Dio perdona. Vavassori (probabilmente) no! Ma al di là della capacità di clemenza del patron, ciò che più conta è provare a leggere in filigrana il futuro della Pro Patria dopo lo Speronazo di sabato. Per quanto ruvida infatti, la contestazione subita al termine dello psicodramma con il Lumezzane ha numerosi e più gagliardi precedenti (ai Vender fu fatto pelo e contropelo nel 2006 dopo uno 0-5 con il Monza alla seconda giornata). Quindi sarà anche il caso di passare oltre. Un robusto francamente me ne infischio perchè domani è (già) un altro giorno. Appunto.

A lume di naso (e usando il buon senso), entro breve il sito ufficiale societario ospiterà un comunicato. Cosa ci sarà scritto? Non lo sappiamo. Ma proviamo ad immaginarlo. Verrà ribadita la volontà di non iscrivere la squadra al prossimo campionato di competenza e verrano elencate le condizioni necessarie a rilevare il club dall’attuale proprietà.
Chi vorrà raccogliere la palla dovrà ovviamente farlo al balzo perchè i tempi stringono e la Serie D (per quanto poco consona al blasone tigrotto) è categoria da non improvvisare (economicamente e tecnicamente). Questa la soluzione in pole position. In seconda fila (e da non escludere) il possibile colpo di scena, e cioè la comunicazione dell’avvenuta cessione. A patto (va da sè), che questa volta sia per davvero e non come per Merchant Bank rossocrociate o commercialisti modenesi. Un contropiede in perfetto stile vavassoriano, in grado di sminare il campo dall’eventualità (peraltro ancora ampiamente in nuce) che la Pro Patria possa tornare patrimonio di Busto e dei bustocchi. Evitando però di alimentare altri scenari.       

Come occorso nell’estate del 2008 quando la defaillance della Lucchese riaprì le porte della C1 dopo la sconfitta ai playout con il Verona. E per gli amanti del “Trovate le differenze”, il gioco di specchi con quel passaggio storico è illuminante. Tante infatti le analogie esistenti. Prima fra tutte la parte in commedia che (si sussurra) vorrebbe interpretare l’amministrazione comunale, oggi come allora sponda istituzionale di possibili acquirenti. Con un punto fermo su cui riflettere. Quanto accaduto da allora è inevitabilmente figlio di quella stagione quando, dopo la solenne ubriacatura del dream team, scoprimmo amaramente che la Matrioska Zoppo conteneva Tesoro, che conteneva Pattoni…e via così.
Fatta la tara al precedente, fossimo in Palazzo Gilardoni, eviteremmo di sdoganare bamboline a incastro.

 

Giovanni Castiglioni