Rilancio possibile senza fallimento, o meglio, l’opzione ‘fallimento pilotato’ non è più praticabile. L’incontro di ieri a Palazzo Estense, sede del Comune di Varese, tra il primo cittadino e la dirigenza biancorossa è stato positivo e si attendono sviluppi. La certezza è che per il Varese non ci sarà un fallimento pilotato stile Bari. Proprio in base all’esperienza dei galletti dello scorso anno, quest’anno nelle norme federali che saranno pubblicate in primavera, sul tema delle licenze per l’ammissione ai campionati, è stato introdotto un nuovo principio. L’iscrizione sarà vietata alle società con procedure concorsuali avviate dopo il primo gennaio 2015. Dunque ciò che lo scorso anno è accaduto nel capoluogo pugliese non è più ripetibile.

Una soluzione percorribile riguarda l’articolo 182 bis della nuova legge fallimentare che fa riferimento alla ristrutturazione del debito. Di cosa si tratta? Di un accordo stragiudiziale tra la società e i creditori (almeno il 60 per cento deve essere d’accordo), regolamentato dalla legge e con un formale procedimento di omologazione da parte del tribunale. Ai creditori che non vorranno partecipare all’accordo l’azienda deve assicurare il pagamento dei debiti nei tempi già stabiliti. Nella scorsa estate Laurenza aveva dichiarato 9 milioni e mezzo di debiti del club biancorosso e oltre 7 riguardavano l’erario. Se nel 60 per cento sarà compreso il Fisco, allora la domanda dovrà essere accolta dall’Erario prima della pubblicazione nel Registro delle Imprese. Una volta pubblicato, l’accordo potrà essere impugnato per una eventuale opposizione entro 30 giorni dalla data di pubblicazione. Di solito chi accetta l’accordo riscuote di meno e in tempi più lungi il proprio credito.  Questa, al momento, è l’unica strada concreta percorribile per spalmare e alleggerire i debiti del Varese.

Lunedì è previsto un nuovo incontro in Comune. Imborgia e D’Aniello presenteranno in via Sacco un piano dettagliato che poi lo stesso sindaco Fontana si farà carico di proporre a quegli imprenditori interessati ad entrare in società.

Elisa Cascioli