Potete rileggere la lista dei deferimenti quanto volete, ma il nome della Pro Patria non riuscirete a trovarlo. Andiamo, uno dei club simbolo dell’ultimo scandalo scommesse ignorato dal Procuratore Federale Palazzi? Proprio così. Il prossimo 9 agosto, quando si dovrebbe celebrare il primo atto del processo sportivo scaturito dall’inchiesta Dirty Soccer, la società di via Cà Bianca non sarà sul banco degli imputati. Merito della complessità della materia e di quell’autentico Principe del Foro (Italico) dell’avvocato Cesare Di Cintio, cui è riuscita l’audace impresa di dimostrare in sede preliminare come gli oscuri maneggi del governo ombra fossero completamente estranei alla legittima proprietà tigrotta.

Quindi nessuna “responsabilità diretta” e nessun rischio di ulteriore retrocessione. In realtà, non esattamente una sorpresa visto che anche su queste colonne, già lo scorso 26 maggio, anticipavamo questo epilogo. La sorpresa è, semmai, che la “responsabilità oggettiva”, cui la Pro Patria difficilmente potrà sottrarsi, verrà presumibilmente scorporata dalla prima fase processuale.

Di fatto, un’inchiesta spacchettata in due tronconi. All’ingrosso: giudizio immediato per tesserati e società deferiti per “responsabilità diretta” e rinvio delle posizioni relative alla sola “responsabilità oggettiva” a stagione in corso. Cosa cambia? Il mondo, perchè allora i campionati avranno ormai preso il via e le penalizzazioni non potranno che essere inflitte alla nuova stagione. Un vero e proprio saldo che riduce a qualche graffio le possibili conseguenze dell’immane polverone alzatosi sullo “Speroni”. L’uovo di Colombo che fa recuperare la verginità sportiva. Certo, rimane l’incalcolabile danno di immagine per 96 anni di storia violentati in mondovisione da una vicenda che mantiene comunque (è inutile negarlo) parecchi lati oscuri.

Ma il punto è un altro. E cioè che l’assenza dalla lista dei deferimenti ci restituisce, come detto, una Pro Patria immacolata e nuovamente in prima fila nella griglia dei potenziali ripescaggi in Lega Pro. O meglio, delle riammissioni d’ufficio visto che il termine per il deposito delle domande era fissato per il 27 luglio.
E qui torna in gioco Vavassori che avrà (nel caso in cui tutte le tessere del mosaico dovessero andare a loro posto), l’onere di accettare l’eventuale proposta di riammissione nella terza categoria professionistica. Lo farà? La logica direbbe di sì. Per orgoglio, per opportunità e perchè non avrebbe senso il contrario.
Di mezzo c’è sempre la signorina fidejussione la cui taglia si è però ridotta ad una small dopo il riconteggio a 400.000 euro. La convivenza con la Reggiana non dovrebbe invece essere un ostacolo visto che in mattinata Barilli ha ceduto l’84% della società granata al gruppo Mectiles. In consiglio d’amministrazione, però, in rappresentanza del patron, si siederà Ferrara. Quindi, almeno all’apparenza, nessuna bigamia.  Nell’intervallo del ritorno playout con il Lumezzane, Vavassori, sgranocchiando un ghiacciolo, sibilò: “Non retrocediamo!”. Sul campo aveva certamente torto. Fuori, potrebbe ancora aver ragione.

Giovanni Castiglioni