Va bene il 4-4-2. Può passare anche il famoso “Albero di Natale”. Vanno bene pure le diagonali e le ripetute in salite amate dai preparatori atletici e ovviamente detestate dalla maggior parte dei calciatori. Va bene, in sintesi, ogni cosa che si può fare sul rettangolo verde, ma i tifosi devono sapere che le squadre vincenti si costruiscono quando tutte le componenti della società si muovono in maniera sinfonica dentro e fuori dal campo. Naturalmente è così anche al Varese 1910 che, accanto a mister Maran e al suo staff, posiziona un'altra “squadra” con la stessa importanza formata dal Direttore Enzo Montemurro, dal Direttore Sportivo Mauro Milanese e dal Segretario Generale Giuseppe D'Aniello, una “new entry” nel team biancorosso. D'Aniello, 36 anni in scadenza il prossimo mese di maggio, è al Varese dal giugno 2011, quando cioè prese il posto di Dibrogni, trasferitosi a Palermo insieme a Sean Sogliano.

D'Aniello rappresenta il prototipo perfetto di ciò che dovrebbe essere il moderno Segretario di una società di calcio di alto livello. Non più un oscuro “travet” che, con qualche nozione di ragioneria, libri contabili, paghe e contributi si muove dietro la scrivania, ma un professionista, spesso laureato (D'Aniello lo è in Giurisprudenza), con solide nozioni di diritto ed economia internazionali che lavorando in equipe è in grado di affiancare, sostenere e consigliare chi, di volta in volta, si occupa della gestione amministrativa e tecnica.  
“Direi che la presentazione fatta in premessa è abbastanza completa e certamente fotografa le attività riguardano il mio ruolo che, nel corso degli anni, si sono moltiplicate, diventando davvero tantissime, variegate, disparate e abbracciano a 360° gradi la vita di una società di calcio”.

Quanto disparate?
“Dalla A alla Z. Nell'attività quotidiana posso passare da attività che hanno caratteristiche tecniche ad altre che hanno un taglio decisamente più umano. Per fare un esempio calzante: si può andare dalla formulazione del nostro ormai famoso Contratto col Codice Etico – quindi un qualcosa di grande rigore professionale -, all'avere di fronte a me un calciatore che, vedendomi come un fratello maggiore, magari mi chiede un consiglio o un supporto anche per vicende delicate della sua vita privata. Un aspetto, quest'ultimo, molto gratificante”.

Spassionatamente: da dietro la scrivania come vedi il rush finale della stagione?
“Mi sento di fare una sola considerazione: siamo pronti! Le nostre due squadre, quella tecnica e quella dirigenziale, si stanno muovendo benissimo e con grande affiatamento sul campo e fuori. Ci sono entusiasmo e la voglia di centrare il bersaglio grosso, conservando però l'umiltà e la genuinità che contraddistinguono l'ambiente del Varese. Insomma, tutti stiamo remando in una direzione e spingeremo al massimo per cambiare il nostro futuro declinandolo con una frase: vogliamo essere da serie A”. 

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