
Mattinata alternativa per il Varese che si è recato al carcere dei Miogni in occasione del progetto della Lega di Serie B “Un giorno per la nostra città”. Il tema del quarto appuntamento, dopo i precedenti incontri dedicati a infanzia, anziani e diversa abilità, è stato l’integrazione sociale. Per questo il club biancorosso, con una folta delegazione, ha deciso di fare visita ai carcerati.
In prima fila il neopresidente Pierpaolo Cassarà. Presenti anche: il dg Giuseppe D’Aniello, il vicepresidente Silvio Papini, il direttore sportivo Lele Ambrosetti, il Dirigente Accompagnatore Pietro Frontini, il mister Stefano Bettinelli, Michele Marocco e Stefano Ferré dell’ufficio comunicazione e i giocatori: Daniele Corti, Gianpietro Zecchin, Leonardo Capezzi e Andrea De Vito.
Durante l’incontro, dopo il discorso del presidente, i detenuti hanno rivolto alcune domande ai biancorossi: “Come si insegue il sogno di diventare calciatore?”. “Come ci si riscatta da una sconfitta sul campo o nella vita”? “Qual è il modo migliore per gestire le singole individualità e creare un gruppo, una squadra”? Un lungo confronto, tra i detenuti e, in particolare il tecnico Bettinelli e il presidente Cassarà, fra calcio e cultura, tra obiettivi di salvezza sul campo e sogni di libertà, con una base comune: credere sempre in se stessi, ammettere gli errori e cercare di migliorarsi, sempre.
La mattinata si è conclusa con l’omaggio del Varese alla Casa Circondariale: un gagliardetto e la maglia ufficiale di Corti. Foto di rito, saluti, e un augurio, da parte dei tanti detenuti tifosi biancorossi: “Lottate e salvatevi anche per noi, che da qui, ascoltiamo alla radio ogni partita del Varese!” il loro commento finale.
e.c.