Il male del Napoli? Higuain. Certo che detto così sembra il commento di un folle che non riconosce la forza, la classe e la capacità realizzativa del centravanti argentino. Invece si tratta di una semplice considerazione sull’importanza dei suoi gol, sul fatto di come risulti decisivo per il risultato e di conseguenza per il destino della squadra. L’avere risolto più di una gara ha spesso nascosto i problemi del Napoli, quelli che si trascina dall’inizio della stagione e che Benitez evidenzia da qualche settimana. Anzi, dopo il ko di Verona ecco il suo affondo ai giocatori, accusati di essere immaturi e di non sapere mantenere la stessa intensità per più di due partite. Limiti che il Napoli, questo Napoli, evidenzia dall’inizio della stagione e che hanno fatto sfumare in più di una circostanza l’aggancio al secondo posto. Non è solo una questione tecnica, ma anche e soprattutto caratteriale.
Lo stesso problema che ha Mancini (guarda caso uno dei candidati a prendere il posto di Benitez se a fine stagione dovesse abbandonare l’Italia per tornare in Inghilterra, al City): la sua Inter è bocciata ad un altro esame di maturità, quello interno con il Cesena. Tanto che dopo il pareggio in rimonta con i romagnoli per la prima volta dà ufficialmente l’addio al terzo posto. La caduta degli dei, o perlomeno di quelli presunti tali. Mentre invece un immortale vero c’è: Luca Toni, campione del mondo mica per caso. La doppietta segnata al Napoli lo fa diventare il secondo miglior cannoniere di sempre dell’Hellas Verona in serie A.

Vito Romaniello