Un rigore sbagliato, un palo colpito e il Trapani non riesce a battere il Varese. È un segno del destino, forse. Quel punto conquistato in Sicilia potrebbe essere un ottimo punto di ripartenza. Almeno pensando alle prossime tre partite in una settimana: Brescia e Bologna in casa, intervallate dal turno di martedì a Cittadella. Dal campo alla scrivania il passo è breve. Due destini, societario e sportivo, separati e allo stesso tempo intrecciati.

Un piccolo tesoretto il Varese ce l’ha. È costituito dai cartellini di Fiamozzi, Forte e di quella parte ancora biancorossa di De Luca. Sembra sia già avvenuto il passaggio di proprietà di questi giocatori nelle mani di chi sta mettendo risorse nelle casse della società. Una maniera per recuperare gli investimenti rivolti ad evitare ulteriori penalizzazioni in classifica e magari per guadagnarci anche qualcosa. Dopo le dimissioni del presidente Laurenza (che non vogliono dire addio al Varese) il suo vice Imborgia e il fido direttore generale D’Aniello stanno lavorando affinché si possa presto inaugurare un nuovo ciclo societario.

Finalmente le istituzioni si sono accorte dell’importanza che una squadra di calcio ha per la città che rappresenta. Non possono assistere impotenti alla fine del Varese 1910, sarebbe una sconfitta anche per loro. Mi torna in mente il 1988 ed il primo cittadino Sabatini che presentò il Varese Football Club nato dalle ceneri del Varese Calcio. Ero accanto a Claudio Milanese il giorno in cui diventò il presidente più giovane d’Italia. Ricordo l’incontro promosso da Fumagalli per convincere Riccardo Sogliano a fare nascere il Varese 1910. C’ero anche quella sera. Ogni volta che Palazzo Estense ha aperto le porte alla squadra di calcio biancorossa, qualcosa di buono è accaduto. Anche oggi che Claudio Milanese e magari la Tigros di Paolo Orrigoni possono scendere di nuovo in campo per sostenere il Varese, la speranza è che i piani di Fontana si realizzino. Ricordate? Lo avevamo scritto a ottobre, in tempi non sospetti.

Il Varese è impegnato in due campionati. Quello societario, di cui abbiamo già parlato, e quello sportivo, che riguarda la squadra di Bettinelli. Subito dopo il pareggio di Trapani ho incontrato per caso Rea. Abbiamo scambiato due chiacchiere, l’ho visto determinato e convinto a lottare fino all’ultimo respiro per evitare la retrocessione. Una fiamma in quello sguardo che mi ha rassicurato sulla convinzione di un gruppo non rassegnato. Mi sembra di rivivere il momento in cui Carletto Soldo, sostenuto solo dal curatore fallimentare Sergio Caramella, guidò il Varese verso una salvezza insperata. Quella ottenuta sul campo del Novara, dove fui l’unico “estraneo” autorizzato a entrare nello spogliatoio per brindare insieme alla squadra… con acqua minerale.

Ecco, mi piacerebbe a fine stagione offrire un paio di casse di acqua frizzante ai ragazzi di Bettinelli. Perché vorrebbe dire che qualcosa di importante è stato fatto. Oggi serve che la città si unisca attorno alla propria squadra di calcio. Sabato tutti allo stadio. La politica del “biglietto a un euro” è un invito da non fare cadere nel vuoto. A tutti quegli occasionali andati a caccia dell’accredito per i playoff qualche anno fa chiediamo di tornare a Masnago anche quando le cose non vanno bene. Ora che serve anche il loro sostegno. Neto non si opera perché c’è bisogno di lui, Miracoli dopo l’appendicite si è dichiarato abile e arruolato a tempo di record. I ragazzi di Bettinelli promettono di lottare fino alla fine. Loro non vogliono mollare, loro non devono essere mollati. Mancano 22 passi per uscire dal tunnel, facciamoli insieme.

Vito RomanielloVito Romaniello,
direttore Agr