomini lottino fino all’ultimo respiro per riemergere dai bassifondi della classifica. Si, non è facile, ma ha i mezzi per riuscirci. A meno che non venga trasformato nel capo espiatorio di una situazione tanto grigia e quindi esonerato. La squadra deve lottare per salvare allenatore, Varese e propria dignità.

Punto secondo: Imborgia deve dimostrare il suo valore aggiunto. Dovrà rimboccarsi le maniche e sfruttare tutte le proprie conoscenze (e sono tante) per rinforzare squadra e società. Gode di credibilità nel mondo del pallone e su questo deve puntare per convincere i calciatori più scettici a venire ai piedi del Sacro Monte. Solo esponendosi in prima persona può evitare fastidiosi e inopportuni rifiuti.

Punto terzo: i tifosi non devono mollare. Anzi. Da qui alla fine della stagione mancano 16 partite (7 casalinghe) e 23 punti alla salvezza. Provare a portare un amico allo stadio ogni sabato potrebbe raddoppiare il numero di presenze sugli spalti. A Bari è stato il pubblico a trascinare la città verso la rinascita calcistica. Varese dovrà dimostrare di volere ancora una propria squadra di calcio.

vito romaniello (2)Vito Romaniello,
direttore Agr