La verità sul caso Filippi? Un intricato domino con qualche retroscena. Proviamo allora a mettere in ordine (di tempo) le tessere dell’ultimo colpo di teatro in casa Pro Patria. Quando il 30 gennaio scorso il professionista modenese si presenta a giornalisti e tifosi in una paradossale conferenza stampa allo “Speroni”, c’è davvero la volontà di acquisire la Pro Patria? Assolutamente. L’operazione rappresenterebbe la sponda di Barilli (insieme a Filippi nella foto, ndr) a Vavassori per consentire all’a.d. di ItalSempione di allontanare il governo ombra, di allentare la tensione mediatica sulla sua presunta bigamia societaria e di renderne possibile (finalmente) l’ingresso ufficiale alla Reggiana. Ovviamente Filippi avrebbe il compito di gestire il complicato finale di stagione favorendo i contatti con investitori disposti a rilevare il club a salvezza raggiunta. Una chiave di lettura, quest’ultima, da lui stesso sdoganata nell’unica occasione pubblica in cui ha preso parola: “Non avrei i mezzi per gestire una società di Lega Pro? La mia attività di commercialista mi permette tessere relazioni utili a raccogliere i fondi necessari” disse in quell’affollata circostanza.

Viene individuato anche un nuovo d.s. (sempre di provenienza via Emilia) pronto a rilevare Fabio Tricarico ormai sulla corda da settimane. E poi? E poi i tempi si allungano, il passaggio di quote non avviene tanto che il 16 febbraio nell’infuocato Consiglio di Lega a Firenze, la Pro Patria è rappresentata dal proprio Team Manager. Di fatto, la trattativa era già saltata allora. I motivi dello stallo? Tutti da ricercarsi nell’impasse dell’analoga operazione da concludersi a Reggio Emilia dove la coabitazione Barilli/Vavassori sembra vivere una battuta d’arresto (definitiva?). E così, come nel Tetris, se un mattoncino non trova lo spazio acconcio, fa saltare tutta la colonna. Si pensava che lo stand-by potesse tenere fino al termine del campionato, ma l’ultima accelerazione ha cambiato ancora lo scenario. Chissà che anche l’inchiesta su presunte combine (per quanto ancora tutta da dipanare e, comunque, precedente al suo approdo) non abbia consigliato Filippi di tenersi alla larga da un simile contesto. Ma questa è solo una supposizione. La realtà è che, ormai da troppo tempo, la Tigre ha ceduto il passo al Gattopardo.

Giovanni Castiglioni