“Se non fossimo arrivati io e il mio gruppo, il Varese avrebbe chiuso i battenti molto prima”. Sono queste le schiette parole di Antonino Imborgia, ex vicepresidente biancorosso arrivato in corsa e andato via prima del termine della stagione, che commenta così la situazione della società che oramai non esiste più. “Gli unici pagamenti regolari che nella scorsa stagione il Varese è riuscito a fare sono stati fatti con noi e uno con Cassarà che ha messo i 170mila euro”.

Dunque per Imborgia la fine del club “era già annunciata e inevitabile, ma bisogna essere corretti – aggiunge -. Non si fallisce nel giro di due anni. I debiti non si fanno in una sola stagione e quelli del Varese non sono imputabili alla gestione Laurenza; la maggior parte sono stati fatti negli anni addietro. Laurenza ha ereditato una gestione non fatta bene. Non c’ero e non so i dettagli, ma i fatti dimostrano che non è stata oculata e attenta. Il buco era troppo, mancavano troppi soldi. Si parla di circa 12 milioni di euro. Il Varese non era una squadra che doveva comprare o ingaggiare giocatori, semmai li doveva vendere. Nulla da dire sotto il profilo sportivo, ma la serie A si è sfiorata proprio perché si è speso troppo; si sono costruite squadre al di sopra delle possibilità. Fore era meglio giocare i playout tutti gli anni, ma restando vivi”.

Sull’ultimo anno commenta: “Nessuno si deve sentire senza colpe, compreso io che non sarei dovuto venire a Varese. Non c’entravo niente e sono parte lesa. Non ho partecipato al disastro, ma ne sono stato vittima. E per di più sono stato anche insultato. Mi sono state fatte promesse non mantenute, date informazioni non veritiere e sono stato tradito dalle persone. Colpa mia che dovevo capirlo da subito. Nel Varese c’era un’assoluta confusione dei ruoli. Il mercato?  La credibilità è il primo acquisto da fare e se non ce l’hai difficilmente puoi comprare i giocatori. Mi ha deluso anche lo spogliatoio; non ho trovato un gruppo disposto a tutto e non sono riuscito a cambiare certi atteggiamenti sbagliati. La soluzione per Varese? Fare tabula rasa. Cambiare tutto e tutti, e ripartire. Penso possa farcela dalla Serie D”.

Elisa Cascioli