Il Day After è (se possibile) peggiore del giorno prima. La discesa agli inferi della Serie D chiude (forse) un capitolo e ne (ri)apre un altro fino a ieri relegato nella ruspante memoria di chi ventanni fa aveva già fatto un giro sulla giostra del dilettantismo. Le responsabilità dello Speronazo con il Lumezzane sono chiare oltre ogni ragionevole dubbio poichè le colpe sono di molti…e di uno solo. Il pubblico ludibrio cui si è sottoposto Pietro Vavassori aspirando la sua probabile (?) ultima paglia in biancoblu è un segnale di come Busto abbia emesso all’istante una sentenza senza appello. Una gogna inevitabile quando si vestono ostinatamente i panni dell’uomo solo al comando. Gli errori si scontano. Anche quando sono commessi per interposta persona.   
Vavassori in tribunaIl 4 maggio di un anno fa lo stesso patron aveva incautamente dichiarato: “E’ la fine di un ciclo. Avevo tre obiettivi: la salvezza al primo anno, la promozione prima della Lega Pro unica e la valorizzazione del settore giovanile. Penso di averli centrati tutti”. In realtà, il ciclo non era per niente finito e un ultimo obiettivo si sarebbe agganciato (suo malgrado) ai precedenti. Un duro colpo al dogma dell’infallibilità che lui stesso si era attribuito.
E a proposito di reazioni sopra le righe, la caccia al valligiano scatenata da un manipolo di giocatori tigrotti relegati in tribuna nei confronti di un malaccorto tifoso bresciano non è merce di prima qualità. Forse sarebbe stato più opportuno che i protagonisti della gazzarra avessero sfoderato lo stesso fiero cipiglio in campo quando ne hanno avuto l’opportunità. Ma è solo un dettaglio. Che traccia però lo stato di salute di una squadra giunta nuda alla meta dello spareggio salvezza: scarica nei nervi e povera di idee. Al netto degli alibi che sappiamo, qualcosa non è funzionato. E’ inutile nasconderlo.

E adesso, che ne sarà della Pro Patria? Il Vietnam del dilettantismo andrà affrontato a ciglio asciutto e con idee chiarissime. E con disponibilità economiche non così irrisorie. Esistono proposte credibili sul territorio? Mah, nutriamo più di un dubbio. In ogni caso, se qualcuno c’è, alzi la mano e si faccia avanti. Astenersi perditempo.
A scanso di equivoci, ed in attesa della pubblicazione dei nuovi criteri di ripescaggio, l’anno passato la riammissione in Lega Pro vedeva tra le condizioni preclusive la seguente: “Le società che hanno subito sanzioni per illecito sportivo e/o per violazione del divieto di scommesse, scontate nelle stagioni 2012/2013 e 2013/2014, nonché le società che, al momento della decisione sui ripescaggi, abbiano subito sanzione per illecito sportivo e/o per violazione del divieto di scommesse da scontarsi nella stagione 2014/2015, saranno computate ai soli fini della redazione della classifica finale, ma saranno in ogni caso escluse dal ripescaggio”.
Ergo, aspettando Palazzi e il processo sportivo figlio dell’Ulizieide, è severamente vietato cullare sogni mostruosamente proibiti.

Quindi, tutto nelle mani di Vavassori che ha di fronte a sè (almeno) tre scenari.
Comporre il numero di Palazzo Gilardoni e affidare il destino della Pro Patria nella mani dell’Amministrazione Comunale (ma, conoscendo la pasta del patron ed essendo stati testimoni della gelida manina scambiata sabato in tribuna con Farioli, l’ipotesi è da ritenersi altamente improbabile).
Provare a cedere il club ad un prezzo prossimo allo zero ad un acquirente incurante della tempesta che ha investito Via Cà Bianca e in grado di riportarlo in tempi brevi tra i pro (soluzione auspicabile ma, viste le circostanze, mediamente improbabile anche questa).
Tirare dritto a dispetto dei santi e gestire in prima persona (o attraverso qualche accolito) la traversata del deserto onde emendare l’onta della retrocessione (ipotesi di pura accademia, prossima all’inverosimile).
Ovviamente ci sarebbe anche la quarta opzione e cioè la mancata iscrizione al campionato con ripartenza dal sottoscala del dilettantismo ma, per passione di bandiera e per carità di patria, evitiamo di metterla nel novero (anche se al momento è forse quella più plausibile).
Come andrà a finire? Ah saperlo…

Giovanni Castiglioni