Dove eravamo rimasti? Ah già, al rovescio di Palazzo Gilardoni che rispondeva al dritto di Pietro Vavassori. Un colpo non risolutivo che ha avuto comunque il merito di rispedire la palla nel campo del patron. L’ennesimo scambio giocato in un doppio misto dove da una parte della rete ci sono l’amministrazione comunale e (ovviamente) Patrizia Testa e dall’altra (neanche a dirlo) il solo numero uno di via Cà Bianca.

In buona sostanza, quanto accaduto ieri (e quanto accadrà nei prossimi giorni) suscita inevitabilmente alcune riflessioni che buttiamo giù in ordine sparso:
– tra Vavassori e la politica bustocca non c’è mai stato (e mai ci sarà) del feeling;
– qualcuno (fate voi) in questa trattativa ha giocato a nascondino;
– le condizioni di Vavassori (fino a ieri) assomigliavano a quelle proposte ai Proci da Penelope;
– la convenzione per i campi è una carta che l’amministrazione comunale ha provato a giocarsi fino in fondo;
Testa & Friends la Pro Patria la vogliono per davvero;
– chi abbia iscritto il club alla Serie D, in fondo, è solo un dettaglio;
– la temporanea convivenza  (seppur ricca di controindicazioni) è l’unica soluzione possibile;
– se il prossimo DS biancoblu sarà Alessandro Merlin, la scelta potrebbe già essere frutto di un compromesso;
– a Busto ormai da anni la guerra tra testate ha la Pro Patria come campo di battaglia.

In realtà, ce ne sarebbero delle altre ma ci limitiamo al minimo sindacale. Che lascia in ogni caso aperta la via maestra alla soluzione della bad company ipotizzata qui ieri per traghettare il passato vavassoriano nel futuro testiano. Di fatto, la gestione al 30 giugno verrebbe sigillata lontano da sguardi indiscreti lasciando campo libero agli acquirenti per una cessione dilazionata nel tempo. E proprio sulla tempistica (e sulla mano libera nelle scelte tecniche) si sta giocando l’ultimo set del match tigrotto.

Giovanni Castiglioni