Sollevato e pronto a scoprire le carte. Nicola Laurenza, ex presidente del Varese 1910, è tornato a parlare in pubblico (non lo faceva dal giorno delle sue dimissioni nel febbraio scorso) rilasciando una lunga intervista a La Prealpina.

“Siamo riusciti a garantire vita e continuità a questa azienda, salvaguardando il lavoro dei dipendenti, tutelando i nostri fornitori e tutti coloro che interagiscono con questa gloriosa società” esordisce. “Ho sempre operato secondo trasparenza, a partire da giugno di un anno fa, quando dichiarai pubblicamente l’ammontare della somma debitoria e chiesi pubblicamente un supporto: abbiamo rischiato il peggio e sono stati mesi difficili, ma finalmente stiamo vedendo il sole sorgere, è arrivata l’alba”.

Qualche delucidazione sul passaggio di proprietà. “La trattativa è partita circa un anno fa e, dopo essersi temporaneamente arenata, è decollata negli ultimi mesi. Il grande Giuseppe D’Aniello ha lavorato in primo piano, assiduamente, facendo da collante fra gli interlocutori e permettendo concretamente la buona riuscita della trattativa. Posso affermare che la nuova proprietà sarà italo-svizzera, e non solo, ma tra 3-4 giorni sveleremo tutti i tasselli e scopriremo le carte sia della compagine societaria che del cda”.

L’ex presidente non sparirà, ma anzi farà parte del nuovo progetto. “Conserverò una piccola quota e sostenendo fattivamente il Settore Giovanile attraverso una sponsorizzazione quinquennale: dopo aver investito 8 milioni di Euro in 7 anni, sono contento di non essere uscito del tutto dalla società perchè avrei reso l’investimento inutile”.

Gli ultimi due anni sono stati disastrosi sotto diversi punti di vista, e Laurenza lo ammette.  “Ho sbagliato tanto, ho speso tantissimo, ho imparato molto. Mi assumo la totale responsabilità delle scelte e degli errori sportivi che hanno portato alla retrocessione della prima squadra. Siamo retrocessi sul campo, caduti, ma con la forza di rialzarci.

“Il 16 febbraio scorso mi sono dimesso per amore del Varese, altrimenti il vicepresidente esecutivo Imborgia non avrebbe ottemperato alla scadenza: dimettermi era l’unico modo per garantire il traghettamento, ma Imborgia, dopo 18 giorni, ha abbandonato. I tifosi, che nel mio progetto ricoprivano un ruolo primario, non hanno influito sulle mie dimissioni”.

e.c.