“Il fatto non sussiste”: la Corte d’Appello di Milano ha pronunciato questa sentenza e ha assolto i sei tifosi della Pro Patria accusati di aver rivolto cori e insulti a sfondo razzista contro il giocatore del Milan Kevin Prince Boateng durante l’amichevole Pro Patria-Milan del 3 gennaio 2013. La decisione di primo grado del Tribunale di Busto Arsizio è stata dunque ribaltata e i sei non dovranno scontare le pene a loro inflitte per ingiuria aggravata dai motivi razziali.
Per ora si risolve così questa vicenda che aveva sollevato clamore e indignazione più di due anni fa. Ricostruendo l’accaduto, Boateng, stanco dei “buu” al suo indirizzo, aveva interrotto l’azione e aveva scagliato il pallone contro il settore dello “Speroni” di Busto Arsizio dal quale provenivano quelle urla. Subito dopo, in segno di solidarietà con il compagno, il Milan decise di abbandonare il campo. Solo qualche giorno dopo, il 9 gennaio 2013, l’Osservatorio del Viminale prese dei provvedimenti e stabilì che, in presenza di segnali di razzismo, intolleranza o antisemitismo durante le partite di calcio, l’arbitro ha la facoltà di segnalare il fatto al dirigente del servizio di ordine pubblico il quale può prendere la decisione di sospendere il match.
Un segnale forte contro il razzismo negli stadi è stato lanciato; quanto sia stato e sia efficace è ancora da provare.

L.P.