E’ stata una brutta caduta quella in cui è rimasto coinvolto lunedì Eugenio Alafaci, neoprofessionista varesino in forze al Team Leopard – Trek, durante la prima tappa del Giro di Padania. “Adesso sto abbastanza bene – ci rassicura Eugenio –, la cosa più fastidiosa sono gli undici punti in viso e la spalla lussata. Lunedì a 800 metri dello sprint finale ci siamo presi dentro in due corridori e sono caduto di faccia; gli sprint sono sempre pericolosi e quando piove i pericoli aumentano,ma sono stato abbastanza fortunato perché poteva andare molto peggio”.
Un’altra caduta aveva coinvolto Eugenio a Carnago il 23 agosto nel Gran Premio Industria Commercio Artigianato Carnaghese; quella volta ci furono meno conseguenze fisiche ma fu molto più amara da digerire: “Era la corsa di casa davanti a tanti amici e persone che mi vogliono bene: fino alla penultima curva avevo condotto una corsa perfetta, sempre sulle ruote per risparmiare le energie per poi giocarmi tutto negli ultimi metri, ma anche lì la fortuna non mi ha assistito e a 500 metri dal traguardo Pellizotti e Brambilla si sono toccati e sono caduti davanti a me e non ho potuto evitarli. C’è davvero rammarico per quel giorno perché volevo e potevo regalarmi un bellissimo risultato, ma purtroppo anche questo fa parte del ciclismo come nella vita: ci sono periodi in cui tutto gira e periodi in cui va tutto storto. A parte questo – aggiunge – è stata un’emozione immensa, mai provata: era la gara che ho sempre visto da spettatore, ricordo che da bambino andavo alla ricerca di una borraccia o di un autografo”.
Periodo sicuramente un po’ sfortunato all’interno di una stagione, la sua prima da professionista, di cui non si può certo lamentare: “E’ stata ricca di bei risultati e belle soddisfazioni: tre secondi posti, tre terzi posti, una trentina i piazzamenti nei primi dieci. Tutto questo fino ai primi di agosto, poi cadute e imprevisti non mi hanno dato l’opportunità di esprimermi al meglio. E’ mancato solo il gradino più alto del podio ma non ho rimpianti, ho sempre tentato di gestire al meglio tutte le gare alle quali ho partecipato, come quando in una tappa del Tour de Loir Et Cher in Francia eravamo rimasti in quattro a giocarci la vittoria e ho bucato all’ultimo chilometro. Era troppo tardi per fermarsi e cambiare la ruota, quindi feci la volata lo stesso e arrivai secondo per un soffio; se non avessi bucato sarebbe stata una bellissima vittoria”.
Tanti i chilometri nella gambe, le coppe sulla mensola e le aspirazioni nel cassetto per questo ventiduenne che, dall’età di otto anni, ha cominciato a pedalare per il Gruppo Sportivo San Pietro e sognava di fare della bicicletta il suo mestiere: “La vita da professionista è davvero bella; fare della tua passione più grande il tuo lavoro è la cosa più soddisfacente che possa augurare. Certo non è tutto rose e fiori, è anche una vita di grandi sacrifici e momenti bui in cui i problemi sembrano colpire solo te, ma tutto viene ripagato quando metti il numero sulla schiena e fai grandi risultati o quando vedi la gente che ti chiede un autografo o una foto”.
Il passaggio alla massima categoria è stato un grande traguardo che segna l’inizio di una nuova avventura; qual è adesso il tuo sogno nel cassetto? “Sicuramente quello di diventare un corridore di spessore, fare il grande salto di qualità, vincere una Parigi-Roubaix o un Giro delle Fiandre sarebbe il massimo, ma e meglio stare con i piedi per terra e cercare di lavorare duro perché per realizzare questi sogni c’è solo bisogno di tanta fatica e impegno ed e quello che metterò. Quest’anno alla Leopard ho trovato una squadra fantastica con una persona come Adriano Baffi che mi ha fatto crescere molto e che dà il massimo per noi ragazzi, per crescere bene ciclisticamente penso di aver trovato la strada giusta”.
Parlando del futuro, quando potremo rivederti in sella? “Ora i medici mi hanno dato almeno dieci giorni di riposo assoluto per poi valutare la situazione della spalla tra sette giorni; non nego però non vedo l’ora di tornare sui pedali è lo farò appena mi sarà possibile. Il 14 settembre c’è una corsa in Belgio e non intendo mancare; poi farò ancora tre gare, sempre in Belgio, e il primi di ottobre finirei la stagione…siamo dunque alle ultime competizioni e spero di riprendermi per ben figurare ma mi ritengo molto soddisfatto di questo primo anno da professionista”.

Annalisa Gianoli